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giovedì 1 dicembre 2016

Scarichi abusivi e industriali, il Sarno ancora avvelenato

Fonte: Raffaele Cava da Il Mattino

Castellammare di Stabia - Scarichi abusivi, acque reflue da abitazioni private e aziende fanno impennare il tasso di inquinamento del fiume Sarno. A lanciare l'allarme sono gli attivisti di Legambiente Campania che hanno pubblicato il dossier 2016 sul corso d'acqua ancora tra i più inquinati d'Europa. I volontari dal pollice verde hanno reso pubblico l'esito delle analisi delle acque dopo l'attività di prelievo e campionamento effettuata la scorsa estate. Gli attivisti di Legambiente, con il circolo Valle del Sarno e la rete dei circoli del Bacino del Sarno, hanno effettuato nell'operazione Goletta del Sarno più di 20 prelievi di acqua in vari punti del fiume e nei diversi canali e torrenti che vi confluiscono dai comuni dell'agro-nocerino sarnese fino al Vesuviano e alla foce di Castellammare. I dati sono davvero allarmanti: la metà dei punti campionati lungo l'asta principale del Sarno presentano criticità e 1'80 percento dei campionamenti lungo canali e corsi secondari presenta livelli di inquinanti considerevoli. Il dossier mette in evidenza come gli scarichi di reflui incidano sul tasso di inquinamento delle acque, senza tralasciare la forte presenza di fertilizzanti e pesticidi. L'appello dei volontari di Legambiente va alla Regione Campania; è necessario completare i lavori alla rete fognaria e ai depuratori.
 
L'esempio lampante a Castellammare dove le acque del torrente Vernotico, dalla Valle dei Mulini di Gragnano, confluiscono in tre diversi rivoli che a loro volta sfociano nelle acque del litorale stabiese trasportando scarichi abusivi di case e aziende non collegate alla rete fognaria. Lo testimoniano anche diverse operazioni dei vigili urbani che, a corso De Gasperi, hanno individuato tre palazzi con decine di famiglie che scaricavano direttamente in mare le acque reflue. Qualche passo in avanti è stato fatto negli ultimi tempi, basti pensare allo sblocco dei fondi da parte di palazzo Santa Lucia per il collettore fognario (impianto Subì) che servirà Santa Maria La Carità, Pompei e Scafati, Ma c'è ancora tanto da fare: secondo il dossier il 55% della popolazione che risiede nell'area del Sarno non è servita da un depuratore, mentre il servizio di depurazione copre appena il 45% del carico inquinante. Ci sono comuni importanti come Pompei, Ottaviano, Poggiomarino, San Giuseppe Vesuviano, Striano, Terzigno, Corbara, San Valentino Torio, Sarno, Scafati, Boscoreale, Casola di Napoli, Santa Maria la Carità che non sono ancora serviti da nessun impianto di depurazione. Per diversi altri invece, il grado di copertura non supera il 60% (Sant'Antonio Abate, Castel San Giorgio, San Marzano sul Sarno, Castellammare di Stabia e Gragnano) e per altri resta comunque inferiore all'80% (Mercato Sanseverino, Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Sant'Egidio del Monte Albino, Siano, Torre Annunziata e Trecase). «Fermare i numerosi scarichi industriali e civili che ancora oggi inquinano il Sarno è sicuramente una delle priorità, come quella di procedere alla bonifica delle falde - ha detto Antonio Giannattasio (Segreteria Legambiente Campania) - Occorre però finalmente adottare in modo sistematico e trasversale di riqualificazione fluviale che orientino qualsiasi intervento in ambito fluviale, a partire dal Grande Progetto Sarno fino alle manutenzioni che avario titolo si realizzano».

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