Maurizio Tucci e Carlo Alfaro |
Stanchi di essere solo pedine nelle mani dello spregiudicato e volgare “Grand Chef ” e della lobby, ancora più inquietante, che lo sorregge, gli chef delle stazioni metropolitane si coalizzano in un gruppo di “cospiratori” per ribellarsi ai soprusi subiti. La rivolta del gruppo di chef de station per deporre la indigesta dirigenza rappresenta una vera e propria “guerra”, che va avanti tra gelosie e rivelazioni, misteriose scomparse e clima da basso impero. Protagonista è Philippe, chef della prestigiosa stazione di Louvre-Rivoli del Mètro Parisien, la più elegante e sofisticata stazione del Métro parigino, e rampollo della borghesia parigina, che racconta la storia in prima persona, dal suo punto di osservazione. Una voce narrante maschile, una prima volta per Tucci che aveva fino ad oggi scritto con voci di donna. Essendo la vicenda narrata dal personaggio di Philippe che è interno alla storia, e dunque non onnisciente, egli svolge anche la funzione del lettore/investigatore che cerca di dirimere i fili intrecciati dal plot. È una narrazione al presente, contemporanea agli eventi, il che garantisce l’effetto di suspense cercato dall’autore. Philippe vive parallelamente la rivolta in atto e una complicata storia d'amore con due donne, Alia e Sabine, anche loro chef de station, che sono una la negazione dell’altra, come due forze uguali e contrarie. Di loro due Philippe si innamora progressivamente e senza saper scegliere, tra sensi di colpa e tentativi di autogiustificarsi, come se entrambe si dovessero reciprocamente compensare per non mandare all’aria il suo equilibrio. Infatti afferma: “Non sono due persone diverse, sono l’una la non-altra dell’altra. Una sorta di materia e anti-materia. Per questo l’esistenza dell’una è imprescindibile perché anche l’altra esista”. Nella prima scena del libro, si descrive l’Assemblea Generale del Metrò parigino, in cui i capi stazione partecipanti si limitano ad uno scontato voto di approvazione delle decisioni prese da un direttivo notoriamente corrotto. Intorpiditi nell’animo dal rischio di compromettere la carriera, o anche solo per quieto vivere, si guardano bene dal dire ciò che veramente pensano. In molti hanno visto una chiara allegoria della politica in tutto ciò. Dice l’autore: “Qualcuno, dopo aver letto il libro, mi ha chiesto se gli intrighi di Palazzo descritti in Libertè fossero ispirati da altri intrighi di altri Palazzi a noi più vicini...Beh, un Grand Chef un pò cialtrone lo si può trovare sempre e dovunque…”. Carlo Alfaro ha commentato, alla fine della riuscita presentazione: “Un ringraziamento all’amico Tucci, che ha fatto tanta strada per portarci il suo lavoro, a tutti gli amici venuti ad assistere e alle tre lettrici, Teresa Corcione, Maria Marciano e Agneska Shibrinska, ai titolari, Stefano Di Mauro e Angela Cacace, della Libreria Tasso, vera piazza della cultura a Sorrento, agli amici Antony e Fabio Trinchese di Cotton&Colors Sorrento e Francesco Pepe e Marylù D’Esposito Ciocio di Casamia Sorrento, che hanno sostenuto il progetto, consci che dove c’è bellezza, stile, colore…non può che esserci Libertè… Libertà!”. Carlo Doc Alfaro
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