Castellammare di Stabia - Domenica sera a Castellammare protagonisti i contadini di Stabia con i prodotti della terra,
quelli buoni, della costiera sorrentina e dei monti Lattari, una lingua universale che non ha
bisogno di traduzioni per i turisti stranieri che tornando a casa, portano con sè un’esperienza
memorabile unica, fatta di luoghi, cultura, storia, paesaggi e gastronomia.
Consegnati durante la manifestazione “Rosso Di Stabia” organizzata da Stefano Fontanella,
e diretta da Pierluigi Fiorenza e Marika De Rosa, gli attestati di merito alle aziende Orti di
Schito e L’Orto di carmela, a riconoscimento del lavoro virtuoso svolto nelle campagne di
Schito per la preservazione del Carciofo violetto di Castellammare, Presìdio Slow Food.
La gastronomia infatti è agricoltura, fatta dai saperi tradizionali legati ai paesaggi rurali da
preservare, dai gusti unici strumenti nelle mani dell’accoglienza, «perché il turismo non è un
comparto stagno, ma la risultante di un sistema territorio che funziona e capace di esprimere
un’identità riconoscibile» queste le parole di Mauro Avino, presidente di Slow Food Costiera
Sorrentina e Capri, «è cultura e per questo sono particolarmente soddisfatto che
l’organizzazione del premio Radici abbia previsto uno spazio per gli agricoltori slow».
Contemporaneamente l’Avv. Antonella D’Iorio delegato Slow Food, durante l’altra
manifestazione “chiAMAchiama2017” che si svolgeva al porto di Castellammare di Stabia,
consegnava nelle mani di Don Luigi Maria Epicoco, ospite e testimone delle comunità
terremotate dell’Aquila, un paniere di prodotti simbolo di Stabia e della penisola sorrentina,
donato dai produttori in segno di benvenuto e fratellanza, perché il cibo è anche relazione e
solidarietà.
I Carciofi violetti di Castellammare dell’Orto di Carmela e degli Orti di Schito, i biscotti
stabiesi del biscottificio Maresca, i fagioli sciuscielli degli Orti di Stabiae, i fagioli butirri delle
colline vicane e l’olio DOP dell’azienda L’Arcangelo, le noci di Sorrento dell’Azienda MIniero
di Massaquano, i ‘diavulilli’ le scamorzette all’oliva del Caseificio Savarese, i limoni sorrentini
dell’Azienda Dubbioso, le amarene appassite dei Colli di San Pietro dell’Agriturismo Antico
Casale, il miele sorrentino dell’apicoltore Miele D’Angelo, le arance bionde sorrentine e le
famose scorzette al cioccolato di O’Professore 1912, il provolone del Monaco DOP
dell’Azienda Turuziello di Massa Lubrense, la birra alle noci del Birrificio Sorrento, il nocino di
Piemme di Piano di Sorrento, il limoncello del Relais Regina Giovanna, sono solo una parte del paniere di prodotti tradizionali che Slow Food sta cercando di recuperare, promuovere e
rilanciare attraverso i contadini, la ristorazione, i Mercati della Terra e le scuole.
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