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sabato 9 luglio 2016

“La chiameremo vita” di Franco De Luca

Sorrento - Mercoledì 13 luglio, alle ore 20,00, tra i colori della mostra collettiva d’arte contemporanea “Artisti in MoviMente”, in corso dal 26 giugno al 17 luglio 2016, nel suggestivo scenario del Chiostro S.M. delle Grazie, in Piazza S. Antonino a Sorrento, fioriranno le parole, avverrà la presentazione del libro “La chiameremo vita”, di Franco De Luca, Tullio Pironti editore, a cura di Carlo Alfaro e Maria Grazia Santucci, con l’intervento di alcune tra le voci più interessanti dei poeti della Penisola sorrentina. La trama del libro si snoda, attraverso riuscitissimi flashback, tra passato e presente, in un intreccio di vite e di sentimenti che uniscono personaggi della Napoli odierna e personaggi del passato, abitanti a Roccaspina, nell’entroterra agricolo campano, due generazioni prima. Dunque, due parti e un epilogo, due spazi, due tempi solo apparentemente distanti, due storie in una, o meglio una storia nella storia, l’una più avvincente dell’altra, incastrate in uno schema complesso in cui il dopo e il prima si intersecano e si inseguono. Il protagonista, Antonio Sodano, vive la sua vita ordinaria di trentenne di oggi nella Napoli contemporanea, tra lavoro, aspirazioni e sentimenti, quando grazie a una zia cui è molto legato entra in possesso di un manoscritto redatto dal nonno, che con un salto nel passato ci riporta nell’epoca del maresciallo Antonio Attanasio e del suo paesino di provincia. Fino ad un finale inaspettato, spettacolare e rivelatore. L’autore ama visceralmente i luoghi che descrive, e si sente la sua identificazione con la sua terra, lo sguardo di amore e tenerezza, oltre alla descrizione dettagliata e partecipe. Il libro è stato definito una chiara e aperta dichiarazione di amore alla nostra terra, alla sua cultura, le sue tradizioni, i suoi valori, le sue eccellenze.
 
La prima parte della storia è ambientata nella Napoli dei tempi moderni, una Napoli metropolitana, in continuo movimento e trasformazione, magica e dolorosa, con la sua musica, le sue passioni e le sue contraddizioni. Ma, ad un tratto, il romanzo sembra interrompersi ed inizia un nuovo romanzo, catapultato, in una sorta di viaggio nel tempo, nelle antiche radici dei personaggi attuali, all’epoca dei loro antenati, collocati nell’entroterra campano, a Roccaspina. E’ come se, attraverso l’espediente del ritrovamento di un vecchio diario, di aprissero le pagine di un secondo struggente romanzo, dedicato alla storia dei nostri nonni, e le vite che hanno dato origine al nostro presente. Roccaspina è l’altro luogo del romanzo, un paesino nella campagna fertile e agricola, solcata da filari di viti. Fulcro del paese è il campanile, che viene dotato di un grande orologio provvisto di un ingegnoso meccanismo automatico per scandire le ore ed essere visibile da lontano. Per questo monumento cittadino nascono dispute tra il sindaco, l’orologiaio, i potenti locali e la gente comune. E dalla sua sommità, con un fragoroso scampanio notturno, il giovane Michele farà in modo che la popolazione si scuota dal torpore e prenda coscienza dei propri diritti.

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