Tordigliano |
Vico Equense - In questi ultimi giorni di fine estate, sperando che la pioggia sia passeggera, non c’è cosa più bella che apprezzare il paesaggio della nostra terra, con le sue coste maestose. Cale, calette, gole, anfratti, spiaggette a forma di cava, fiordi, pietraie nascoste dalla macchia mediterranea ci invitano a vivere momenti di pace vicino al mare. Vico vanta una costa per tutti i gusti: Marina di Vico, l’antico bagno, con il suo tratto di spiaggia sabbiosa e l’attracco delle barche; Marina d’Aequa, con il porto più ampio e con lungo mare frequentato a tutte le ore. Entrambi i luoghi, di tradizione peschereccia, mi ricordano vagamente i piccoli centri della Cornovaglia come St.Ives. Plymounth, Penzance, Truro, con i loro porticcioli, i tramonti, i fiori, le stradine strette, il passeggio dei turisti lungo il mare e le botteghe dei pittori e degli artigiani. In verità quando stavo lì apprezzavo molto i nostri luoghi, unici, e pensavo che noi, pur avendo tanto, crediamo di non avere niente, solo per essere abituati a questi paesaggi che conosciamo come la nostra mamma. Ma Vico non finisce qui, la sua costa continua dall’altro lato della penisola scendendo verso Positano per la statale 163. Qui troviamo, nella parte orientale della penisola che prosegue per Salerno, Tordigliano. E’ questo un tratto di costa che sarebbe un peccato non visitare e non spenderci un pomeriggio facendo un bagno al calar del sole, quando i raggi ci avvolgono nell’acqua mentre alle nostre spalle ci sovrasta la costa alta e calcarea e prima ancora la montagna ricca di vegetazione. Questi paradisi, sono per pochi. Quante volte abbiamo fatto un bagno qui? Pochissime! Un bagno anche mattutino nella fredda, viva, chiara e ghiaccia acqua come metteva in versi il Poliziano nella sue “Stanze per la giostra”, nel momento in cui il sole ancora non si è consegnato al mare. Quale spettacolo migliore, quale posto più incantevole o quale luogo romantico può equiparare una costa così?
Tutto sommato si tratta solo di un tratto di costa, lontano dal centro e posto dall’altro lato del versante, ma un tratto spettacolare. Si sentono più che mai padroni del luogo i vecchi pescatori che qui hanno dimora e talvolta mal preservano il posto per cattive abitudini come quella di bruciare in spiaggia sterpaglie e gomme e resti di pesci alimentando fuochi per ore. Forse servirebbe una maggiore attenzione e migliore sorveglianza a proteggere la zona che fa parte della riserva marina di Punta Campanella. E sono sempre loro, i pescatori a custodire il luogo come un’isola incantata di cui conoscono ogni sasso, dove hanno abitudini e riti che si tramandano nel tempo, vivendo in simbiosi tra mare e terra. Come potrebbe splendere questo luogo se sempre loro, i pescatori, non avessero fatto in modo di immortalare scene che andrebbero messe in versi, dato vigore alla loro attività mantenendo sempre impegnate le giornate in tutte le stagioni. Vedo i colori pastello di barchette appoggiate accanto a vecchie torri che a stento emergono da qualche anfratto, con tanto di legni a mo’ di steccati, reti, lenze, contenitori dei pesci. Ci sono angoli che emergono come luoghi di un altro mondo, di tempi lontani fermati per sempre, che hanno dato a ciascuno dei ricordi. Affacciandoci dall’alto si vedono piccoli fermenti, spume di onde e correnti viaggiare nell’acqua trasparente. Tordigliano è una perla, luogo d’ispirazione, con scorci che vanno dipinti o come usciti da qualche tela. Luoghi ancora nascosti che godono di rinomanza anche grazie al fatto di non essere facilmente raggiungibili. Un luogo lontano dal centro ma così vicino per aspetti morfologici e scorci pittoreschi all’altro versante di appartenenza, Vico. Sulla spiaggia puoi trovare ancora reti e barche come una volta, colorate come i mattoncini dei bambini, torri e rocche come fortini di un tempo, scogliere nate solo per i gabbiani, vegetazione rigogliosa che scende fino all’acqua del mare. Dagli scogli guardando a riva mi passano in mente scene letterarie, non chiedetemene il motivo, mi ritorna Aci Trezza di Verga, I Malavoglia, l’isola de Il Conte di Montecristo, la pittura napoletana. Persino i ciuffi d’erba che escono dai sassi incastrati nella montagna fanno parte dello scenario. Non si crede che le cose siano disposte a caso, tutto è ordinato come se qualcuno avesse seguito un ordine. E al calar del sole ci si sente come Robinson Crusoe sull’isola deserta avvolta dal silenzio. Posti incantevoli, dove si può aspettare di vedere il più bel tramonto ammirando in lontananza l’orizzonte mentre il sole si spegne in un mare che nel frattempo è diventato un letto.
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