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mercoledì 22 marzo 2017

Terremoto del Centro Italia. Lo scrittore Raffaele Lauro scrive una ballata di solidarietà

Raffaele Lauro
Sorrento - Richiesto insistentemente da amici marchigiani di scrivere delle parole di solidarietà per i terremotati del Centro Italia e di augurio per la rinascita delle Marche, dell’Umbria e dell’Abruzzo, lo scrittore Raffaele Lauro ha pubblicato stamane sul suo sito (www.raffaelelauro.it), il testo di una ballata, dal titolo “La ballata di Mitì”, che sarà musicata dai maestri maceratesi, Giuliano Cardella e Paolo Della Mora. La ballata è liberamente ispirata ad una leggenda della costiera adriatica, precisamente di Ancona, riguardante una bellissima ragazza di paese, di nome Mitì, figlia di un pescatore. Mitì, avendo sognato l’uomo (lo sposo più bello) della sua vita, un meraviglioso principe, il quale sarebbe arrivato, per sposarla, dal mare, rifiutava tutte le numerose offerte di matrimonio dei giovani del paese, che restavano ammaliati dal suo canto melodioso: dal suo canto d’amore. Mitì se ne stava tutto il giorno, dall’alba al tramonto, sopra un promontorio, sul mare, cantando e scrutando l’orizzonte, in attesa dell’arrivo del principe. Passavano i giorni, passavano gli anni, Mitì era fiduciosa che l’uomo sognato sarebbe arrivato, e l’avrebbe chiesta in sposa. E cantava, continuava a cantare. Un bellissimo ragazzo, il presunto principe, finalmente, era arrivato su una barca e lei, esplosa di gioia, lo aveva accolto come la futura sposa. In realtà, il giovane amava un’altra ragazza, con la quale si era già promesso. Mitì, sconvolta dalla delusione, si era lanciata dal monte, tra le onde del mare, e si era trasformata in una sirena, una sirena che continua a cantare il suo canto d’amore. Mitì diventa, cosi, una sirena-simbolo di quanti continuano a sognare un grande, quanto impossibile, amore. “Sono legatissimo a queste regioni, a Cingoli e a Pratola Peligna, dove ho amici carissimi e dove, a Visso d’Ussita, ho lavorato, d’estate, ancora studente liceale, nell’albergo dell’allora sindaco di Visso, Silvio Sensi, padre di Franco Sensi, un personaggio straordinario e amatissimo, anche da me. Ogni paese marchigiano, umbro o abruzzese rappresenta, con le sue chiese, con i suoi palazzi aviti e con la sua natura incontaminata, un centro insostituibile di antiche civiltà, di nobili tradizioni e di raffinata cultura. Spero che queste mie poche parole, scritte con il cuore e con sentimenti di gratitudine, possano contribuire alla spirito di rinascita di queste terre meravigliose”.




LA BALLATA DI MITI’

di Raffaele Lauro
(Testo pubblicato il 22 marzo 2017)

Prima strofa e refrain

Nessuno credeva che tu fossi nata, tra le reti di pesca, nella capanna sul mare, 
Mitì!
Tutti  narravano che Tu fossi approdata, sulla rena, in una cesta d’argento,
Mitì 
I tuoi capelli di sole, i tuoi occhi di cielo, la tua pelle di luna,
Mitì!
La più bella eri tu, la più dolce eri tu, la più amata eri tu, 
solo tu, 
Mitì!
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Seconda strofa e refrain invariato

Una notte sognasti lo sposo più bello, che sarebbe arrivato dal mare, per te,
Mitì!
Ti commuovesti e cominciasti a cantare, dall’alba al tramonto, un canto d’amore,
Mitì!
I tuoi capelli di sole, i tuoi occhi di cielo, la tua pelle di luna,
Mitì!
La più bella eri tu, la più dolce eri tu, la più amata eri tu,  
solo tu, 
Mitì!
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Terza strofa e refrain invariato

La tua voce d’incanto calava dal monte e inteneriva l’orizzonte lontano,
Mitì!
Cantavi radiosa, nell’attesa sicura, per giorni, per anni, il tuo canto d’amore,
Mitì!
I tuoi capelli di sole, i tuoi occhi di cielo, la tua pelle di luna,
Mitì!
La più bella eri tu, la più dolce eri tu, la più amata eri tu, 
solo tu, 
Mitì!
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Quarta strofa e refrain variato

Nel giorno più amaro scopristi, infelice, che lo sposo più bello non era giunto per te,
Mitì!
Smarrita e ferita, ti rifugiasti tra l’onde, ma continuasti a cantare un canto, non più d’amore,
Mitì!
I tuoi capelli d’azzurro, la tua pelle di squame, i tuoi occhi di fata,
Mitì!
La più bella sirena, la più dolce sirena, la più amata sirena, ora sei,
canti  per chi attende l’amore più grande, 
una sirena ora sei, 
Mitì!

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Chiusura refrain variato
I tuoi capelli d’azzurro, la tua pelle di squame, i tuoi occhi di fata,
Mitì!
La più bella sirena, la più dolce sirena, la più amata sirena, ora sei,
canti  per chi attende invano l’amore più grande, 
una sirena tu sei, 
Mitì!

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Spiegazione del testo

L’Autore del testo ha scritto questa ballata, ispirandosi liberamente ad una leggenda della costiera adriatica, precisamente di Ancona, riguardante una bellissima ragazza di paese, di nome Mitì, figlia di un pescatore. Mitì, avendo sognato l’uomo (lo sposo più bello) della sua vita, un meraviglioso principe, il quale sarebbe arrivato, per sposarla, dal mare, rifiutava tutte le numerose offerte di matrimonio dei giovani del paese, che restavano ammaliati dal suo canto melodioso:  dal suo canto d’amore. Mitì se ne stava tutto il giorno, dall’alba al tramonto, sopra un promontorio, sul mare, cantando e scrutando l’orizzonte, in attesa dell’arrivo del grande amore. Passavano i giorni, passavano gli anni,  Mitì era fiduciosa che il suo principe sarebbe arrivato, e l’avrebbe chiesta in sposa. E cantava, continuava a cantare. Un bellissimo ragazzo, il presunto principe, finalmente, era arrivato su una barca e lei, esplosa di gioia, lo aveva accolto come la futura sposa. In realtà, il giovane amava un’altra ragazza, con la quale si era già promesso. Mitì, sconvolta dalla delusione, si era lanciata dal monte, tra le onde del mare, e si era trasformata in una sirena. Il suo canto, ora, non è più un canto d’amore, ma di dolore. 
Mitì diventa, così, nella leggenda e nel testo di Lauro, una sirena-simbolo di quanti sognano un grande, quanto impossibile, amore, e lo attendono invano.

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