Alberto Angela |
Pompei - Al-ber-to! Al-ber-to! •• Al-ber-to! La folla e un ripudio di sole estivo lo acclamano come un'icona pop. In piazza Bartolo Longo sono in più di mille davanti al santuario, dove perfino Maria si fa piccola per lasciargli spazio. «Che vuoi di più?», le grida una fan. Ce ne sono tante in piazza, confuse tra gente comune, scolaresche, curiosi e fedeli discepoli del suo verbo, il solo capace di sedurre milioni di italiani con una cultura che è nobile e popolare. Alberto, intanto, immerso nei raggi del sole e dell'affetto, sfoggia il controllo disinvolto e il sorriso dolce e riservato di sempre, la gioventù dell'anima quando resta curiosa, appassionata, perbene. Questa è l'agiografia di Alberto Angela l'uomo cui hanno intitolato un asteroide (80652 Albertoangela) e un raro mollusco gasteropode, il Prunum albertoangelai; 56 anni, sposato, tre figli, paleontologo e paleo-antropologo, giornalista, scrittore, divulgatore scientifico, autore di programmi tv, ambasciatore Unicef, sex symbol (sì. proprio così), star del sabato sera di Raiuno; già cittadino onorario di Napoli e, da ieri, anche di Pompei. Ore 11: sindaco, vescovo, assessori, consiglieri, generali e colonnelli, fotografi e cameramen lo aspettano fervidi in prima fila , oltre le transenne anti-ressa. Quando Alberto appare come una epifania agognata, la piazza s ' infiamma assieme al sole che moltiplica i suoi focosi diademi.
Rossana, del liceo Pascal di Pompei: «Mi piace perché è riuscito a coinvolgere la generazione tecnologica nell'amore per le cose antiche». Ma sai che ha un fan club di sole donne? Le adepte si chiamano «angelers». Sono 24.000. «Questa mi mancava, mi iscrivo subito». Di' la verità: il sabato sera lo vedi solo per amore di cultura? «Be', l'occhio vuole la sua parte». Alberto ha un prototipo: Indiana Jones; ma anche qualcosa in più di lui. È vero; si tocca con mano, o si tenta di, perché ha la riservatezza dei maestri. Perciò piace. Perciò lo premiano, perdo gli conferiscono le cittadinanze. «Lo merita», commenta il sindaco. E la motivazione lo conferma: «Le sue trasmissioni, realizzate con estremo rigore scientifico ma ricche di pathos e partecipazione, hanno fatto sì che la Pompei antica . . . fosse mostrata nel suo vivere quotidiano... riportando così alla luce una città reale e palpitante di vita...». Oltre quattro milioni di audience su Raiuno: gli ascolti di «Stanotte a Pompei» dimostrano che la cultura seduce più dei lustrini del sabato sera grazie a un Indiana Jones che alla prepotenza di Sgarbi e alla pedanteria degli scienziati sostituisce la stessa fine cultura, intrisa di garbo, divulgazione, passione e serietà degli intenti. La mattinata, in piazza Bartolo Longo, ha un protocollo rigido, ma fluido: la prolusione dell'amico archeologo e consulente Antonio De Simone: «La scienza è come il pane, va spezzata e condivisa»; i saluti del presidente del Consiglio comunale Franco Gallo; dell'arcivescovo; e del sindaco Pietro Amitrano: «Angela guarda ciò che gli altri soltanto vedono. E il suo sguardo diventa il nostro». Seguono la cerimonia della pergamena, le foto ufficiali di rito. E giunge il tempo di Alberto. Il sole strepita come la folla. Anche la beata Vergine lo benedice. Un po' come la Gioconda che, si narra, abbia indubbiamente sorriso quando le si è palesato dinanzi. Parla Alberto. Racconta. E risponde alle domande degli studenti: «Venni qui per la prima volta 25 anni fa. Ci sono tornato almeno una volta all'anno per le mie riprese... Gli scavi sono una scoperta continua. Ha ragione il professor De Simone quando dice che sono il nostro specchio». Quindi cita l'ultima sorpresa che ci dona la più viva delle città morte: una iscrizione a carboncino con la data del 17 ottobre: «Qualche anno fa scrissi un libro, "I tre giorni di Pompei", in cui affermavo che l'eruzione avvenne a ottobre e non in agosto. Lo provano i bracieri, i gusci di noce e i fichi secchi trovati nelle case. Ora, ne abbiamo la conferma. E guarda caso, oggi è proprio il 17 ottobre». Gli applausi zampillano scroscianti, Cè un'altra data fatidica: «La nuova Pompei celebra i 90 anni di vita... gli stessi del mio papa». Ma il giorno da ricordare, più di tutti, è quello di oggi. Impresso nella lezione che Alberto, «l'uomo preferito con cui passare il sabato sera», dona ai ragazzi in piazza: «Credete nei valori veri, fatica, pazienza, sacrificio. E restate giovani. Abbiate la curiosità dei bambini. Se ci riuscirete, sarete salvi».
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