di Filomena Baratto
Vico Equense - In un mio precedente articolo, in un commento al post, in cui parlavo della droga a Vico, mi fu posta la domanda, “Perché non drogarsi”. Mi è stata posta quasi a mo’ di sfida per dire che alla droga non ci sono alternative e per affermare, ancora una volta, che la vita non offre motivi per farsi amare. Non ho la presunzione di avere la soluzione al problema, cerco solo di analizzare la domanda. Chi assume droga lo fa per avere sensazioni forti, evadere, sfuggire alla realtà. La droga fa “sballare”. Ed è proprio su questo termine che voglio soffermarmi. Sballare significa “liberare dall’imballaggio”, ma anche “guastare”, far diventare una cosa, un’altra, non essere più quella di prima. In un’altra accezione significa oltrepassare, andare oltre, ma anche essere in uno stato di eccitazione e non da ultimo può significare “sbagliare”. La droga agisce su di noi alterando la nostra normalità e quel grammo di “felicità”, forzata aggiungerei, ci dà l’illusione necessaria per tirare avanti, ma non certamente per vivere. Agisce sulla mente e nel fisico, modificando la nostra sfera percettiva, facendoci credere di aver trovato un piccolo paradiso artificiale, dove tutto è roseo, ma se ci inoltriamo, vediamo fiori fittizi, montagne rugose, colori sbiaditi, nuvole di stoppa, ruscelli di un’ibrida acqua…
Tutto quello a cui non diamo vita noi, non nasce dalla nostra testa e con le nostre mani, il nostro cuore, non avrà mai il sapore di una conquista o di una gioia, di una felicità. La gioia è una soddisfazione, un’emozione momentanea, ma nel suo antico significato aveva il valore di unione tra ciò che è terreno e ciò che è divino. La felicità è uno stato di serenità che si instaura in noi quando riusciamo a dare soluzioni, a risolvere le nostre insoddisfazioni, bisogni, esigenze, avendo valore di benessere, intendendo le cose che intorno ci fanno stare bene. Con l’assunzione di droga si dovrebbe tendere alla gioia, visto che la felicità, intesa come benessere più materiale, manca dal momento che una dose di droga costa una cifra. E se penso che dopo un po’, al malessere della sopraggiunta infelicità per quello che mi è costato, io non ci guadagno nessuna gioia, non sono legato a nessuna parte divina, nessuna volta celeste, ma sprofondo per essere ritornato al punto di partenza, alla realtà, si capisce come la droga non è altro che un bluff. Per non parlare dei suoi effetti devastanti con un’assunzione continua, giungendo a reazioni opposte a quelle per cui la si assume: tristezza e depressione. E’ vista come una madre che accoglie e ripara, ristora fisicamente e mentalmente dando l’impressione di prendersi cura di noi, per poi comportarsi da matrigna. Nella droga ci cercano tutte le risposte, ma non fa altro che azzerare le domande, annebbiare, procrastinare i problemi, ingabbiare, senza contare i pericoli che ne derivano con un’assunzione continua. Tutti possiamo essere fruitori di droga anche se la fascia più colpita è comunque quella dei giovani. Ci sono quelli che, per il benessere in cui vivono, assumono droga per noia e chi, invece, pur non potendoselo permettere, l’assume per allontanarsi dai problemi. La droga annulla le disparità, le differenze, toglie la noia agli uni e dà sogni agli altri, sempre nella precarietà. E cosa c’è di meglio oggi che non fondarsi su niente e vivere a piccoli sorsi, dell’hic et nunc, di questo io bloccato dalla stessa vita e che invece di adoperarsi non dà alcuna soluzione ai problemi. L’unica leggerezza che dà la droga è quella della tasca, lasciando poi tutto com’era, cambiandoci i connotati fisici e mentali per poi renderci pessimisti, vittime del nostro circolo vizioso, facendo in modo che la noia, l’indifferenza, la voglia di parcheggiare in un limbo per non pensare e delegare, e incolpare, e inveire, restino.
Non è facile uscire dalla sua morsa, ma dobbiamo provarci, e se siamo tentati di assumerla, sapere a cosa andiamo incontro e fermarci. A volte la vita può far paura ma la droga non è fuori dalla vita, e anche di lei bisogna aver paura.
Questo è il dilemma di ciascuno nella sua solitudine, ma uniti si supera, siamo nati per stare insieme, il singolo da solo avrebbe poche speranze di vita, lo diceva anche Aristotele, “l’uomo è un animale sociale” e aveva ragione.
Insieme significa che ciascuno col suo ruolo, col suo impegno, con la sua esperienza, deve aiutare l’altro. Ciascuno impara dall’altro con gli esempi e ognuno diventa modello di vita per l’altro. I genitori in quest’ambito sono i primi educatori e la loro attività principale è quella di rendere i figli autonomi. A volte si cade nell’errore o di fare le cose al posto loro per credere di essere insostituibili, o di essere indifferenti ai problemi dei figli credendo siano capaci di affrontare ogni esperienza da soli. I giovani devono sapere che non c’è niente di più bello che mettersi alla prova e costruire successi, ma anche sconfitte. Ci sono sconfitte che servono per i successi e successi che sono solo l’anticamera di altri. Fare progetti per la vita può essere una droga molto più convincente, dare la nostra presenza e aiuto agli altri, vale molto più della necessità di bucarsi o sniffare. Imparare con lo studio e dall’esperienza degli altri è crearsi uno strumento infallibile per capire da che parte andare e per fortificarsi, un potere più forte e duraturo di quello dato con una dose di “felicità” fittizia.
E’ come salire verso una vetta, e se ai primi scalini siamo già così stanchi e depressi, affranti e pessimisti, vuol dire che non ci prefiggiamo nessuna meta, non abbiamo nessun progetto e la noia ci sovrasta.
A chi mi chiedeva perché non drogarsi, rispondo che ci sono tanti validi motivi per non farlo e tra questi quello di essere padroni della nostra vita e non metterla in mano a nessuno. La droga non solo addormenta la nostra coscienza, ma la rammollisce. Date vita al vostro entusiasmo, quello più vero, imparate a gestire le vostre emozioni e siate cocchieri dei vostri sentimenti, raccogliete le cose belle della vita, come un sorriso, un‘amicizia, una persona che ci fa star bene. Esercitate i sentimenti, provate anche rabbia, avversione, ma non dimenticate la dolcezza, la compassione, l’emozione, imparate a condividere, a soffrire per una causa, e perfino la tristezza ci insegna tante cose. Se non vi eserciterete a tutti questi stati, queste agitazioni, queste tensioni, non capirete mai le cose fino in fondo. Non vorrei mai addormentarmi con una polverina stando sveglia, ma sempre sognare ad occhi aperti. I sogni sono vita. Bisogna esercitarsi con i nostri sogni, droga pura e non acquistarne da fuori, come un nemico che viene a combatterci a casa nostra. La più bella droga è nel cervello, non lo addormentate.
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