di Federica Porzio
Vico Equense - Antonio Breglia, giovane cantautore di Vico
Equense, nel cuore della penisola Sorrentina,
ritorna sul panorama musicale rinnovato e carico
d’entusiasmo. È il suo nuovo singolo “Via da qui”,
che anticipa il terzo album, a segnare la sua
ricomparsa. Il brano rappresenta l’ennesimo
fotogramma di una realtà vissuta in ogni sua
sfumatura, con contraddizioni, gioie e tormenti.
Il singolo sarà lanciato e promosso dalla casa
discografica Resisto (Ferrara), la stessa che si è
precedentemente impegnata nella distribuzione
digitale di “In un momento essere”. Ad affiancare
il lavoro di Breglia è Raffaele Cuomo, chitarrista
con cui ha avuto altre collaborazioni in passato.
L’idea, spiega, è nata da due linee guida
fondamentali: la complicità necessaria con i
musicisti con cui si lavora e il desiderio di arrivare
ad una musica nuda e cruda anche in studio
“come se stessi suonando nel mio salotto”.
Il pensiero di abbandonare il mixaggio
elettronico, rende di questo singolo qualcosa di
molto vicino alla musica live. Come nei lavori
precedenti è Angelo Coppola a curare la
registrazione e il lavoro in studio. New entry è,
invece, Adriano Gorgoni, occupandosi delle
sessioni fotografiche e della grafica del disco.
Chi ha già avuto la fortuna di ascoltare “Via da
qui” si è scontrato nell’immediatezza delle
emozioni che trasmette. Come l’autore stesso
dice “L’ho scritta e quando l’abbiamo suonata la
prima volta con l’intreccio delle nostre chitarre,
l’ho sentita subito mia nel profondo”.
E si sente:
spoglia e non banale, viva e vegeta nel cuore
dell’ascoltatore. Si può quasi toccare con mano il
divario tra la strofa, in cui ci si trova di fronte a
sprazzi di vita reale e non sempre ben vissuta
(“…quanto tempo sprecato, un po senza
peccato…”, “…ogni volta è diverso in un sogno
rincorso…”) e l’inciso, in cui è evidente il cambio
di prospettiva e la necessità di trovare un rifugio
dove tutto ciò che non va come dovrebbe
nell’ordinario, può diventare straordinario ed
essere spunto di riflessione (“…stringimi le mani
come non ci fosse un domani…”, “…voglio
perdermi come non ci fosse domani…”).
La perdita è vista positivamente: perdersi per
ritrovarsi nelle piccole cose, quelle semplici,
quelle vere. Chi non ha mai provato ad
aggrapparsi a qualcosa o qualcuno per distaccarsi
dal quotidiano e sentirsi liberi di volare?
E se la soluzione potesse essere in una canzone?
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