I filtri di un depuratore rotto riversati da un impianto della foce del Sele La Procura apre un'inchiesta, il Codacons chiede provvedimenti severi
Fonte: Metropolis
L'inquinamento I filtri dl un depuratore rotto riversati da un impianto della foce del Sele La Procura apre un'inchiesta, il Codacons chiede provvedimenti severi Mare invaso dalla plastics «Un disastro ambientale» E' stato risolto il mistero dei dischetti di plastica bianca che si sono riversati in più tratti costieri del Mar Tirreno Centrale, dalla Costiera Amalfitana fino alla Toscana, con picchi nei pressi dell'Isola di Ischia, sul litorale campano e su quello laziale tra Fiumicino ed Anzio. Il Nucleo Speciale d'Intervento (N.S.I.) della Guardia Costiera, coordinato dal Reparto Ambientale Marino (R.A.M.), ha assodato che si tratta di "filtri a biomassa adesa" utilizzati per la depurazione delle acque reflue rilasciati da un impianto per il trattamento dei reflui attraverso lo scarico diretto in mare o nei corsi d'acqua che sfociano in esso. In particolare la Guardia Costiera ha accertato che i filtri, fuoriusciti a causa di un cedimento strutturale di una vasca dell'impianto, si sono riversati nel fiume Sele per poi confluire nel Mar Tirreno, dove, per effetto delle correnti, si sono distribuiti lungo le coste della Campania e del Lazio, fino a raggiungere il litorale meridionale della Toscana. Tutte le informazioni acquisite sono state comunicate all'Autorità Giudiziaria di Salerno che ha assunto il coordinamento delle indagini, delegandole alla Capitaneria di porto di Salerno.
Intanto il Codacons ha chiesto che la società che gestisce l'impianto di depurazione collocato in prossimità della foce del Sele risponda dei danni arrecati all'ambiente. Nei giorni scorsi, con un esposto alle Procure di Napoli, Salerno, Latina, Roma, Civitavecchia e Grosseto il Codacons aveva chiesto di aprire indagini sul territorio; «ora - dice il presidente Carlo Rienzi - la magistratura dovrà indagare la società responsabile dell'impianto ubicato nella foce del Sele alla luce delle responsabilità legate al grave incidente, e gli operatori turistici e i soggetti danneggiati potranno costituirsi parte civile in un eventuale procedimento penale. La stessa azienda dovrà farsi carico delle spese di bonifica e depurazione delle coste invase dai filtri in plastica e risarcire i danni». Da giorni i dischetti di plastica bianca con una grata all'interno, cinque centimetri di diametro, simili a quelli delle cialde di caffè, ma poco più grandi, arrivano a migliaia sulle spiagge del Tirreno centrale. Nel frattempo, la ong ambientalista Clean Sea Life, che per prima ha segnalato l'inquinamento, ha invitato i cittadini a mobilitarsi e a ripulire le spiagge dai dischetti. La prima segnalazione arrivata a Clean Sea Life risale al 20 febbraio a Ischia. Poi, spinti dalle correnti, i dischetti hanno cominciato a spiaggiarsi sempre più a nord, nel golfo di Gaeta, poi a Terracina, Anzio, Ostia, Fiumicino, fino a invadere le spiagge di Capalbio (Grosseto). Il Ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, ha dato mandato al Nucleo Speciale d'Intervento (N.S.I.) della Guardia Costiera, coordinato dal Reparto Ambientale Marino (R.A.M.) di fare luce sulla vicenda, dischetti simili sono stati trovati 7 anni fa in America: provenivano dall'impianto di trattamento della cittadina di Hooksett (New Hampshire) che, a causa di forti piogge, il 6 marzo del 2011 andò in tilt scaricando dai 4 a 8 milioni di dischetti.
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