Illusione del tempo, Agostino De Romanis |
Vico Equense - Ancora tu, appena nato, come accade ogni 365 giorni! Il passaggio nel lasciare un percorso e intraprenderne un altro si fa sentire. Tu arrivi sempre correndo, così che non abbiamo il tempo di capire il trapasso. Eccoti, vorremmo dirti i tanti propositi, ma il passaggio ci ha stancati e stiamo qui a osservarti, come se non ci toccasse ancora il fatto che passerai anche tu. Visto da qui, sembri lunghissimo, ma poi… Arriveremo a dicembre in un battibaleno. Com’è che da un certo punto in poi corri, non rispetti i tempi, e vai come un fulmine? Credo dipenda da noi che ti cerchiamo per riporre in te speranze e azioni da sviluppare. Una volta, quando eravamo più giovani, ci lasciavamo trasportare dai giorni, in modo leggero, senza restarne schiacciati. Ora accade che ci sono da fare mille cose e temiamo di non farcela. Inutile fare promesse, siamo i primi a non mantenerle. Anche tu non puoi farne, finiresti per non crederci. Percorrere i tuoi sentieri, a volte illuminati, a volte bui, è come inoltrarsi in un bosco. Quando arrivi abbiamo una visione rosea, ancora sconosciuta, poi, invece, ti riveli anche duro, pesante, difficile, a volte insostenibile. I giorni sono tanti, ma possono essere niente, ridursi a poca cosa, un vento che spazza via tutto. Con quello che ci portiamo addosso diventa sempre più difficile sostenere l’anno, tenere fede a quanto programmiamo, affidarci ai tuoi tempi, alla tua clemenza. Ti aspettiamo col nostro carico di pronostici, prendendo appuntamento col futuro per costruire altri percorsi. Ma ci allontani anche dal vecchio che temiamo di perdere per sempre.
Diciamo che la vita è ora e il passato non ci tocca più. Ma siamo bugiardi con noi stessi, conosciamo il passato ma non il futuro, il nuovo che non abbiamo ancora. Alla fine vogliamo da te il tempo che è in noi e a cui diamo vita noi stessi, ma che ci fa cambiare e le trasformazioni non si accettano volentieri. Cambia la nostra pelle e il nostro cuore, ma anche la mente e gli altri. Quello che chiamiamo cambiamento è la stessa vita che non si arresta mai, se lo facesse, non sarebbe più tale. La vita ci vive e ci fa rotolare avanti e noi ce la prendiamo con te che arrivi e spazzi via il vecchio. Più che un bidone per la raccolta, sei un contenitore infinito. A volte ci dai attimi altre volte eternità di buono e di cattivo, di bene e di male, ma anche questa è un’illusione: non sei tu che porti e prendi o togli ma siamo noi, in questa scansione che conteniamo, a procedere. Siamo noi che ti abbiamo dato vita e ora che hai un nome ci fai paura quando attraversi troppo velocemente, arrivi prepotentemente e inesorabilmente. Passerà anche questo tempo, ma è bene passarlo da svegli e col sorriso. Niente è per sempre e ogni giorno è importante con le sue piccole cose, che insieme formano gli anni. Il tempo non è fuori, ma dentro di noi e tu vieni a ricordarci a che punto siamo. Ma tutto dipende da quanta strada abbiamo fatto e come la abbiamo fatta. Vecchi e giovani è solo un modo per definire quello che viene prima e dopo e sappiamo che spesso non siamo così ordinati: possiamo fare cose giovani dopo tanto tempo e altre da vecchi ai primi anni. Siamo così, caro anno, caotici e paurosi, contraddittori ed eterni bambini. Fino a quando ti parleremo così, siamo ancora per la strada e mentre a volte abbiamo fretta di percorrerti, in altre non vorremmo mai arrivare.
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