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domenica 26 febbraio 2017

Margherita Candia, si cercano notizie

Vico Equense - Ci hanno chiesto di pubblicare la storia di Margherita Candia, che morì a Vico Equense il 25 maggio del 1942. “Si cercano notizie sulla sua vita. – ci dice Giovanni Russo - Se ci sono persone di Vico che ricordano della sua esistenza, ad esempio per essere figli/e delle compagne di scuola o delle persone a lei care. Oppure notizie sull'Istituto Santissima Trinità e Paradiso dove studiò e morì e se qualcuno conosce il luogo, nel cimitero di San Francesco, dove è sepolta, purtroppo la mamma e i fratelli sono morti e le cugine di Margherita non ricordano più dov'è la tomba.” Se avete notizie sulla giovane potete contattare tramite mail: lavocedelsanto@hotmail.it oppure giorusso83@hotmail.it

Serva di Dio Margherita Candia - La storia




di Padre Michele Giuliano e Giovanni Russo

Margherita, nata ad Afragola il 24 agosto del 1924, era figlia di Nicola Candia e Maria Ciaramella e crebbe in una famiglia profondamente cristiana, i genitori, infatti, erano Terziari francescani (il padre fu ministro della fraternità locale). All’età di otto mesi la piccola fu colpita da una grave dissenteria e rimase bloccata nello sviluppo dei movimenti e, in seguito, si ammalò per tre volte di bronco-polmonite riducendosi in fin di vita. Il padre Nicola chiamò quattro medici e tutti non gli lasciarono speranze di guarigione, con fiducia si rivolse al Taumaturgo di Padova venerato nel Santuario di Afragola ed ottenne una inspiegabile guarigione al suono delle campane del mezzogiorno del giorno successivo. All’età di quattro anni fu portata a Roma per una particolare udienza con il Papa, in quella occasione Sua Santità Pio XI benedicendola disse: “va a mangiare i tuoi buoni maccheroni e fatti Santa”. Dopo aver trascorso serenamente i primi anni di vita, e aver frequentato le elementari presso la scuola che le Suore Compassioniste Serve di Maria avevano nel suo paese natio, i familiari, quando aveva tredici anni, decisero di affidarla alle cure delle Suore d’Ivrea dell’Istituto SS. Trinità e Paradiso di Vico Equense. Desiderava imitare l’esempio dei genitori e seguire l’ideale francescano ma la mamma ritenendo non potesse partecipare con frequenza alle adunanze del sodalizio preferì che s’iscrivesse all’Azione Cattolica Femminile del collegio. La sua vita non si espresse in doni straordinari ma fu esempio di ubbidienza e sacrificio ed era dotata di squisita sensibilità e delicata comprensione. Nel corso dell’ultimo anno scolastico, con le altre educande e le suore, si recò, nei primi mesi del 1942, presso un ospedale militare e, sconvolta dall’aver visto e conosciuto un ufficiale che in guerra aveva perso braccia e gambe, iniziò a meditare sulla sofferenza. In quei giorni la sentirono affermare: “se il Signore mi dicesse che farebbe finire la guerra ora e tornare la pace nelle famiglie, a condizione che io morissi, risponderei eccomi qui, sono pronta, prendimi anche in questo istante!”. Dopo alcuni giorni, il 25 maggio del 1942, inspiegabilmente le sue condizioni di salute si aggravarono, raggiunta dalla mamma le riferì che aveva promesso a Gesù Crocifisso altre tre ore di sofferenza in ricordo delle ore di Agonia che ebbe sulla Croce e aggiunse: “Mammina tu sarai sola a soffrire, mentre tante mamme godranno”. Trascorse queste ultime ore pregando, con lo sguardo rivolto al Crocifisso e alla Madonnina di Lourdes che aveva al suo capezzale, e affidandosi al Taumaturgo di Afragola che l’aveva protetta fin da piccola. Prima di addormentarsi nel bacio del Signore per tre volte aveva invocato: “Regina Pacis ora pro nobis”. L’orologio dell’educandato martellava undici rintocchi (erano le 23 di sera), questa giovane che non aveva ancora compiuto i diciotto anni lasciava il mondo con il volto roseo e sorridente, velato da un pallido candore, e il corpo emanava un sottile odore di fiori. Ai suoi funerali partecipò tutta la cittadina di Vico Equense che la pianse come martire di carità, le Suore d’Ivrea, contrariamente a quanto chiesto dalla giovane prima di morire, non vollero separarsi da lei e ottennero che i suoi piccoli e fragili resti riposassero, tra le altre consorelle, nel cimitero di Vico Equense.

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