di Claudia Esposito
Sorrento - "Chiudete le luci, la luce è lui". In un teatro Armida che diventa di colpo nero come la notte, Tullio De Piscopo omaggia così l'amico fraterno Pino Daniele all'inizio dello spettacolo "Ritmo e passione", appuntamento conclusivo del Sorrento Jazz Festival, tenutosi ieri sera nell'ambito del programma "M'illumino d'inverno" promosso dall'amministrazione comunale sorrentina. Il 4 gennaio, però, non è un giorno come gli altri. È il primo anniversario della morte dell'amico fraterno e cantautore napoletano con cui Tullio ha diviso tanta vita e tanta carriera. Pino Daniele non c'è più ma è presente lo stesso. Nella musica, nell'aria, nella compagna Amanda Bonini seduta in prima fila, nelle canzoni, negli omaggi in musica di Joe Amoruso e della Nuova compagnia di canto popolare, nelle stringatissime, commosse, parole dello stesso Tullio dal palco: "Oggi è una data incredibile - ricorda - un anno fa la corsa disperata, tra il destino e la speranza, affinchè Pino potesse raggiungere in tempo il suo medico. Ma io devo cantare, devo parlare poco". Parte la musica. Lo stesso Tullio indica e si rivolge al cielo più e più volte come a voler trovare forza e ispirazione nell'amico che lo veglia e forse lo applaude da lassù, spettatore invisibile e silenzioso di un concerto dedicato a lui. Perchè si sa, lo spettacolo deve continuare.
Come dice lo stesso Tullio "Musica è vita, per questo ho detto ad Amanda che era in lacrime di venire anche lei a Sorrento con noi". Lo spettacolo è una cavalcata in musica di oltre due ore, più di 120 minuti tutti "ritmo e passione", rosso passione. Rosso come il colore della bacchette luminose che fendono l'aria nel buio e che preannunciano la presenza di Tullio sul palco dopo il suono della cornamusa che dà ufficialmente il via allo spettacolo. Rosso come il sangue, quello caliente, quello partenopeo, che esce fuori nei ritmi e nelle contaminazioni di un artista che ha festeggia 50 anni di carriera partendo, come dice lui stesso, "da una batteria comprata con le cambiali". Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti, come testimoniato dal triplo cd antologico "Cinquanta. Musica senza padrone - 1965/2015" prodotto di recente dalla Warner. Una carriera tra pop e jazz, che spesso e volentieri ha incrociato altri grandi nomi della musica: non solo Pino Daniele, ma anche Mina, Franco Battiato, Fabrizio De Andrè, Edoardo Bennato, James Senese, Tony Esposito, Adriano Celentano, Enzo Jannacci, Ornella Vanoni, Iva Zanicchi, Mino Reitano, Toto Cutugno, Roberto Vecchioni, Giorgio Gaber, Pino Donaggio, Domenico Modugno, i New Trolls, Astor Piazzolla. Brani conosciuti e amati dal pubblico, quel pubblico che ne segue incantato il ritmo travolgente per poi esplodere sulle inconfondibili note di "Andamento lento". Un tormentone che Tullio, scherzando con la platea, presenta come "un brano inedito" e che sarà poi bissato per la gioia di presenti. Ma gli inediti, scherzi a parte, ci sono realmente, sia nel triplo cd che nello spettacolo. Su tutti uno, "Destino e speranza", la canzone che Tullio ha dedicato a Pino Daniele. "Quella speranza - dice Tullio dal palco - che per qualcuno è poco, per altri è tutto". Già la speranza. Quella che ha animato l'ultima corsa in ospedale di Pino Daniele per raggiungere il suo medico. Una corsa, quella di un anno fa, purtroppo vana. Ma la sera e la musica allontanano un attimo lo straziante ricordo di quell'ultimo, disperato, viaggio. Pino c'è. "Chiudete le luci, la luce è lui".
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