Il piccolo centro della costiera sorrentina ha un'incredibile concentrazione di buone tavole. Eccone due affacciate sul mare: il Bikini e il Maxi
Fonte: Enzo e Paolo Vizzari da La Repubblica
Vico Equense - È una riconosciuta piccola capitale gastronomica Vico Equense. La "Festa" creata tanti anni fa da Gennaro Esposito l'ha consacrata tappa d'obbligo per il gourmet itinerante, e forse non esiste oggi altra località italiana che in pochi chilometri offra altrettanta concentrazione di cucine di qualità capaci di esaltare i prodotti di terra e di mare del proprio territorio.
C'è innanzitutto la Torre del Saracino, che resta la tavola di riferimento, e c'è la Tradizione di Salvatore e Annamaria De Gennaro, impagabile bottega d'ogni bontà. Ci sono, là in alto, Villa Chiara della giovane Faby Scarica e l'Osteria Nonna Rosa del solido Peppe Guida.
E poi ci sono i due "giapponesi": nel Maxi di Capo La Gala, splendido resort incastonato negli scogli fra il verde della collina e il blu del mare, officia Graziano Caccioppoli, trentaduenne vicano purosangue, svezzato da Antonino Cannavacciuolo a Villa Crespi, formato a Brusaporto dai Cerea, affinato da una prolungata esperienza a Kyoto. Lì accanto c'è il Bikini, le eleganti terrazze con vista sul golfo e la cucina di Fumiko Sakai, giapponese per davvero, cresciuta alla scuola di Gennaro Esposito.
La cucina del Maxi ti sorprende con tutta una carta fatta di piatti che, assaggiati alla cieca, potresti indifferentemente collocare a Milano, Londra o New York: tante idee, tecnica studiata, contaminazioni audaci, più Giappone e Oriente che territorio nel polpo arrosto con chutney di mango, daikon e soia, come nel maialino con radici amare, ostriche e ketsuo dashi.
È viceversa dichiarata sin dal primo amuse-bouche (un'impeccabile fritturina) la matrice locale dei piatti di Fumiko. Segnati da calibrati tocchi nippo-creativi esprimono sapori netti quanto leggibili il ramen freddo con cozze, pecorino e "rucola di scoglio", il carpaccio di merluzzo con insalata di rinforzo, il risotto con gamberi, agrumi e burrata, sino al magistrale babà: identità territoriale e personalità della cuoca si incontrano in una cucina contemporanea tutta da godere.
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