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sabato 26 agosto 2017
Raffaele Cantone: "In Italia la corruzione è considerata un reato di serie B"
di Claudia Esposito
Sorrento - "Che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così, solo che quando si tratta di rimboccarsi le maniche ed incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare, ed è, allora, che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare”. Con questo motto di Giovanni Falcone Simona Agnes, presidente della fondazione Biagio Agnes, ha introdotto ieri sera la presentazione del volume "La corruzione spuzza" scritto dai magistrati Raffaele Cantone e Francesco Caringella ed edito da Mondadori. All'incontro, tenutosi pressso il Chiostro di San Francesco a Sorrento, sono intervenuti, oltre a Cantone, presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, il sindaco Giuseppe Cuomo, il presidente dell’Ainc, l’Associazione Italiana Notai Cattolici, Roberto Dante Cogliandro, il presidente della Fondazione Castel Capuano, Antonio Buonajuto, il consigliere del Tar Campania Carlo Buonauro, il notaio Matteo D’Auria, l'esponente della Direzione Nazionale Antimafia Cesare Sirignano, e il procuratore generale della Corte di Appello di Napoli, Luigi Riello.
"Per gli italiani - ha lanciato l'allarme Cantone - la corruzione è un reato di serie B. A Napoli addirittura il corruttore viene percepito come uno sveglio, uno che è riuscito a trovare una soluzione. Purtroppo però la corruzione lede il principio che tutti incitadini siano uguali davanti alla legge. Il libro - continua il magistrato - vuol far capire che anche i cittadini lontani da queste pratiche riprovevoli sono danneggiati nel concreto tutti i giorni. Succede quando le gare di appalto proseguono all'infinito, quando l'università e la politica non premiano il merito, quando la sanità e gli ospedali non funzionano. Inoltre l'economia stessa compromette il sistema Paese allontanando gli investimenti degli imprenditori esteri che vedono nell'Italia una nazione dove la burocrazia è lenta e inefficiente". Il volume riprende nel titolo il verbo "spuzza", utilizzato da Papa Francesco in un duro anatema contro la corruzione lanciato da Scampia durante la sua ultima visita partenopea. "Il Pontefice parla tantissimo e spesso della corruzione - prosegue Cantone - perchè conosce bene il problema. L'America Latina, sua terra d'origine, offre molteplici opportunità economiche ma conosce anche una corruzione vastissima. Non a caso si è anche pensato alla scomunica per corrotti e corruttori". "Si tratta - ha aggiunto Cesare Sirignano - di pratiche che hanno un legame diretto con la criminalità organizzata ma informare solo la popolazione non basta. Perchè c'è anche una forma di criminalità che non spara, non uccide, ma controlla e fa girare l'economia dei territori instaurando ottimi rapporti con le popolazioni. In questo, purtroppo, gli imprenditori diventano anello di congiunzione tra la politica e la mafia. E, quando la mafia controlla l'economia, controlla di conseguenza il voto e la democrazia". Decentralizzando il potere alle autonomie locali i rischi aumentano, come sottolinea lo stesso Cantone: "La riforma del titolo V della Costituzione ha come svantaggio non solo un affastellamento di competenze ma anche maggiori rischi di corruzione". Problemi a cui si uniscono la lentezza dei processi e la mancata certezza della pena. Temi che non sono mai stati al centro di un serio dibattito politico e che salgono alla ribalta solo periodicamente, quando succedono crolli e disgrazie. Problemi che invece dovrebbero stare sempre al centro della coscienze collettiva, come successo agli inizi degli anni '90. "Bisognerebbe tornare la clima di Tangentopoli - hanno sottolineato gli intervenuti - quando una popolazione intera faceva il tifo per i magistrati".
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