Fonte: Paolo Mainiero da Il Mattino
Il fatto: a Somma Vesuviana, un paesone di 35mila abitano in provincia di Napoli, alle amministrative di giugno non ci sarà la lista del Pd. n suo candidato a sindaco, un medico, primario ospedaliere, ha rinunciato dopo aver denunciato presunte intimidazioni. In un clima di tensioni e ricatti, il Partito democratico ha preso atto della rinuncia del suo candidato e ha deciso, con una scelta forte quanto discutìbile, di non presentare il proprio simbolo. Nelle ultime ore sta emergendo un quadro fosco, tra pressioni e velate minacce, in cui avrebbero avuto un ruolo di primo piano segmenti delle istituzioni. Saranno le inchieste della magistratura e le verifiche della prefettura a chiarire e ad accertare responsabilità. Che il Pd, il partito che esprime il presidente del consiglio, il ministro dell'Interno e il ministro della Giustizia, rinunci a partecipare alle elezioni è un fatto sicuramente irrituale, quanto grave. Degli episodi denunciati, e che hanno indotto û primario a tirarsi indietro, furono informati i vertici nazionali del partito? Se no, ci fu una pesante omissione; se sì, perché il Nazareno e per esso i suoi uomini al governo non intervennero per fare chiarezza e individuare una soluzione che consentisse al Pd di partecipare alle elezioni, magari candidando come capolista un suo dirigente, un suo esponente in commissione Antimafia?
Il segnale che il Partito democratico ha dato a Somma Vesuviana, invece, è stato quello di un partito che arretra davanti alle minacce e alle intimidazioni, lasciando campo libero a chi ricercava proprio quell'obiettivo, evidentemente raggiunto. Ma restringere i fatti di Somma Vesuviana solo a un comportamento rinunciatario del Pd sarebbe un errore. Intanto, sarebbe il caso che chi di dovere valuti se in quella cittadina vi sono le condizioni per un voto regolare. Per il resto, il caso di Somma Vesuviana è la punta dell'iceberg di una politica che m periferia è sempre più vittima e ostaggio di situazioni poco limpide e di personaggi che tendono a condizionare le elezioni prima e l'attività amministrati va poi. L’ assoluto vuoto dei partiti, che molto spesso riaprono sedi e sezioni solo alla vigilia di appuntamenti elettorali, è la spia di quanto sia oggi difficile selezionare la classe dirigente. A Somma Vesuviana un affermato professionista aveva deciso di metterci la faccia: è stato costretto a ritirarsi. Purtroppo il suo non è un caso isolato. La cosiddetta società civile, che spesso viene sollecitata a impegnarsi in politica, nei comuni, grandi o piccoli che siano, ha alzato bandiera bianca. Molti che ci hanno provato hanno mollato dopo poco, e non sempre per minacce e intimidazioni. I consigli comunali, con le dovute eccezioni, sono diventati mercati in cui si baratta un voto per un piacere. Le maggioranze sono perennemente instabili e legate agli umori dei consiglieri. Alcuni sindaci cambiano e scambiano giunta per far quadrare precari equilibri. Il trasformismo è una piaga profonda. Piccoli ras dominano e fanno il bello e il cattivo tempo. I partiti non incidono, semmai sono un peso, Del resto, le cronache raccontano puntualmente di consigli comunali sciolti per crisi politiche e non necessariamente per infiltrazioni malavitose. La selezione della classe dirigente è un'emergenza che i partiti, chiusi come sono a preservare i privilegi di pochi, sottovalutano o ignorano del tutto. Il risultato è che in molti comuni i migliori si defilano e i mediocri, gli affaristi, prendono il sopravvento. E la mediocrità e l'affarismo finiscono per favorire comportamenti e atteggiamenti illegali.
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