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venerdì 4 agosto 2017

Faito, palestra di giovani e cultura

di Filomena Baratto

Vico Equense - C’era una volta una bella strada, come quella delle favole, che partiva da Quisisana, Castellammare di Stabia, e arrivava al Belvedere di Faito. Ti inoltravi tra gli alti alberi come in una galleria verde. Questo intrigo a volte faceva paura e chi non tollerava l’ombra eccessiva e l’atmosfera un po’ noir, era costretto a fare il giro più lungo per Vico. Noi, che ci recavamo a Faito, in gruppo, per il periodo estivo tutti insieme, ci divertivamo a fare questa traversata per il bosco. Non temevamo il buio, né gli intrighi degli alberi in simposio o in concilio tra loro. Avevamo uno spirito allegro cantando a squarciagola, in un pullmino Fiat 600 guidato dalla nostra materna amica che si assumeva la responsabilità di portarci a destinazione sane e salve. Nelle curve rotolavamo l’una sull’altra e per l’aria si sentivano le nostre risa e battute. Quando arrivava il primo squarcio di cielo, sgombro della coperta verde degli alberi, cominciavamo a guardare giù e a fare i conti di quanto mancava per arrivare in cima. Tutti quelli della mia generazione hanno percorso questa strada infinite volte. Una strada certamente ombrosa e che a tratti incuteva paura per il silenzio rotto solo dal canto degli uccelli. Oggi questa strada è chiusa con grande rammarico di chi l’la sempre percorsa. Il manto stradale con buche, asfalto saltato, avvallamenti e tratti pericolosi per mancanza di parapetti, aspetta di ritornare la strada di prima. Se a questo disagio si aggiunge anche quello della funivia, al momento ferma, Castellammare ha chiuso ogni comunicazione con Faito, a meno che non si faccia la “circumnavigazione” per Vico impiegando circa un’ora. Intanto chi ha casa sul Faito ed è di Castellammare, a suo tempo la comprò per poterla raggiungere sia con la funivia, che con la strada. In compenso la strada che da Vico porta a Faito, è stata appena asfaltata, è facilmente percorribile oltre ad avere una veduta strepitosa. Faito è la montagna di tutta la penisola, è il respiro estivo per gli anziani, per coloro che amano il silenzio, la pace, i ritmi lenti. E’ l’unico luogo per schiere di ragazzi che trascorrono l’estate insieme e si riversano quassù per le manifestazioni estive. E c’è anche chi qui ci vive. E se a questo aggiungiamo una vista unica, il luogo è perfetto.
 
E’ soprattutto c’è vita! Flora, fauna, posti incantevoli, una ricchezza di tutti. Faito offre passeggiate uniche attraverso i tanti sentieri nascosti nelle faggete che portano in posti di grande interesse come San Michele, la Lontra, il Molare, la Funivia, complessi turistici. Qui, generazioni di giovani hanno trascorso del tempo prezioso, facendo percorsi di vita e interiori, unici, passeggiando in gruppo o con guide spirituali ma anche con amici ponendosi domande, imparando guardandosi intorno. Sentieri attraversati con in mano Michel Quoist, con Kant che ci interrogava, con storie da digerire, con fatti da dimenticare. Nel silenzio degli alberi rotto solo dai canti degli uccelli e il loro perdersi tra i rami, si cercavano risposte, o forse la grandezza della montagna bastava a bloccare le domande e a lasciare che diventassero eco nel tempo. Quell’ eco giunta fino ad oggi e a cui abbiamo dato risposta o forse ad essa se ne sono aggiunte altre e più impegnative di allora. Siamo cresciuti molto in quelle estati passate in montagna quando nei nostri gazebo e ritrovi organizzavamo il tempo da scandire insieme. Faito era il luogo della crescita, dei canti, dei giochi, delle letture, degli studi al fresco, delle sere a raccontarci sulle note di una chitarra, della condivisione, dell’imparare le regole. Quando l’altro giorno mi trovavo sul Belvedere e affacciandomi ho visto l’area bruciata, dove persisteva ancora qualche focolaio, lì, oltre lo steccato, davanti al bar, mentre si cercava di capire l’evolversi della situazione, sul versante che fumava ancora dopo l’incendio domato, mi sono ritornati alla mente tutti i momenti della mia gioventù passati lì d’estate. I giovani sono una risorsa, forse la più vera e importante su cui puntare e Faito con loro è un luogo sempre in fermento, quello preferito per incontri, vacanze, ritrovi, passeggiate, arte, cultura. Vedere tanti giovani impegnati nella manifestazione di Faito Doc Festival è come una ventata di freschezza, “in un luogo incantevole e in un’atmosfera piena di umanità e stimoli”, come si legge sulla locandina. Intanto è un bene l’attenzione di coloro che, ad oltranza, mantengono un atteggiamento vigile nei confronti del luogo come altri che in silenzio si adoperano per questa montagna, oltre alle varie associazioni, gruppi ed enti preposti a tale scopo, fino all’Assessore con delega del Faito, Laura Del Pezzo, per il Comune di Vico. I nemici del Faito non sono poi tanto occulti, fatte le dovute considerazioni, ma interessano di più gli amici, quelli che investono energie e lavoro e amano questo luogo. Faito deve diventare un posto dove viverci e non solo soggiornarci, che raggiungiamo tutti quando siamo asfissiati dal caldo o dal caos delle nostre quotidianità. Faito è riflessione, rende una dimensione più consona e a misura d’uomo, e si riesce ad avere idee chiare lontano dai chiacchiericci e dalla confusione. L’altezza è una sorta di sicurezza, di beneficio per le nostre meningi, per i nostri polmoni, per le nostre amicizie, la nostra vita sociale, la nostra dimensione vera.

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