di Filomena Baratto
Vico Equense - In un articolo del Corriere della sera di ieri si legge un dato inquietante nell’apprendere che ragazzi al di sotto dei 16 anni si iscrivono al Poligono. Una volta si davano agli sport di squadra, oggi vanno a sparare. Avere una pistola non è poi così difficile, basta avere il porto d’armi per uso sportivo, per l’attività venatoria, per uso personale o come licenza da collezionista. E mentre l’uso è limitato all’attività prevista, si sa che poi, ad avere un’ arma c’è sempre pericolo di usarla Non siamo poi così lontani dal paese che crediamo più moderno e democratico al mondo, gli Stati Uniti, che detiene il primato del maggior numero di armi oltre ad esserne il primo produttore. In Italia troppi sono forniti di armi. Una volta erano solo le forze dell’ordine e i malavitosi ad averle, oggi è difficile fare una stima. Un aumento di armi è indice di insicurezza e paura, di inefficienza dello Stato a rendere serena la convivenza. L’Italia è un paese che produce e usa le armi. Ogni pretesto è buono per averne una. Le scuse per detenerla sono molti. Gli adulti sono lo specchio degli adolescenti che li emulano con tutte le loro manie, ansie, paure e smanie. Un adulto che porta con sé un’arma insegna al figlio ad avere paura e a doversi difendere allo stesso modo e c’è il rischio di usarla, spinti così a fare gli sbruffoni, a istigare, a fare i prepotenti, a prevaricare, a vessare. D’altra parte un paese produttore di armi non potrebbe vietarle.
Con tutte le guerre qua e là, farne uso diventa sempre più un fatto banale, un semplice esercizio sportivo come si è portati a definirlo. E poi ci lamentiamo dei fenomeni sociali che crediamo inspiegabili come il bullismo, le baby gang, piccoli teppistelli dando alla scuola la colpa di non educare. I bulli seguono i modelli, le mode, le mentalità ricorrenti che spesso sono intrise di violenza. Se vogliamo sapere il mondo come va, osserviamo i giovani. Sono pieni di ansie e tensioni, paure, fragilità. Non esistono più guide genitoriali salde e autorevoli. Oggi si passa dal difendere a spada tratta i figli per qualsiasi cosa essi facciano, al menefreghismo più totale. E poi ci pensano i giochi violenti alla consolle, quelli che istigano a fare del male, a combattere, a vincere ad ogni costo, a non fermarsi mai. La pistola è vista come un capo di abbigliamento che completa, così insegna il cinema, la realtà. Le multinazionali hanno interesse a sovvenzionare film con violenza gratuita, l’unica forma di pubblicità concessa cui i produttori possono appellarsi. Non si può concepire lo spot pubblicitario di un’arma, sarebbe antietico per un paese cattolico, che combatte la fame nel mondo, le guerre sedendo al tavolo con l’Onu, che fa fronte ai bisogni dei più deboli nel mondo. Intanto quanta pubblicità occulta si nasconde nei film! E sparare finisce per diventare veramente uno sport. Entrare in una sala cinematografica e sentire gli spari è come ascoltare una colonna sonora. Anzi, il morto deve scapparci, il violento è benvoluto, l’eroe è il “fetente”, e se credevate di essere nel Far West, vi sbagliate, siamo nell’odierna guerra. Siamo al fallimento totale dei principi di democrazia, di solidarietà, di paese libero se devo uscire con la pistola per difendermi. Magari abbiamo il nostro bel Suv, che ci fa sentire quattro metri dal suolo, un posto arcisicuro, una sicurezza economica, ma tornare a notte fonda nel garage di casa incute più paura delle guerre vere. Mi chiedo a che pro la fedina penale immacolata per avere un’arma se poi chi la compra dovrà macchiarsela per forza. Richiedere la santità della persona prima di mandarla all’inferno subito dopo, e nel caso usi l’arma per difenderti di notte, devi vedere a che ora hai premuto il grilletto. Con una pistola si uccide perché è quello il motivo della sua detenzione, per cui si va al Poligono. Con quanta disinvoltura le persone ne hanno una in casa, come se fosse una reliquia, magari dimenticando di aver lasciato un colpo in canna, visto che deve servire per il nemico. Poi accadono tragedie e scopri che nel condominio qualcuno aveva una pistola. Dovremmo imparare strategie diverse, quelle che risolvono i problemi, per esempio, facendo sul serio a livello politico e poi sul serio a livello elettorale, e poi ancora in ambito giurisdizionale, con adeguate pene da comminare. Il cittadino non deve difendersi con le armi ma deve essere difeso, magari con leggi più al passo con i reati, un paese veramente libero è così. Dovremmo spendere soldi per imparare al posto di uccidere. Aveva ragione Malala Yousafzai, Premio Nobel per la pace quando afferma che la guerra bisogna combatterla con penne e libri. Ma in giro non si vedono palestre del genere, dove allenare i piccoli sin dalla tenera età, forse per credere che i duri portino le pistole e i deboli parlino di sentimenti. Ma il problema è anche un altro, che in un mondo di maschere dove le guerre sono finte e le giornate delle persone normali diventano guerre subdole, non sai più da che parte stai, se da quella dei ladri o delle guardie. E nella voluta confusione si fanno i più grandi affari.
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