Marco Rossi Doria |
«Il PD a Napoli non esiste. Su questo, dico provocatoriamente, credo siano d'accordo anche Renzi e Orlando», taglia corto Marco Rossi-Doria. «Troppi errori, troppe rendite di posizione. E poiché noi il 30 aprile voteremo anche per l'assemblea nazionale, si può chiedere laicamente che chi in questi anni ha parlato tanto e fatto pochissimo, a Napoli e in Campania, dimostri le sue competenze oppure levi il disturbo? Non lo dico solo in veste di responsabile della mozione di Orlando in Campania. Contro quel genere di occupazione dello spazio politico, mi sono sempre battuto». Ha fatto un lungo giro, l'ex maestro di strada Rossi-Doria, prima di tornare a impegnarsi attivamente di politica nella sua terra: dopo la sfida contro Rosa Russo lervolino al Comune - e contro Antonio Bassolino, era il 2006 quando varò la lista dal basso "Decidiamo insieme" - è stato sottosegretario all'Istruzione e all'Università nei governi Monti e Letta tra il 2011 e 2014, poi assessore nell'ultima giunta Marino a Roma. Oggi, alle 17.30, in centro antico (via Nilo, 16), insieme a nomi noti dei democrat, esporrà le sue ragioni «Per provare a ricostruire una politica sensata». Rossi-Doria, partiamo da un dato. Lei si schiera con Orlando, ma quelli che si battezzarono "Giovani turchi" non possono chiamarsi fuori dal disastro dem in Campania. «Io ho scelto la mozione Orlando, ma pacatamente, perché mi riconosco di più nel suo sguardo sulla scuola e sul Mezzogiorno. E trovo anche condivisibili molte delle cose che propone la mozione Renzi.
Ma soprattutto, io non ho paura a dire che in questi anni c'è stata una terribile distrazione, da parte di tutte le componenti del Pd, nella costruzione di classi dirigenti: in particolare nel Sud, in special modo in Campania. Quindi, finora abbiamo tutti sbagliato: chi più, chi meno ovviamente. Io non ho mai parlato di cose che non sapevo e ho cercato di fare bene quelle che sapevo, insieme a chiunque potesse aiutarci a farle meglio. Però non posso non vedere che il Pd - che resta l'unico partito secondo Costituzione - qui va totalmente riparato». Analisi sufficientemente dura. E dopo la bocciatura, che si fa? «Per voltare pagina e azzerare tutto? Faccio una proposta: cerchiamo di istruire pratiche sui compiti che abbiamo come politica a Napoli. Cerchiamo le nostre sintesi, con serietà, a queste domande. Cosa facciamo sulle zone interne? Cosa facciamo: sui trasporti, su un sistema formativo che è fermo da 40 anni ed è luogo di privilegi e clientele? E sulle povertà, e su quella minorile in particolare? È su questo terreno che si deve giocare il confronto. Ma secondo severi criteri europei». Intende dire: se non produci risposte concrete e risultati, tè ne vai. «Nell'Unione europea ci si da questo codice: i risultati delle politiche si misurano in miglioramento delle vite delle persone. In Campania, in particolare, non è andata cosi. Tra l'altro, colpisce un dato: siamo in piena campagna congressuale e chi è lì da anni, accanto a sé, non ha un giovane, non un imprenditore, non un tecnico, non un artigiano. Figure più o meno emblematiche, ma storie vere, intendo. Quasi zero». Faccia i nomi, i casi. «Dico che a Napoli chi ha governato a lungo ha lasciato un vuoto. La qualità della vita non ha fatto veri passi avanti, i territori non sono stati governati. Gli epigoni del bassolinismo avevano avuto accesso a due elementi: uno riguardava le questioni di merito della politica; l'altro contemplava l'uso dello spazio. Gli epigoni hanno imparato dal leader solo il secondo e lo hanno tradotto in sedicesimo». Sono anche passati molti anni. E ora c'è De Luca a governare la Campania. Ma il Pd non ha realizzato - sembra - se l'ex sceriffo sia più delizia o croce. «Governare la Campania è impresa oggettivamente complessa. Mi sembra che De Luca si stia impegnando sui rifiuti. Certamente ci sono gruppi dirigenti da migliorare, c'è una gestione verticistica che non fa bene al governo della regione. E del suo stile non mi piace quasi nulla. Comunque alcune cose le sta affrontando, altre le giudicheremo. Io ho la lente di ingrandimento sui fondi europei: se vengono spesi m maniera efficace e onesta, lo diremo; se vengono dati a pioggia e per ragioni di mero consenso, lo denunceremo». In questo vuoto generale, de Magistris ha ampliato le perfomance da showman. E il Pd, come deve relazionarsi? «De Magistris è esattamente la reazione a tutto questo. Lui ha coagulato un gruppo di brave persone, dedite alla città. Che stanno governando- devo dirlo - non peggio di quanto sia stato fatto nelle ultime 2 o 3 consiliature di Napoli. Ciò non vuoi dire che stiano risolvendo problemi atavici. Vuoi dire che un partito serio, radicato, va a discutere con lui, politicamente. Vuoi vendere davvero il Palazzo Fuga? E come, a che prezzo pensi d farlo, con quali benefici? E così per tutto il resto». Oltre alle doverose discussioni sulle sconfitte, ora non dovrebbe prevalere la voglia di futuro? «È questa la svolta, questo darà senso al congresso Pd. Non solo dobbiamo coltivare la volontà di disegnare il futuro, ma mostrare la capacità di ridiventare comunità di persone che dialogano, che litigano anche sulle soluzioni. Le sezioni di partito tornino a essere, invece dei reperti di oggi, luoghi di appassionata discussione nel merito. La politica non è andare in televisione o stare sui social. Un altro modo, autentico, di costruirla, non c'è».
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