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mercoledì 9 maggio 2018

Falsi ciechi, richiesta di condanna per 17 truffatori

I «furbetti» dell'invalidità scovati fra Sorrento, Torre del Greco e Striano 

Fonte: d.s. da Il Mattino

Torre Annunziata - Due anni e quattro mesi di reclusione per diciassette persone accusate di aver truffato lo Stato fingendosi non vedenti per incassare la pensione. Solo una donna ritenuta veramente cieca, per la quale è stata chiesta l'assoluzione per non aver commesso il fatto. Questa è la richiesta avanzata ieri mattina, al termine di una lunga requisitoria dal pm Emilio Prisco, che ha rappresentato l'accusa in aula per la procura di Torre Annunziata. Era il 2013, quando gli inquirenti chiusero la maxi inchiesta - la più complessa e ampia - contro i presunti falsi ciechi. Carabinieri e guardia di finanza, da Torre del Greco a Massa Lubrense, riuscirono a scoprire un gruppo di persone che aveva ingannato anche le commissioni mediche, facendosi attestare uno status di cecità assoluta con tanto di trattamento pensionistico. Una ventina tra uomini e donne - residenti tra Torre del Greco, Torre Annunziata, Castellammare di Stabia, Boscoreale, Poggiomarino, Striano, Vico Equense, Piano di Sorrento, Sant'Agnello e Massa Lubrense - erano stati pedinati dalle forze dell'ordine e anche chiamate in caserma con un espediente, per verificare se veramente fossero ciechi. In alcuni casi, i carabinieri si erano finti letturisti della Gori, per entrare in casa e sottoporre dei documenti che stando alle testimonianze e alle relazioni di servizio – i falsi ciechi vedevano bene e leggevano anche senza problemi. La truffa ai danni dell'Inps sarebbe costata oltre un milione di euro alle casse dell'ente previdenziale, soltanto tra il 2012 e il 2013, periodo di indagine.
 
Ieri, dinanzi al giudice monocratico del tribunale di Torre Annunziata, Luca Della Ragione, l'accusa ha chiesto condanne quasi per tutti. Dei ventuno indagati iniziali, a processo sono finite diciotto persone (in tre sono decedute nel frattempo). C'era chi riusciva ad addestrare cani, correndo e saltando insieme a loro gli ostacoli. Chi andava a fare la spesa, leggeva il giornale, guidava la macchina. Chi guardava le vetrine dei negozi e faceva shopping. Chi leggeva documenti o preparava il cane. E, addirittura, una donna che litigava con la vicina del piano di sopra per il bucato steso male. «Non si tratta di gestì di super memoria o super olfatto» attacca il pm Prisco, che ha provato a smontare le tesi difensive - nel collegio che difende gli imputati ci sono anche gli avvocati Michele Riggi, Simonetta Vitiello, Guido Sciacca, Gennaro Maresca, Gennaro De Gennaro, Antonino di Somma e Salvatore Calamità - suffragate da documentazione medica e soprattutto, da esperti che avevano spiegato come un non vedente possa avere gli altri sensi più sviluppati per poter svolgere alcune attività m maniera sistematica. Nel corso delle indagini però, erano stati tanti gli escamotage utilizzati dagli investigatori, che erano riusciti anche a far firmare documenti a una donna che su un foglio, era riuscita facilmente a individuare una «X» senza alcun tentennamento. Una delle donne a processo, secondo l'accusa, era proprietaria di uno scooter (poi rubato) e riusciva a raggiungere lo studio del fidanzato, evitando ostacoli e infilandosi tra le auto. Un 60enne poi, percorreva chilometri a piedi da casa sua al centro di Pompei, riconosceva il comandante dei vigili urbani da un lato all'altro della strada, poi saliva le scale assisteva anche alla seduta di consiglio comunale. Nelle prossime due udienze, toccherà ai difensori provare a smontare la tesi accusatoria, che ha escluso solo una donna - una 75enne di Bosco reale-che «da tutti i riscontri risulta realmente non vedente». L'indagine potrebbero continuare per verificare chi sono i medici che diagnosticarono la cecità.

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