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Gennaro Esposito |
Vico Equense - Dove eravamo rimasti? Ah sì: la Festa e il gioco del cibo, delle donne e degli uomini che la animano; la Festa della terra e del mare nelle mani di chi li vive ogni giorno.
Come nel nostro quotidiano, una festa in cui il divertimento e l’impegno si confondono, si sovrappongono, si alternano. Da una parte la disciplina scientifica dell’alimentazione che riguarda la nostra salute, dall’altra il momento di evasione, l’innocente trasgressione – che sì, una tantum possiamo concedercela - con pietanze che non possono che farci urlare di felicità.
Quest’anno alla Festa c’è tutto: prima di ogni altra cosa la beneficenza che per qualche giorno ci fa sentire una comunità solidale. Poi ci sono gli eventi: la folla che riempie le strade di Vico Equense la domenica, il primo giorno della Festa, che si ferma ai banchi improvvisati dove i cuochi propongono i loro piatti, senza schemi e paletti. Ed è bello guardare le facce: lo stupore e le smorfie di chi prova a comprendere quei piccoli appetizer disegnati nel piatto. E ancora il galà del lunedì, l’occasione per indossare l’abito bello, perché belli sono gli abiti del cibo creati dai cuochi famosi e premiati. E la performance degli emergenti, i sognatori del successo, che hanno studiato, imparato e applicato al lavoro la loro fantasia. E, alla fine, la passerella per la Marina di Seiano, nella serata conclusiva del martedì: stessa location con qualche novità; perché qualcosa dovrà pur cambiare, no? Ma di questo v’informeremo nei prossimi giorni.
Per ultime, le considerazioni sul fil rouge della Festa: il legame indissolubile tra gli artigiani - produttori di preziosità - e chi quelle materie prime le afferra, le trasforma e le fa diventare un’esperienza indimenticabile. Non solo prodotti: dietro ci sono facce, storie e territori diversi; il costume che cambia, i ricordi, le speranze e i progetti. Un considerabile rinnovamento nel modo di intendere la Festa: ma anche di questo avremo modo di informarvi nei prossimi giorni.
Protagoniste le persone, quello che siamo noi, quello che siamo tutti, anche chi ci osanna e chi – invece - giudica, osservatori al riparo di una telecamera, di una penna o di un computer. Venite a Vico, come avete fatto in questi quindici anni. E se non l’avete mai fatto (e come speriamo farete): tutti insieme, almeno per i prossimi quindici.
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