di Filomena Baratto
Vico Equense - La mia non è una licenza, quella di chiamarla “caro”, è un affettuoso aggettivo che ci permettiamo, da queste parti, di dare alle persone a noi vicine, o per cortesia alle persone che non conosciamo ma che crediamo abbiano lo stesso piacere a comunicare con noi.
Questa è un’insolita lettera tra una vicana e un americano, forse tra una fan e il suo beniamino, non so nemmeno come definirla, so che vorrei dirle delle cose e lo faccio dalle pagine di questo giornale. Intanto la città di Vico Equense, non so se n’è accorto, è proprio niente male, gliela presento: è la bella porta d’ingresso alla penisola, che apre ai luoghi e alle persone che da queste parti sono speciali. La costa l’avrà vista dal mare, sicuramente, ma non può avere la vera dimensione se non mette piede al suolo e non può basarsi su quanto le raccontano gli altri, la verità è quella che vedono i nostri occhi. Ma la costa non è l’unica cosa, qui c’è aria, si respira aria in quantità nel senso che c’è ossigeno, in un mondo di anidride carbonica, qui c’è l’O2 puro dato dagli alberi, soprattutto noci e ulivi, il nostro forte, ma più su ci sono le conifere, alberi da bosco, e c’è anche un parco immenso, il monte Faito, un grande parco naturale con flora e fauna particolari, acqua di sorgente, frescura per ritemprarsi dopo le giornate di mare o solo per i silenzi che ci mettono in comunicazione con noi stessi. Non saranno le foreste americane, o i Gran Canyons, assomiglia più all’Olimpo, della vecchia Grecia dove si raccoglievano gli Dei.
Da lassù potrà vedere il Paradiso. Cos’altro posso presentarle, le spiagge, antiche, pittoresche, con tramonti, per cui i poeti sprecano parole su parole per descriverli, con porticcioli che ho visto in Cornovaglia, simili ai nostri, come St.Ives, Penzance, Truro, con squarci di panorami che, quando capitano davanti, ti tolgono ogni pensiero buio e ti fanno ringranziare Iddio di essere nato. La bellezza di Vico non è solo questa…lo so che la sto tediando, ma vorrei continuare, perché c’è dell’altro. Qui c’è la Villetta degli Innamorati, un posto dove solo ai bambini è concesso di chiacchierare, tutto il resto è avvolto nella luce degli occhi, qui parlano gli occhi, con sguardi ricchi di emozioni, siano essi i fidanzati, ma anche gli adulti, gli anziani, tutti hanno rispetto per questo luogo di giochi, di svaghi, di letture, di baci, di tramonti negli occhi, di ricordi che emergono dal mare e vengono a prenderti, di voli di gabbiani che disperdono con i loro echi anche le nostre tristezze, dei colori del cielo che vengono a coprirci soprattutto di sera, quando la notte ammanta il bel luogo. E forse avrà sentito parlare dell’Annunziata, la Chiesa della SS. Annunziata, famosa, per essere il logo che rappresenta l’Italia nel mondo e l’avrà sicuramente vista in qualche altro continente. Ma Vico non è tutta qui, intorno ci sono posti che scoprirli non è facile, noi glieli faremmo vedere come guide esperte a cominciare da Alberi, Arola, Preazzano, Ticciano, Moiano, Santa Maria del Castello, da dove, se ci affacciamo, vediamo la bella Positano dove forse lei preferisce andare. E ancora piccoli borghi e caseggiati come San Salvatore, Sant’Andrea, Bonea, Montechiaro. Non vorrei dire, ma visto che i cinque continenti sono stati da lei calpestati tutti, mi meraviglio come non abbia mai calpestato il suolo vicano. I vicani restano male a sapere che lei ama la nostra terra, la visita tutta e proprio il luogo dei suoi avi decide di non conoscerlo. O forse l’avrà fatto in incognito, sicuramente, o chissà, si preserva in un momento ben preciso. Anche se la conoscesse così bene per esserci venuto di notte, le cose alla luce del sole assumono una bellezza diversa per la partecipazione che ne deriverebbe. Anche qui si mangia da Dio, si beve da Re, ci sono dolci da favola. Ci terremmo a stringerle la mano. Se non altro per sapere cosa pensa, se ne è contento, se non gliene frega niente, se non sa che farsene rispetto ai suoi impegni mondiali, se è timido e pertanto non viene per non sentirsi a pieno dei nostri. I Vicani hanno il senso dell’ospitalità, dell’accoglienza, della generosità, della giovialità. Se viene, nessuno la farà annoiare, qui c’è gente allegra, che sa di esperienza, che lavora sodo, sempre. Se lei volesse mettere piede qui, solo per salutare, incontrerebbe gente affabile e cortese, che certamente da lei non vuole altro che conoscerla. Ma se lei, per qualsiasi motivo, avesse già deciso, dopo tanti inviti, di soprassedere e far passare la cosa come se proprio non fosse accaduta, non gliene vogliamo. Le cose più belle sono quelle che si fanno deliberatamente, forse si è sentito chiamato in causa e questo contrasta col suo stile di vita. Credo che un uomo di pubblico, conosciuto in tutto il mondo, non sappia che farsene di una Cittadinanza Onoraria, ma sicuramente per chi gliela ha offerta ha un grande valore. Prima ancora che eroi bisogna essere uomini e tutti gli uomini quando sono chiamati devono rispondere e andare. Devo credere che ci sia un impedimento, ma se questo impedimento è legato all’idea che questa cittadinanza abbia qualche scopo recondito, le posso sciogliere ogni dubbio. I Vicani sono fortemente legati alle radici e questo prestigio le è stato concesso solo in virtù di avere natali qui. Posso anche credere che abbia fatto voto per qualche personale motivo, a non ricevere la sua Cittadinanza Onoraria o ancora che si riserva in futuro di venirci, le mie sono solo illazioni sul caso e, forse, lei si divertirà anche a leggerle e si farà qualche risata, così vuol dire che non sono stata qui a rubarle tempo. Mi perdoni se posso sembrarle invadente e sfacciata, ma mi creda le ho scritto solo per essere una sua fan, una triste fan che mi fa ricordare i versi di Sad Eyes, o forse mi sta leggendo come se fossi una visionaria prendendomi per i versi della sua Dream baby dream, o forse tutto sommato il suo animo mi legge come i versi del suo River, triste per ricordare le origini dei suoi avi e stenta ad accettare per dover assorbire il tempo che passa e fare i conti con quello che ha perso e quello che si ritrova e per includere il ripercorrere la sua vita. Tenacemente lei afferma di essere Born in the USA, un manifesto per sentirsi americano, ed è vero…Ma le radici, possono trovarsi altrove e forse essere così profonde che le hanno permesso di raggiungere la vetta dove ora si trova. Io le chiedo solo un Human touch, una sensibilità che ha, che ha mostrato attraverso le sue canzoni e vorremmo poter vedere nei suoi occhi, che credo siano ancora Sad Eyes, occhi che hanno nel fondo la tristezza, come l’abbiamo un po’ tutti, per motivi vari, ma che diventa poi la palese consistenza della nostra umana condizione. E se così fosse, rispettiamo il suo volere anche se personalmente siamo dei No surrender e la speranza è in noi.
Ho messo “la scintilla a lei tocca il fuoco” per dirla con i versi della sua canzone e se decidesse di venire qui, avrei da chiederle di suonarmi Dancing in the dark solo con la chitarra, di sera, a un tavolo al Gran Caffè Zerilli, con la promessa di farle trovare una città silenziosa ma poi raccolta altrove a farle festa. Non mi dica che è solo un “dream”, i sogni sono la cosa più bella che ci resta in un mondo di guerre. Non lo deluda, d’altra parte se il mondo canta le sue canzoni lo devo anche ai sogni di persone che da qui si sono spostate per averne uno per il loro futuro. La vita è una ruota e gira e lei potrebbe ritornare a capire o respirare i sogni dei suoi avi.
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