Christoph Bob |
Una svolta rispetto alle ultime scelte di Fausto Arrighi. Resta no forti punti interrogativi, come sia possibile ad esempio che la Campania sia ormai bloccata da anni a soli sei «Due Stelle» con tutti gli investimenti m corso e perché non si riesce ad avere la terza. Leggende metropolitane narrano di alcuni fascicoli aperti nel corso di questi mesi nei confronti del Don Alfonso, della Torre del Saracino e di Dani Maison di Nino Di Costanze, un cuoco molto amato da Lovrinovich che l'anno scorso si riprese le sue Due Stelle dopo un anno di pausa. Voci che si sono rincorrono ma che non hanno mai avuto un riscontro ufficiale, come quella secondo la quale la terza stella al Don Alfonso sarebbe stata negata da un ispettore giapponese che non ha consentito quella unanimità necessaria per assegnare il riconoscimento. Nessuna stella neanche per le pizzerie nonostante le visite degli ispettori da Pepe e in altri locali. Ma questa, come ha osservato il critico Aldo Bordelli, ci sarebbe stata probabilmente solo in mancanza di altre novità perché sarebbe talmente clamorosa da oscurare ogni altra decisione, si tratta di ragionamenti, nessun riscontro nei fatti. Sono fatti invece i riconoscimenti assegnati a due napoletani in trasferta, perché se le stelle si dovessero contare per nascita e non per luogo lavorativo la Campania davvero sarebbe la prima in Italia. Parliamo di Andrea Aprea del «Vun» del Park Hyatt a Milano: lunga esperienza a Londra, l'inaugurazione del Comandante dell'Hotel Romeo e poi il trasferimento a Milano dove si trova perfettamente a proprio agio. Il Vun passa da una a due stelle entrando nell'Olimpo della ristorazione italiana in un momento magico per la città meneghina. Altra piacevole sorpresa è la stella assegnata a Umberto De Martino impegnato al «Florian Maison» San Paolo d'Argon in provincia di Bergamo. Sorrentino di nascita, Umberto ha iniziato a farsi conoscere ad Amalfi a Marina Grande dove ha ben operato per un paio di stagioni. Lo stile campano, giocato sull'orto e sulle verdure oltre che sulla pasta secca continua dunque a piacere agli ispettori Michelin: personalità, territorio e salubrità sono infatti le condizioni per una gastronomia moderna che deve tenere conto delle compatibilità ambientali e della salute di chi si siede a tavola. E lo stile mediterraneo segnato dalla leggerezza e dall'uso dell'olio d'oliva ha dunque la consacrazione che si merita non solo negli studi dei nutrizionisti ma anche nelle pagine dell'unica guida capace di fare la differenza sul mercato. (I.pigna. da Il Mattino)
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