Luciana Matarese |
Acqua, aria, fuoco e terra. I quattro elementi, a Napoli e in Campania, sono contaminati dalla mano dell’uomo, spesso armata dalla criminalità organizzata. Una catastrofe silenziosa alimentata dall’omertà di quanti – politici, amministratori, funzionari, talvolta persino magistrati – sanno e scelgono di tacere, stare a guardare o, nel peggiore dei casi, contribuire al disastro. Da trent’anni in questa parte d’Italia la questione ambientale è sinonimo di emergenza, segnata da scandali continui, in nome del potere e del profitto. E dunque la tragedia, annunciata eppure tanto a lungo ignorata, della Terra dei Fuochi, ma anche il dramma dell’ex Isochimica, la Eternit del Sud, ieri fabbrica della morte, oggi bomba di amianto piantata nel cuore di Avellino. E ancora, l’ex Italsider di Bagnoli e la valle del Sarno, non a caso ribattezzata il “pentagono della morte” per i numerosi casi di cancro e malformazioni tra gli abitanti della zona. Un viaggio nella fabbrica degli scandali campani, raccontati attraverso documenti inediti, atti giudiziari, testimonianze esclusive. Cartoline dall’inferno in una terra violentata, dove in nome del lavoro a volte si rischia anche la vita.
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