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domenica 30 luglio 2017

Itarella e le altre storie…In treno verso la costiera

di Filomena Baratto

Vico Equense - Itarella è nel treno per andare in costiera. Va nella sua casetta a mare e con lei c’è la piccola Annuccia e la sua amica di sempre. “Annù, questo non è l’Alta Velocità, questo è un treno della serie “vai che va”. Quindi a mammà, statti buona e gioca vicin’ a me!” Annuccia gioca con una piccola balena di gomma sul sedile diventato mare. Lì dentro fa un caldo bestiale. “Vedi se mi devo fare un bagno di sudore per arrivare a destinazione. Ho detto a Cosimino di portarmi in macchina. Ma sai cosa mi ha risposto? Che gli anni 60 sono finiti, che la macchina è un mezzo di trasporto e non un carro merci. Aveva paura che mi portassi l’impossibile. Allora portare solo il necessario e non la casa intera, ha mandato me col treno e lui mi raggiunge in auto. Così porto solo questa valigia, il resto ce l’ha lui”. “Ma dove andate?” “ Ho una bella casetta da quelle parti. Voglio fare una bella vacanza di mare e di sole, così la mia Annuccia si fa nera nera!” In quel momento entra un ragazzetto che le si mette davanti e, visto che il treno è affollato, è costretto a stare in piedi. Lei lo scruta pensierosa e poi sbotta: “ Guagliò, fatti più là che qua stiamo stretti, non si respira e apriamo pure sto finestrino”. Il ragazzo la guarda con occhio torvo, poi le fa il verso con una bolla di chewingum, per non sentirla. Avanza nel corridoio affollato e cerca di sottrarre il portafogli a un signore, ma un movimento glielo impedisce. Itarella osserva la scena e si agita, lo chiama a voce alta: “Guagliò iesce a lloca”.
 
Il ragazzo se la sviglia nell’altro scompartimento. Dai finestrini vede il Vesuvio ed esclama:” Mamma mia da vicino quanto è grande. Annuccia guarda lassù, dentro c’è il fuoco” e poi da sola: “Speriamo bene. Guarda ‘sti criminali, guarda come lo hanno ridotto. Che affoghino anche loro nel fuoco dell’inferno”. Nel frattempo un signore tatuato scrive con un pennino delle iniziali sotto il finestrino mentre canticchia un verso di canzone. Davanti a lei, accanto all’amica c’è un vecchio con la barba che legge Lolita di Nabokov.”Questi uomini “sporcaccioni” non la smettono manco da vecchi” tuona all’amica mentre il dirimpettaio la guarda dalle lenti e riabbassa lo sguardo per continuare. Itarella non conosce il contenuto del libro ma si affida all’immagine della copertina che mostra una ragazzina con abiti succinti e in atteggiamento malizioso. “Itarè questa è letteratura, Lolita è un classico!” “Eh già come se avessi detto la Bibbia. Semp na cosa sporca resta!” “Non fare la bigotta e leggilo!” “Adesso pure tu come il vecchio?” L’amica ride per la confusione che fa Itarella. “Quando ero bambina questo treno era piacevole, adesso è diventato un mercato. Qui sopra trovi di tutto, c’è tutto il genere umano.” “Itarella questo è l’unico treno che porta a Sorrento, indispensabile!” “ E ti sembrano queste le condizioni di una tratta indispensabile? Qua ci devi entrare con le guardie del corpo. Ci vuole anche servizio CRI se ti senti male in tutta questa calca. Servirebbero più corse e per tutta la giornata. Ma senza sicurezza chi vuoi che prenda il treno di sera tardi? Quel moccioso di ragazzo, che adesso chissà dove è filato, aveva cattive intenzioni, stava per prendersi il portafogli di quel signore. Entrano già con l’idea di fregarti! Quel tipo laggiù scrive da un bel po’ sulla parete del vagone, ma non può farlo sulla carta? Per non parlare dei viziosi” accennando al suo dirimpettaio. E vuoi mettere che sale uno che col caldo non fa funzionare le sinapsi, sai che succede? Queste le conosco, non ridere!” “Questo treno serve per viaggiare Itarè, non è mica un appartamento!” “Appunto!”. “E allora non ci meravigliamo se i criminali fanno di queste barbarie. E quell’altro sta facendo respirare il fumo a sta povera creatura. Ci vuole un po’ di educazione. E che puzza qua dentro, si soffoca!” Le squilla il telefono, è il marito e lei gli ricorda: “ Cosimo, addò mi hai mandata? Chisto nun è nu treno è na ciabbatta con i topi dentro. Cosimì vieni a prendermi subito che nun reggo più. Ti raccomando, porta l’”alliscia capelli”, la caffetteruccia, la pentola per il sugo. Non ti dimenticare le spirali antizanzare, le bustine effervescenti per l’acqua, i biscotti di Annuccia, le sue posate, la sveglia piccola, il ferro da stiro. Chiudi bene la porta, nascondi le chiavi nel vaso sul pianerottolo e abbassa la temperatura al frigo. Se mi dimentico qualcosa ti chiamo dopo. Sì, qui stiamo come le acciughe in un barattolo e c’è un campione per ogni tipo: il ladro, c’è il vecchietto che legge cose sporche, c’è quello che scrive sotto il finestrino, un altro sta facendo un pranzo con tutto quello che sbriciola a terra. Non ne posso più. Stiamo a Villa dei Misteri e il controllore ancora non passa, si fa prima a scendere noi e poi a venire lui. E nun te dico di questa puzza, Cosimì, se stessi qui penseresti alla fogna”. Appena lascia il telefono arriva il controllore che le chiede i biglietti, ma Itarella se ne trova uno solo e cerca disperatamente l’altro. L’uomo spazientito le dice che deve pagare la differenza ma lei non accetta. “Ma comme è possibile, controlla a me che l’ho perso, e non vede quello che accade qua dentro? Un ragazzo cercava di derubare quel signore che manco se n’ è accorto, quell’altro scrive sotto il finestrino, per non parlare dei vecchi viziosi che leggono cose sporche davanti a sta creatura!” “Signora si rende conto di quello che dice?” “ Io mi rendo conto che questa caffettiera su cui stiamo viaggiando non è proprio il confort, non è proprio comoda, né pulita, ne controllata, né presa sul serio. Invece di chiedere a me il biglietto, controlli tutti quelli che stanno qui e vedrà quante persone normali ci sono. E poi perché col biglietto che pago non ho un posto confortevole e mi trovo davanti uno che quasi mi viene addosso? “Signora non faccia troppe storie e paghi il biglietto altrimenti chiamo chi glielo fa pagare!” Mi sta intimorendo? Sarei io l’inadempiente?” Mogia mogia paga un altro biglietto e il controllore, felice di averla messa a tacere, procede. L’amica scende di lì a poco. Così, quando Itarella si trova sul ponte di Seiano e guarda fuori dal finestrino, fa un’espressione di meraviglia: “Guarda cca, uno vede questo spettacolo e basta così. Ci saziamo della bellezza della natura e ci accontentiamo di quello che non va bene. Il treno mi porta per luoghi bellissimi, ma anche il treno dovrebbe rispecchiare il luogo”. E’ scesa l’amica e l’anziano signore, che ha lasciato il libro al suo posto forse sbadatamente o di proposito. Lei guarda la copertina e afferma:” Sarebbe il caso che facessi seriamente una dieta, cosa dirò al dottore la prossima volta? Non potrò mai diventare così”, guardando la ragazzina bella e slanciata sulla copertina. Il controllore ritorna da lei e le chiede se ha trovato il biglietto, lei che non si aspetta una domanda del genere, controlla meglio nella borsa e come per magia esce. Così le restituisce ciò che ha preso in più e con un sorriso si guardano. “Ma non è che qui dentro, visto che è come un appartamento da pulire, potete assumere una colf? Una donna per le pulizie, intendo!” “Certo, di solito ci sono i nostri ragazzi a pulire, e quando il treno arriva a Napoli, prima di ripartire, viene messo a nuovo”. “Ditegli che ci vuole un po’ di impegno in più e poi mettete maggiori divieti come quello di non scrivere sulle pareti!” Il controllore sorride e le dice che è simpatica. Poi lancia uno sguardo alla copertina del libro e Itarella e sorride maliziosamente.

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