Fonte: Ciriaco M. Viggiano, Il Mattino
Vico Equense - Cinque anni di reclusione, duemila euro di spese legali e un risarcimento danni da stabilire in separata sede: ecco la sentenza inflitta dalla quinta sezione penale della Corte d’appello di Napoli a Cipriano De Martino, accusato di aver appiccato l’incendio che, all’alba di Ferragosto 2017, divorò circa 18 ettari di vegetazione sul monte Faito. Il 61enne contadino originario di Moiano rimarrà agli arresti domiciliari, ma nel frattempo incassa un consistente sconto di pena, visto che il gup del Tribunale di Torre Annunziata lo condannò in primo grado a sei anni e due mesi di carcere. I fatti risalgono a Ferragosto dello scorso anno, quando la montagna al confine tra Vico Equense e Castellammare fu devastata da un incendio. Nel giro di poche ore i sospetti si concentrarono su De Martino, incastrato da alcuni video che lo filmavano mentre raggiungeva monte Faito a bordo della sua motoape, pochi minuti prima che divampasse il rogo, e mentre tornava nella sua casa di Moiano, immediatamente dopo lo scoppio dell’incendio.
LE BOTTIGLIE
Coordinati dal capitano Marco La Rovere, i carabinieri della compagnia di Sorrento perquisirono l’abitazione di De Martino trovandovi alcune bottigliette di plastica in cui sarebbe stata contenuta la benzina usata per dare fuoco a Faito.
Così per il contadino scattarono prima il decreto di fermo, poi l’arresto sulla base di un’ordinanza del gip Antonello Anzalone e infine, a gennaio di quest’anno, la condanna al termine del rito abbreviato. In appello il quadro non è cambiato. I giudici hanno confermato la responsabilità di De Martino pur riducendogli la pena: una scelta che potrà essere analizzata dopo il deposito delle motivazioni della sentenza. Probabile, però, che la Corte d’appello abbia riconosciuto al 61enne le attenuanti generiche. Ieri mattina il contadino, per il quale il procuratore generale aveva chiesto la conferma della condanna inflittagli in primo grado, era presente in aula, accompagnato da alcuni parenti. Per lui l’avvocato Alfonso Piscino aveva chiesto l’assoluzione o, in seconda battuta, che gli venisse attribuita la responsabilità di un reato meno grave rispetto all’incendio boschivo aggravato per il quale, alla fine, è stato condannato. Nei prossimi mesi De Martino potrebbe proporre ricorso in Cassazione. Per il Wwf, assistito dall’avvocato Guido Di Nola, costituitosi parte civile al pari di Vas, associazione Pro Faito onlus e Comune di Vico Equense, la sentenza «vale come monito per gli incendiari che continuano a devastare i boschi, ma purtroppo ripaga solo in minima parte i danni provocati dai roghi all’ecosistema del Faito».
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