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sabato 2 dicembre 2017

L’Oratorio: una realtà radicata nella piccola borgata di San Vito

di Pino Visconti 

Vico Equense - L’8 Dicembre 1992 è la data dell’atto di nascita dell’Oratorio di San Vito, e, oggi, dopo 25 anni, viene da chiedersi, com’è l’Oratorio in versione contemporanea? Si gioca ancora a biliardino e a ping – pong, ma c’è anche Facebook sul quale è iscritto. E’ scomparso lo stridere del gesso sulla lavagna del catechismo, e le catechiste non disdegnano l’uso di internet. Ci sono le prove di teatro, mentre in una stanza c’è il corso di chitarra, e in un’altra quello di inglese. E i dolcetti ? Sono sempre deliziosi da mangiare. L’Oratorio di San Vito è ancorato in ogni senso alla piccola borgata, dove un quarto di secolo fa P. Vincenzo Popeo lo battezzò all’interno del Convento dei Frati Minimi dell’Ordine di San Francesco di Paola. E da allora l’Oratorio, che prima di essere un luogo è una comunità, ha tradotto in sostanza, quelle molteplici doppie W spesso usate dai giornalisti : “who, what, where, when” sostituendole con “chi, come, dove, quando”, divenute punti fermi che danno fiducia. E in questo lungo lasso di tempo, l’Oratorio ha aiutato a crescere “chi” lo ha frequentato, educandolo all’integrazione, alla fede, alla vita. E lo ha fatto con tutti quelli che sono entrati in quel luogo, dove non ci sono barriere e né tanto meno testi d’ingresso. Come diceva Don Bosco: “chi sa fischiare può entrare”, praticamente tutti quanti. “Come”? Con cento e più cose che si possono chiamare catechesi e giochi, animazione e riflessioni, partite di pallone e servizio all’altare, attività ludiche e preghiera, divenendo l’Oratorio popolarità e formazione, identità spirituale e rapporto sociale.
 
“Dove”? In quell’incrocio tra Chiesa, casa, scuola e strada, una sorta di coordinate, ognuna delle quali dipende dalle altre. L’Oratorio è Chiesa che segue con enfasi i suoi figli, in particolare i giovani, che vivono l’età in cui si è alla ricerca della vita nella sua vastità e bellezza. L’Oratorio è Chiesa perché, come ebbe a scrivere Benedetto XVI il 6 Agosto del 2010 nel messaggio per la 26^ Giornata Mondiale della Gioventù 2011, “la Chiesa conta su di voi! Ha bisogno della vostra fede viva, della vostra carità creativa e del dinamismo della vostra speranza. La vostra presenza rinnova la Chiesa, la ringiovanisce e le dona nuovo slancio.” Un “credo” che nell’Oratorio di San Vito viene vissuto, quotidianamente, con relazioni fondate su rapporti autentici di sicurezza, stabilità, amicizia, verità, dignità, solidarietà, valori tutti , e ognuno di essi, decisivi per la vita futura. L’Oratorio è casa perché rappresenta una familiarità di vita, alleandosi con i genitori, che sono i primi educatori. L’Oratorio è scuola, perché oltre che imparare ed apprendere, si ha qualcosa da dare e da trasmettere. L’Oratorio è strada perché è accessibile, è dove i bambini, i ragazzi e i giovani passano il tempo informale della loro vita. “Quando”? Ogni qual volta ci si sente coinvolti con stupore e con trasporto; ogni volta che si fa una cosa, ma anche l’altra; sempre, se si pensa, si organizza, si realizza e si vive insieme; ogni volta che lungi dall’essere nostalgia del passato, si è in un presente proiettato verso il futuro delle giovani generazioni che vivono “OGGI L’ORATORIO”.

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