Deroga per tutti i ministri, gli altri big inclusi - dovranno correre nei collegi a rischio, e conquistarsi il seggio. Nel Pd i giochi sulle liste - i conti li tiene il fedelissimo di Renzi, Luca Lotti - sono iniziati. Al Nazareno si garantisce che per Gentiloni, per i ministri Minniti, Franceschini, Finocchiaro e Pinotti e i capigruppo ci saranno posti sicuri. Fra proporzionale e collegi blindati, si parte da una stima di 150 parlamentari certi per puntare a superare perlomeno l'asticella dei 230, a fronte dei 381 attuali. «Almeno uno su tre rimarrà fuori», allargano le braccia i deputati dem. Sulle deroghe vige la regola dello Statuto, articolo 21, comma 3. Valgono tre mandati, quindici anni al massimo di legislatura. A decretare la salvezza di chi è andato oltre sarà una commissione ad hoc, poi dovrà esprimersi la direzione Pd, con voto a maggioranza assoluta. La Bindi non si ricandiderà, ma in ballo ci sono esponenti come Giachetti e Latorre (dovrebbero essere schierati in quota renziana), Tonini, Realacci, Lumia, Sposetti, Bressa e tanti altri. Sono una quarantina quelli che si interrogano sul proprio futuro. Ma nel Pd c'è malessere soprattutto nei confronti degli alleati. «Ma quanto valgono Pisapia, Alfano e Bonino?», la domanda ricorrente in Transatlantico, «ci tolgono posti e non portano nulla, altro che coalizione».
Renzi si candiderà alla Camera e dovrebbe portare in Parlamento almeno un 10% di nomi dalla società civile. Circolano i nomi delle giornaliste Chirico e Angeli e di Paolo Siani, il fratello del giornalista ucciso dalla camorra, del virologo Burioni, qualcuno azzarda anche l'ex calciatore Albertini. All'intera minoranza potrebbe toccare una quota intorno al 20 per cento. In Campania, tra i deputati uscenti, rischiano Tino Iannuzzi (quattro legislature) e Salvatore Piccolo (tre). Anche Anna Maria Carloni ha raggiunto tre mandati, ma non pieni (in questa legislatura è subentrata a Massimo Paolucci). Stesso discorso anche per Tonino Cuomo, arrivato a Montecitorio dopo le dimissioni di Fulvio Bonavitacola, nominato da De Luca vicepresidente della Regione. Due legislature ha anche il sottosegretario Umberto Del Basso De Caro. È sicura la sua ricandidatura, mentre è tutta da valutare la posizione dei parlamentari eletti la prima volta cinque anni fa: i senatori Capacchione, Saggese, Lucia Esposito, Sollo; i deputati Di Lello, Impegno, Manfredi, Migliore, Palladino, Palma, Giorgio Piccolo, Tartaglione, Valente, Amendola, Famiglietti, Sgambato, Valente, Capozzolo. La grande incognita è dove saranno ricandidati, ammesso che ci sia spazio per tutti. L’ intenzione di Renzi è di rinnovare ampiamente soprattutto in una regione e in una città (Napoli) dove si sono collezionate sconfitte su sconfitte, dove il partito è ridotto ai minimi termini e dove la recente elezione del segretario provinciale è finita addirittura in tribunale. Il timore di molti è che il lanciafiamme che Renzi promise dopo la debacle alle comunali di Napoli possa materializzarsi con due armi di ritardo.
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