Capri - E’ durata tre giorni la raccolta delle olive che crescono lungo i pendii della frastagliata costa del versante nord anacaprese, piante rigogliose sparse tra i fortini di Pino, Mesola ed Orrico sino all’area sottostante l’albergo Caesar Augustus. Anche quest’anno i soci dell’Oro di Capri, l’associazione costituita nel 2014 che riunisce un gruppo di appassionati cultori della natura che intendono recuperare le antiche tradizioni capresi attraverso la coltivazione dell’olivo, sono riusciti ad ottenere un buon risultato nonostante una serie di avversità che si sono presentate inaspettate: a partire dal vento di scirocco che in quella zona dell’isola soffia con potenza, fino all’infestazione della mosca che è stata particolarmente virulenta ed attiva sin dal mese di giugno. Grazie all’utilizzo della trappola con insetticida biologico, gli olivicoltori sono riusciti ad arginare ed a limitare l’azione di questo insetto che è tra quelli più dannosi per gli alberi di olivo. La raccolta, che è stata leggermente anticipata rispetto alla data stabilita, a causa di tali problematiche, ha visto scendere in campo l’esperto di agraria Carlo Lelj Garolla coordinatore del progetto ed il presidente dell’Associazione Pierluigi della Femina. Un’operazione quest’anno risultata più complessa – spiegano gli esperti dell’Associazione – che però ha fatto sì che venisse raccolto un soddisfacente quantitativo di olive, particolarmente caratterizzate da un bouquet di sapori e fragranze molto intensi nel quale si riscontrano tutti i sentori delle piante della macchia mediterranea, in primis il mirto ed il rosmarino. Le olive raccolte nel corso della tre giorni di attività dei soci dell’Oro di Capri sono state poi trasportate nel frantoio della penisola sorrentina per essere sottoposte alla molitura e alla fase finale dell’imbottigliamento.
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