Le combustioni producono polveri cancerogene e sono da evitare, soprattutto se incontrollate
Vico Equense - Il divieto di bruciare sterpaglie, ramaglie e vegetazione secca in genere, rimane spesso inascoltato. E noi tutti concediamo attenuanti a tutti i trasgressori, accampando scuse sulla tradizione millenaria e la fatica dei contadini. Una pratica antica, presente anche nel nostro territorio, per ripulire in modo “fai da te” i giardini delle proprie abitazioni. Non si tratta di una condotta del tutto esemplare se si considera il rischio di causare incendi, oltre al fatto che si finisce letteralmente per “affumicare” le abitazioni circostanti, causando non solo un notevole fastidio ma anche un danno rilevante alla salute degli propri vicini. Un comportamento che, secondo gli studi degli esperti, rappresenta una delle cause principali dell'innalzamento dei livelli delle polveri sottili nell'aria. La gente non sa che la combustione incontrollata di residui vegetali provoca diossine, benzene, monossido di carbonio, polveri sottili, in quantità molto preoccupanti. Che peggiora ulteriormente se sul rogo finiscono materiali plastici o altri rifiuti. Sulla questione è intervenuto Giuseppe Guida, commercialista di Massaquano: “L'aria della nostra penisola diviene irrespirabile in alcune ore del giorno, in particolare la mattina presto, perché i proprietari di giardini e contadini accendono sterpaglie e non solo.” Che cosa fare, per arginare questa malsana attività? “I sindaci della Penisola – dice Guida - possono riunirsi e invitare le autorità competenti, anche il Ministero dell'ambiente, a emettere un decreto che vieti nel modo più assoluto di accendere sterpaglie ecc., tali materiali vegetali possono diventare compost, con un minimo di sacrificio che la stessa autorità comunale può suggerire e controllare.”
IL problema è Anche la mancanza di controlli da parte degli enti interessati.abito a via Rispoli e qui bruciano sterpaglie h24.anche adesso ore 11.48 12-09-2016 stanno bruciando sterpaglie e l' aria e irrespirabile.
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