Chiusa la strada che porta alla vetta del monte. Il presidente del Parco: inviate più elicotteri. L'ex sindaco Cinque «La distruzione della pineta di Vico poteva essere evitata. La colpa è della Protezione civile»
Fonte: Gimmo Cuomo da Il Corriere del Mezzogiorno
Vico Equense - Una giornata rovente sul monte Faito, con pochi precedenti nella storia recente. Venerdì sera, l'incendio, partito due giorni prima alla base di un traliccio dell'alta tensione sul versante di Castellammare di Stabia, sembrava definitivamente sconfitto. Ma nella notte il forte vento ha ridato slancio alle fiamme. Ieri mattina la situazione era critica. Le fiamme, continuavano a salire velocemente verso la vetta, minacciando il piazzale dei Capi e alcune abitazioni sulla via della Cresta. I primi lanci d'acqua dall'elicottero delle Protezione civile sono stati effettuati dopo le io. In campo anche i vigili del fuoco che a monte dell'incendio hanno cercato di impedire che il rogo progredisse. Ma la lotta contro il fuoco è stata durissima. La siccità che ha caratterizzato l'intera estate ha trasformato il sottobosco in combustibile micidiale. Per evitare problemi si è deciso di chiudere la strada che da Molano, frazione collinare più elevata di Vico Equense, conduce in cima alla montagna. La vetta è rimasta isolata, considerato che l'altra strada ottocentesca che parte dalla Reggia borbonica di Quisisana a Castellammare è chiusa da anni per dissesto idrogeologico. E che anche la funivia, nonostante le ripetute promesse della Regione, è rimasta ferma. Paura e apprensione tra i villeggianti che stanno trascorrendo uno scampolo di vacanze a Faito.
A causa del blocco dei collegamenti non hanno potuto fare rientro a casa alcuni ragazzi che avevano pernottato sul Faito dopo aver assistito a un concerto al Centro sportivo. In prima fila nell'emergenza i Volontari del Faito, tipi tosti che si spingono dove gli altri non osano. D'inverno spargono sale sulle strade ghiacciate, d'estate sono in primi a intervenire contro il fuoco, non esitando ad aggredire gli incendi senza limitarsi al contenimento. C'è stata una mobilitazione generale dell'amministrazione comunale, guidata dal sindaco Andrea Buonocore, dall'uomo forte della giunta Gennaro Cinque, dai consiglieri comunali. Anche il presidente dell'ente Parco regionale di Monti Lattari Tristano dello Joio è rimasto sul monte per quattro giorni di seguito per verificare l'evolversi della situazione. «Ho avuto garanzie - assicurava ieri sera - dal vicepresidente della giunta Regionale Fulvio Bonavitacola che domani mattina (oggi, ndr) saranno impegnati nelle operazioni di bonifica un Canadair e un grande elicottero da 9.000 litri». Sul versante stabiese l'emergenza è stata seguita invece dal vicesindaco Andrea Di Martino. Per l'economia del Faito il rapido superamento dell'emergenza è questione di vita o di morte. Fino agli anni Settanta, la montagna era meta di un turismo di qualità e offriva servizi e occasioni. Ora la stagione turistica si è accorciata e i giorni di agosto rappresentano occasioni da non perdere per salvare il bilancio delle attività turistiche. Alle 20 di ieri sera la strada da Moiano era ancora chiusa, poi è stata riaperta. Ancora accesi alcuni focolai contrastati per tutta la notte dai Volontari. Infuocate anche le polemiche. A dare voce alla rabbia è proprio l'assessore Gennaro Cinque, già sindaco di Vico per due mandati consecutivi e, prima ancora, leader dei Volontari del Faito. «La distruzione della pineta di Croce dell'Eremita poteva essere evitata. La colpa di questo scempio è solo della Protezione civile regionale che ha avuto una gestione pessima dei mezzi aerei. Sono stati approssimativi e non hanno capito che l'elicottero col cestello da 400 litri non serve contro questo tipo di incendio: l'acqua non riesce nemmeno ad arrivare a terra. Se stanotte si alza il vento domani (oggi, ndr) mattina saremo ancora punto e a capo». Naturalmente, la speranza è che si sia sbagliato.
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