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sabato 13 gennaio 2018

Tema: quale arte del pizzaiolo dopo l’ Unesco?

Cena di gala organizzata dalla Bc Communication alla Mostra d'Oltremare con tutti i protagonisti 

Fonte: Luciano Pignataro da Il Mattino 

Come si può utilizzare in modo non commerciale al meglio il riconoscimento dell'Unesco che assegna alla centenaria arte del pizzaiuolo napoletano le stigmate di "patrimonio immateriale mondiale dell'umanità?" Quali sono i percorsi possibili per un mestiere profondamente legato al territorio e che, proprio per dare valore effettivo a questo riconoscimento, deve guardare al futuro in una prospettiva più ampia senza venir meno ai canoni della tradizione? È per cominciare a trovare risposte a domande come queste che la BC Communication di Brunella Cimadomo ha curato l'organizzazione di un evento senza precedenti nel settore: un Gran Gala dedicato alla figura del «pizzaiuolo» mantenendo la parola in lingua partenopea e contrapponendola, in qualche modo, a quella del pizzaiolo. Una contrasto apparente che nasconde gli innumerevoli interrogativi di una categoria che non può ora fare a meno di definire nuove strategie. Si spiega così l'idea di una cena di alto livello che invita, per la prima volta, tutte le associazioni del territorio, le istituzioni e alcuni fra i più rappresentativi imprenditori del settore a ragionare sul trinomio di "arte, mestiere, professione" come connotazioni del terzo millennio.
 
L'originalità dell'evento sta anche nel fatto che non si è puntato su un convegno o una discussione teorica. Masi è scelto di praticare una consuetudine in stile americano: sollecitare, in piena libertà di pensiero, le riflessioni e i ragionamenti dei commensali. Senza pretendere di trovare soluzioni certe. Puntando piuttosto sulle possibili idee e sulle esigenze dei maestri pizzaioli che vivono sulla propria pelle le difficoltà di quest' arte; sollecitando l'attenzione e la competenza delle istituzioni; coinvolgendo tutti quegli imprenditori il cui mestiere è rendere più facile il compito del pizzaiuolo. Sarà interessante, lunedì 15 gennaio, a partire dalle 19, capire cosa verrà fuori dall'incontro di persone come Franco Alfieri, Capo della Segreteria del Presidente della Regione Vincenzo De Luca, l'Assessore alle Attività Produttive del Comune Enrico Panini, certo che «il riconoscimento Unesco possa portare a nuove opportunità di lavoro per i giovani»; la delegata del Sindaco de Magistris all'Autonomia della Città Flavia Sorrentino, che pensa che «tutelare l'arte del pizzaiolo napoletano sia un dovere di tutti». Ma anche del Direttore generale ISMEA Raffaele Borriello, che considera la pizza «forse l'unico caso di una trasformazione di materie prime agricole totalmente fatta dall'uomo» e del Direttore dell'Istituto Zooprofilattico del Mezzogiorno Antonio Limone, per il quale: «Un pizzaiolo deve essere consapevole di quello che fa e quindi vada formarlo affinché la tradizione si rafforzi con la conoscenza: l'evento del 15 gennaio segna l'avvio di questo processo». Non mancherà il senatore Bartolomeo Amidei, primo firmatario, nell'aprile del 2016, della proposta di legge per l'istituzione dell'Albo professionale pizzaioli: «L'Italia non può perdere questa priorità: deve definire la qualifica professionale del pizzaiolo. Ciò significa dare valore giuridico a una professione». Per la Presidente della Mostra d'Oltremare, Donatella Chiodo, tra le 'mission' dell'Ente c'è «la valorizzazione delle professionalità del territorio». Il vicepresidente nazionale CNA, Giuseppe Oliviero, ribadisce la necessità di trasformare «gli attuali contratti di attività di pizzaiolo da somministrazione a quelli di artigiani». Protagonisti saranno, naturalmente, tutti coloro che dell'arte della pizza vivono, giorno dopo giorno. Si guarda alla storia grazie ad Antonio Starita, presidente dell'Unione Pizzerie Storiche - Le Centenarie, instancabile assertore «dell'importanza di un mestiere tramandato di padre in figlio oppure da un maestro ai propri ragazzi» e di Antonio Pace, presidente dell'Associazione Verace Pizza, convinto che il valore partenopeo della pizza «non sia un diritto di nascita ma, piuttosto, si leghi al metodo napoletano». Saranno presenti Sergio Miccù, dell'Associazione Pizzaiuoli napoletani e Massimiliano Quintiliani, presidente dell'Accademia MedEATerranea, che immagina un futuro in cui «il pizzaiolo sia formato sia sotto gli aspetti tecnico-scientifici che sotto l'aspetto delle conoscenze artigianali». Attilio Albachiara, presidente dell'Associazione Mani d'oro, spiega: «Sul mondo della pizza, anche grazie alla decisione dell'Unesco, si e acceso un riflettore di non poco conto. Considerato il trend di crescita e anche la potenza del comparto all'estero, come testimoniano le aperture di numerose pizzerie in ogni parte del globo, il giro economico che può derivare dal settore, è di tutto rispetto. E oggi la forza di chi davvero opera in questo ambito da anni rappresenta certamente un motore per l'economia campana. E' per questo che credo che una riflessione sul futuro del pizzaiolo sia doverosa. E, soprattutto, che occorra farla tutti insieme. Sono convinto che il dibattito debba partire dal basso, dai pizzaioli, ma che poi debba necessariamente coinvolgere i produttori delle materie prime che da sempre viaggiano in simbiosi con la pizza e le istituzioni. Ritengo che proprio per il riconoscimento dell'Unesco oggi non si possa essere più improvvisati ma, al contrario, il più professionali possibile».

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