Raffaele Lauro e Violetta Elvin |
Vico Equense - “Quando scrissi a mia madre nel 1951 che avevo lasciato Londra per stabilirmi a Vico Equense, lei mi rispose con un telegramma che giunse alle 23 in cui diceva che non lo riusciva a trovare sulle cartine”. Violetta Elvin, la grande danzatrice russa trasferitasi a Vico Equense per amore, ricorda così il suo approccio con la cittadina che sarebbe diventata la sua casa, il suo luogo del cuore per seguire l’amore di una vita, Fernando Savarese, lasciandosi alle spalle la danza e il palco del Bolshoi. Quel luogo sconosciuto, lontano e misterioso per la madre, sarebbe diventato per lei casa, un secondo amore dopo quello ancora vivissimo per il marito ormai deceduto. L’ avventurosa biografia della ballerina, divisa tra la dittatura stalinista, il trasferimento in Inghilterra e la sistemazione a Vico è narrata nel romanzo “Dance the love”, terzo volume della trilogia sorrentina scritta dal senatore Raffaele Lauro, edito dalla Golden Gate edizioni e presentato in anteprima nazionale nel corso di una serata evento all’interno del programma del “Social World Film Festival”. Location non casuale dell’evento, il sagrato della cattedrale della SS. Annunziata, scorcio tipico da cartolina e panorama caro alla protagonista e al marito scomparso.
Quella chiesa trecentesca che sovrasta il Golfo di Napoli, quel tratto di mare che, come dice lei “non è mai uguale”, quel lungomare partenopeo con le sue luci anche di notte che le sembra di toccare con le mani dalla finestra di casa. Violetta ha la voce rotta dalla commozione quando parla di Vico, ma soprattutto si commuove perché “sono state dette cose bellissime sulla mia storia che mi hanno lasciato senza fiato”. A lasciare senza fiato piuttosto è la sua storia, 93 anni costellati di aneddoti, episodi che la vedono protagonista insieme a grandi nomi del ‘900, quasi un secolo attraversati con una grazia, un portamento, una discrezione e una sobrietà che ancora oggi la contraddistinguono. Per ripercorrere questa vita straordinaria sono intervenuti il sindaco Andrea Buonocore, il direttore del “Social World Film Festival”, Giuseppe Alessio Nuzzo, i professori Salvatore Ferraro ed Angela Barba moderati dal giornalista Antonino Siniscalchi. A salutare la grande danzatrice russa anche i presentatori della kermesse del cinema sociale, Roberta Scardola e Yuri Napoli. “Questa serata – ha esordito Giuseppe Alessio Nuzzo – dimostra che la nostra mostra internazionale non è solo cinema, la settima arte, ma abbraccia anche l’arte più in generale, comprendendo in questo caso anche la danza e l’editoria”. “Violetta Elvin – ha continuato il professore Salvatore Ferraro – ha instaurato con Vico Equense un legame profondo dopo esservisi stabilita per amore e la stessa Città è in realtà la seconda protagonista del romanzo”. “Vico Equense – ha aggiunto la docente Angela Barba – rappresenta il terzo tempo della vita di questa donna straordinaria, il tempo dell’amore ma anche della discrezione, della vita dedicata alla famiglia. L’autore tratteggia questa biografia componendo un romanzo commovente e appassionante in cui si intuisce già dal titolo che i due poli sono l’amore e la danza. Un’opera che è molto di più di un romanzo, è una biografia romanzata, un romanzo storico che a tratti presenta anche inserti lirici”. “Violetta – è intervenuto il senatore Lauro – è una donna in cui al garbo si accompagna il rigore che viene dal modo della danza, una disciplina che in un Paese come l’Italia è quasi del tutto sconosciuto. Lei mi ha insegnato l’amore per la libertà. Libertà non solo dal regime stalinista ma libertà anche nel privato, nell’avere il coraggio di seguire il cuore. Quel cuore che racchiude un grande amore per Vico Equense, una terra come dice lei stessa che racchiude in pochi chilometri tutte le bellezze della natura, dal mare alla montagna. Un patrimonio da proteggere e difendere”.
Ancora bellissima elegante riservata innamorata del Suo ruolo di Sposa e Madre e della terra che l'accolse definita poeticamente "un pugno di Km che racchiude tutta
RispondiEliminala bellezza della natura ".Noi ex giovani Aequani (cosi ci piaceva definirci)non Sorrentini ne Napoletani ne Vicani forti della ns storia eravamo orgogliosi che un
Aequano avesse rapito una Musa dall'Olimpo,e qund'Ella raramente appariva in citta' Tanta Grazia ci incuteva il timore di sciupare con lo squardo tanta Bellezza, comprendevamo in quel momento le rime del Dante e del Petrarca alle loro Madonne forse,mi perdoni,ne eravamo innamorati un po' tutti. Grazie al Sen.Lauro ,al Pontaniano Prof. Ferraro (ex giovane Aequano anche Lui)e alla Prof/ssa Angela Barba
che con un acuta e puntigliosa relazione ha messo in luce tanti aspetti importanti a
noi ignoti e grazie a Lei Madame di Essere Entrata nella nostra storia.Gennaro Lauro