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domenica 3 aprile 2016

Riflettere sull’autismo

di Filomena Baratto 

Vico Equense - Oggi si parla tanto di autismo, a livello scientifico e non, e si cercano le cause. A prescindere dal fatto che la normalità è un parametro difficile da stabilire, visto che posso avere un quoziente intellettivo alto ed essere un killer, o averne poco ed essere un genio e in questo caso nemmeno sarei normale. Questo preambolo per dire che ho lavorato con molti ragazzi autistici e devo dire che mi hanno insegnato tutto quello che non si può con la normalità. Sono di una fragilità emozionante così come emozionante è il loro codice per capire la vita e gli altri. Ne ricordo due in particolare tra i miei alunni, mi è rimasto il loro sguardo quando guardandomi aspettavano un cenno di affetto da me ed io, normale, non riuscivo a capire, tra le tante possibilità che avevo, perchè normale, come farmi capire. In quel caso pur capendo ero io l'anormale, loro molto più affettuosi e cari di me che cercavo di capire, interpretare e agire. A volte non è prioritario capire tutto e in modo dettagliato, molte volte non è nemmeno richiesto. E' importante interagire, dare un segnale, un sorriso, una carezza, un bacio, un aiuto al momento e vedi che l'altro risponde, e che non ha bisogno di essere catalogato per normale o meno, ha solo un codice diverso dalla massa e non omologarsi agli altri non significa essere diverso, ma essere se stessi. Nella fretta della nostra vita lasciamo indietro chi non corre con noi, ma chi resta indietro non sempre è il diverso, può essere più normale di noi che non ci fermiamo a comprendere il suo linguaggio. Degli alunni avuti, che ricordo con affetto e anche nostalgia, ricordo i loro occhi dai quali volevo tirare fuori il loro mondo per crederlo più bello del mio. Ricordo anche i nostri silenzi a lavorare insieme, era un passaggio di emozioni anche senza parlare ed ero io a capire tante cose che, se non avessi avuto loro come alunni, da sola non avrei compreso. Voglio ringraziare questi ragazzi passati per la mia vita che mi hanno insegnato tanto e mentre eravamo insieme non li ho mai schedati come autistici, ma semplicemente come persone che avevano tanto da insegnarmi malgrado fossi io la loro insegnante.

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