Maurizio Terracciano e Michele Russo |
Vico Equense - Quando hai la passione per il mare non te ne liberi più. Lui ti chiama, ti prende come un vecchio padre che ti cerca sempre. Oggi abbiamo tipi di barche per ogni uso, la tecnologia ne ha affinato la precisione, ma se vuoi il contatto con l’acqua, se non ti basta solo avanzare e vuoi sentire come il vento ti spinge, come il sole ti riscalda, come lo scafo solca le onde, allora è la vela quella di cui hai bisogno. Non certamente le vele quadrate di Colombo, quelle delle sue caravelle, ma altre più semplici, che si riescano a gestire e prima ancora a governare. Una barca leggera, scattosa, che sull’acqua scivoli e ti porti in groppa alle onde. La barca più adatta a questo è quella a vela latina. Non è un capriccio per non accontentarsi delle odierne barche o un andare alla ricerca di qualcosa di astruso. La vela latina è una tradizione millenaria finita con l’avvento delle barche moderne che la hanno soppiantata, cioè quando la velocità ha sepolto la pazienza. Ma la nostalgia del passato e di cose come si facevano una volta ritornano sempre. E Vico, città di mare, non poteva sfuggire a questo ritorno. Vico non è solo cibo, ma anche mare, un mare di grande tradizione. E la passione di Maurizio Terracciano ha fatto sì che la voglia di vela si concretizzasse con l’acquisto del Titino. Una barca rinvenuta e tirata a lucido per riportarla alla sua bellezza iniziale. Passione, sport, tradizione e conoscenza si racchiudono nella barca a vela latina. La prima testimonianza storica di questo tipo di vela si trova in un bassorilievo rinvenuto nel Porto del Pireo risalente al 150 d. C. e quindi di origine greca anche se il nome ci riporta ai Latini. Il nome deriva da “Trina” cioè a forma triangolare della vela che soppiantava quella quadrata e trapezoidale, quindi la-trina contratta poi in “latina”.
La sua forma triangolare è data da un’antenna posta obliquamente all’albero. Pur avendo, quindi, notizia di questo tipo di vela già nel II sec. d.C., essa ebbe la sua massima diffusione nel VII secolo con gli Arabi. Con essa migliora la navigazione rispetto a quella quadrata, in quanto racchiude meglio il vento in modo al suo interno. La barca a vela latina poteva permettersi un equipaggio di minor numero, anche se restavano alcuni inconvenienti come la difficoltà della direzione del vento e il fatto che una sola vela non permetteva un’andatura precisa. Questo riportò l’utilizzo della vela quadrata. Ma lo stesso Colombo, nel 1492, adottò il sistema di vela latina alla sua caravella Nina, come soluzione ai problemi dovuti al vento. La vela quadrata , detta cocca, di origine germanica, fu usata soprattutto nel Mar del Nord e Mar Baltico. La vela latina ritornò ed ebbe la sua rinascita dopo il 1453, quando il Mediterraneo fu infestato dai pirati. Oggi la vela è il sogno di chi ambisce a sentirsi libero, chi ama il mare e vuole governarlo. La vela si fa poesia sull’acqua con il suo scafo piccolo, la tela gonfiata dal vento, il timone e la direzione. Governare la vela è lo sport più libero e sensazionale che possa esserci, fatto per chi ama veramente il mare e che non sa resistere al suo richiamo. Ci sono poi persone come Maurizio Terracciano che insieme a Michele Russo fanno di questa passione uno sport da condividere soprattutto con i giovani, infatti il loro sogno è quello di aprire una sezione di vela a Vico. La vela di Maurizio Terracciano, il Titino, ha già partecipato al torneo Pleiadi riportando il primo posto di categoria. Prossimo appuntamento quello di Palinuro. Alla marina di Vico, oltre alla barca di Terracciano, c'è anche quella dei fratelli Manganaro. La vela latina sembra aver preso anche il cuore dei vicani. Maurizio e Michele sperano di aprire, prossimamente, anche a Vico una Scuola di Vela latina, una bella sfida per gli amici del mare, per i giovani e tutti quelli che vogliono imparare, non solo la tradizione della vela, ma tutti i segreti che il mare rilascia con la sua conoscenza.
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