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martedì 5 giugno 2018

Rossi Doria il Sud oltre l`assistenzialismo

Manlio Rossi Doria
Trent'anni fa moriva il grande meridionalista "Ispirò i valori di solidarietà nel Paese"

Fonte: Simone Misiani da La Repubblica Napoli

Il 5 giugno, oggi, sono trent'anni dalla scomparsa dell'economista agrario e politico Manlio Rossi-Doria. Fu protagonista nel progetto di cambiamento del Sud nell'Italia repubblicana. La tendenza alla crescita del divario regionale tra Nord e Sud dopo la crisi del 2008 si è accompagnata alla ripresa del pensiero sudista, basato sulla richiesta di assistenza e protezione sociale, svincolato da una analisi sulla capacità auto propulsiva. Davanti alla crisi attuale il suo ricordo si pone, anche, come un contributo alla costruzione dell'identità politica contemporanea. La sua biografia segue le vicende del secolo breve. Rossi-Doria nacque a Roma nel 1905 in una famiglia appartenente all'elite del socialismo mazziniano. Visse, da adolescente, il fallimento del sistema democratico e l'inizio della dittatura fascista. Nel 1924 fece la sua scelta, politica ed esistenziale a favore del Sud, come atto di fede nel meridionalismo democratico. Frequentò la sede dell'Associazione nazionale per gli interessi del Mezzogiorno d'Italia di cui nel dopoguerra fu presidente. Si laureò in Agraria a Portici. Tra le due guerre collaborò al programma di bonifica integrale, per lo sviluppo delle zone rurali, elaborato nell'area liberal-democrático ed assunto dal Regime. Si divise tra la Campania e la Basilicata a contatto con il Mezzogiorno contadino. Negli stessi anni entrò nella lotta antifascista. Dopo una esperienza nel Partito comunista fu uno dei massimi dirigenti del Partito d'Azione, accanto a Ugo La Malfa, Leone Ginzburg e Emilio Lussu. Elaborò il programma di costruzione di un partito socialista di massa nel Sud, attraverso una riforma agraria.
 
Nel 1942-43, quando si trovava al confino in Basilicata prese parte alla fondazione del Partito d'Azione e del Movimento Federalista Europeo. Partecipò al la Resistenza a Roma come dirigente della nuova formazione politica. Si candidò alle prime elezioni democratiche del 2 giugno 1946, nella lista meridionalista "II Galletto" con Carlo Levi e Guido Dorso presente in Puglia e Basilicata. Rappresentò le istanze del mondo rurale che chiedeva un cambiamento del sistema del latifondo. Nel 1948 vinse la cattedra di politica agraria a Portici, dando luogo ad una scuola che divenne un fondamentale interlocutore nell'applicazione delle politiche di sviluppo. Orientó la tecnica dalla parte dei contadini. Collaborò all'ideazione e applicazione della riforma agraria del 1950 e ai piani di sviluppo regionale. Rossi-Doria trasformò il meridionalismo storico in un elemento fondante dell'identità repubblicana. Il suo principale apporto si riassume nella critica all'idea di un Sud immobile e arretrato e la scoperta che la soluzione della questione meridionale ha bisogno di una cesura contro il sistema di potere assistenziale ed il ruolo di mediazione della politica. Diede vita ad un programma di intervento con al centro l'agricoltura in una prospettiva di sviluppo territoriale che si fonda sulla valorizzazione delle risorse endogenee. La stagione delle riforme del centro-sinistra rappresenta il momento della speranza e della delusio- ne. Rossi-Doria aderì all'invito di Nenni di entrare nel Partito socialista. Collaborò al dibattito sulla Programmazione nazionale e le riforme economiche. Fu eletto in Senato nel collegio di Avellino nelle elezioni del 1968 e 1972. Gli investimenti industriali nel Sud avevano alimentato un nuovo clientelismo, senza risolvere i problemi della struttura ambientale e sociale. Negli anni Settanta si definì "cane sciolto" e con Antonio Giolitti, guardò oltre il centro-sinistra. In questi anni rivolse l'attenzione al rilancio della politica europea. Intraprese una battaglia lungimirante per una riforma dei trattati di Bruxelles. Tra il 1972-73 fu interlocutore di Altiero Spinelli e del gruppo degli europeisti a lui vicini. Aveva criticato duramente il funzionamento della politica agricola, poiché aveva avuto una natura protezionista a difesa degli interessi conservatori degli agricoltori di Francia e Germania. Collaborò alla stesura del piano Mansholt a al Memorandum '80, programma che chiedeva un cambiamento di rotta. La politica degli investimenti avrebbe dovuto concentrarsi sul problema del recupero delle aree interne nel quadro di una politica di riequilibrio territoriale e di tutela del suolo. Le aree interne, infatti, erano state investite dalla grande emigrazione e dallo spopolamento. Nel primo quindicennio repubblicano il Sud si era trasformato, anche grazie agli effetti positivi delle riforme del 1950. Tra gli anni Sessanta e Settanta rilevò le tendenze al divario tra le aree interne (osso) e le aree costiere (polpa) suscettibili di crescita produttiva e demografica. Questa sua proposta ha incontrato spazio nel dibattito sulla politica di coesione negli ultimi anni. È sintomatica la storia del progetto sull'Alta Irpinia assunto come modello di un piano per le aree interne. Rossi-Doria aveva proposto il progetto come apporto al dibattito sull'utilizzo dei fondi regionali europei, attivati in quegli anni. La politica regionale avrebbe dovuto consentire al Sud di essere competitivo e vincere la sfida della globalizzazione. La sua analisi rientrava nella linea socialista a favore dell'allargamento ai paesi dell'Europa mediterranea (Spagna, Portogallo e Grecia). Nel 1978 riportò il suo pensiero ad Antonio Giolitti che rivestiva l'incarico di commissario. Analizzò le cause del cattivo utilizzo dei primi fondi regionali: vi era un limite della burocrazia europea ed anche, principalmente l'impreparazione delle classi dirigenti locali nell'utilizzo degli aiuti. Dal 2013 il tema delle aree interne, ha ottenuto spazio nelle politiche strutturali, riconoscendo con molti anni di ritardo il valore della proposta. L'ultimo intervento importante di Rossi-Doria nel Mezzogiorno è il coordinamento dell'inchiesta in Irpinia nei paesi colpiti dal terremoto del 23 novembre 1980. Lo studio rilanciò il legame tra ricostruzione e valorizzazione delle zone interne colpite dal sisma. Questo evento ha costituito l'ultimo momento in cui si è espressa una cultura risorgimentale della solidarietà tra gli italiani del Nord e del Sud.

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