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domenica 22 maggio 2016

La cucina di Snoopy

di Filomena Baratto

Vico Equense - Oggi, sul Corriere della sera, ho letto che da un po’ di tempo “ci abbuffano” di cucina, invece di parlare di politica, in cui siamo ignoranti se non svogliati. Preferiscono gonfiarci di cibo in tutte le salse per allontanarci dagli affari della res pubblica, una strategia per renderci indifferenti. Alla politica sopperiamo con la cucina, o tutt’al più parlando dei rischi dei vaccini (pag. 55 del Corriere della sera di oggi) privandoci di quei bei programmi di informazione che costituivano una ricca fonte di conoscenza. Ma è anche vero che ci piace cucinare e qui siamo maestri, siamo esigenti e le nostre cucine sono aperte a tutte le ore. Allora voglio sfidare la politica e l’arte culinaria e parlare di cucina nel periodo elettorale, facendo quattro chiacchiere ai fornelli, mettendo insieme l’una e l’altra. Quando cucino ho idee brillanti su tutto. Sarà che si apre lo stomaco, si affina la vista, le papille cominciano a gustare e il cervello, in attesa di assaggiare, fa capriole. Ecco perché lavora meglio. E davanti a una tavola imbandita riusciamo a fare anche seri discorsi politici. Per dirla alla Eduardo De Filippo: “Pe’ ncefà na chiacchierata addò nui simmo patrune, si nun song maccarune nun putimme accummincià”. Oggi a tavola è stato degno ortaggio di stagione lo zucchino, che si presta in mille modi. In napoletano i “cucuzzielli” , un po’ antagonisti delle melenzane per prestarsi a ricette simili. La sua morte è alla scapece. Questa ricetta arriva dalla Spagna dove si chiama “escabeche” ma l’etimologia risale forse all’antica Roma, dal nome ex Apicio, un gastronomo romano che per primo propose un ricettario classico in cui incluse le zucchine così fatte. Oggi ho sperimentato una ricetta con le zucchine, un’alternativa di “mare e monti”. Tra gli ingredienti: scialatielli, zucchine, un bel po’di alici, cozze, fiori di zucchine, formaggio, pepe. Il miglior piatto con le zucchine l’ho mangiato da Esterina a Nerano, facendomele amare alla stessa stregua delle melanzane. Ma da quando ne preparo di diversi, quello di Esterina è diventato troppo pesante per i miei gusti. Ho preparato le zucchine in padella, ben cotte, ma non bruciate.
 
A parte una manciate di cozze raccolte in una ciotola, mentre le alici, una volta spinate, le ho poste in un’altra padella, adagiate su olio e aglio, tutte ordinatamente appoggiate. Su questa distesa ho versato un altro filo d’olio, un altro aglio spremuto, prezzemolo e menta. Le ho lasciate sul fuoco per dieci minuti, coperte, solo in ultimo salate e messo un po’ di pepe. Ancora ho pulito un po’ di fiori di zucchine da buttare nell’acqua della pasta poco prima di scolarla. Appena pronti gli scialatielli, ben scolati, li ho versati nella padella con le zucchine, amalgamandoli bene. Poi ho aggiunto le cozze, in ultimo le alici, possibilmente a filetti, ancora un po’ di pepe e formaggio grattugiato, pecorino ma in mancanza anche altro. Ancora qualche minuto sul fuoco prima di spegnere. Mangiando mangiando abbiamo parlato di politica, di Pannella, di Renzi, di Boschi, dello studente. A fine piatto, forse più sazi, siamo passati a discutere su un alto articolo dal Mattino di oggi, notando che anche in famiglia le idee non collimano, figuriamoci fuori. Il Referendum a tavola con un “mare e monti alternativo” è stato sviscerato bene, ma le incertezze persistono, i dubbi anche. Il fatto è che la cucina da noi non è cosa di poco conto, ma seria, come la politica e per questo si coniugano bene. Mangiando si discute e si gusta e sono importanti sia l’una che l’altra. Così mentre la politica ci fa pensare e ci fa venire fame, la cucina ci coccola facendoci sentire tra le braccia di mammà.

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