Pina Castiello |
Sottosegretario alla Coesione Pina Castiello, nel Def il Sud è a malapena citato. Il vicepremier Di Maio parla di misure in manovra che «aiuteranno le imprese del Sud e la pubblica amministrazione del Sud, come quella del Nord». Si parla di «politiche omogenee», non di provvedimenti ad hoc per il Mezzogiorno? «La nostra sfida è riallineare il Sud al resto dell'Italia, crescendo ai ritmi delle Regioni più avanzate, migliorando la qualità della spesa e degli investimenti. Detto questo, al Sud e alla Campania, però, servono risposte straordinarie e urgenti. E siccome siamo tutti osservati speciali - la Lega, noi al ministero, tutta la maggioranza - non possiamo accontentarci di soluzioni tampone. Con Matteo Salvini e i vertici del governo abbiamo avviato un confronto serrato: nel contratto di governo sono stati stabiliti obiettivi strategici, è ora di tradurli in progetti concreti e misurabili». In pratica? «Intanto imporci una tabella di marcia che ribalti la consuetudine di arrivare sempre all'ultimo momento, facendo male e sprecando risorse. Per questo dico che non ha molto senso soffermarci su quanto non è stato fatto e quanto hanno fallito i precedenti governi, ma trovare soluzioni e metterle in atto. Questa sarà la nostra sfida nel passaggio dal Def alla legge di bilancio». Appunto la manovra. Riuscirete a far approvare decontribuzione al 100 per cento e Resto al Sud, assenti nel Def? «L'impegno mio e del mio ministero è di farlo. La Lega ha posto come elemento essenziale la detassazione del sistema produttivo. Ma accanto alla parte fiscale e contributiva ci devono essere incentivi reali, stabili e non passeggeri, alla produzione: infrastrutture e banda larga per creare una vera intermodalità, garantire non solo alle nuove imprese ma anche a quelle esistenti risorse in cambio di assunzioni e investimenti tecnologici».
A che punto è l'estensione della regola del 34 per cento sugli investimenti? «Da anni mi batto per un principio sacrosanto: la misurazione dei divari e la loro compensazione per riallineare il Sud al resto del Paese. In questa direzione ho messo nero su bianco una proposta che consenta di avere parametri certi per il riequilibrio delle dotazioni infrastrutturali, stradali, ferroviarie, idriche, energetiche e telematiche. Può portare nell'area anche più investimenti del 34 per cento». Ci sono i soldi per le grandi opere come la Napoli-Bari? «I soldi per il Sud ci sono, ma non si sa spenderli. Finora ha prevalso la logica del consumo del denaro: spendere per rendicontare, con i soldi dilapidati in mille rivoli. Se guardiamo soltanto ai dati della spesa incardinata nel Sistema nazionale di monitoraggio del Mef al primo semestre 2018, scopriamo che su circa 3.100 iniziative già avviate sono in stato di avanzamento economico soltanto il 3,7 per cento totale. Parliamo di cantieri per 442,6 milioni di euro su un valore complessivo che dovrebbe essere di 11,829 miliardi. E ancora più preoccupante è lo stato di attuazione dei Patti per il Sud». Volete modificare i Patti per il Sud? «Secondo i dati non ancora resi pubblici raccolti per l'Agenzia per la coesione, appena il 20 per cento delle risorse è m fase di esecuzione, mentre il restante 80 è racchiuso in un limbo di "fase di programmazione" o "avvio di progettazione". Su 40 miliardi di stanziamenti complessivi stiamo parlando di 27 miliardi di euro ancora senza programmazione e senza progettazione. Appena 5 miliardi sono in affidamento e 9 miliardi in esecuzione, ma molto spesso per progetti vecchi e finanziati con risorse dei precedenti cicli di programmazione». La soluzione? «Intanto valutare compiutamente il reale avanzamento dei Patti, proponendo laddove necessario strumenti attuativi per migliorare l'efficacia e l'efficienza della spesa. Se passasse la mia proposta, avremmo un'accelerazione della spesa, con cantieri H24 e 365 giorni all'anno». Quale impatto avranno nel Sud le misure di carattere più nazionale come reddito di cittadinanza, "Quota Cento" e flat tax? «Molto forti. Ma soltanto se saranno funzionali alla fase due: incremento dei consumi e degli investimenti. Per il reddito di cittadinanza l'impatto non deve essere solo sociale ma economico». Nella Lega temete che sarà un sussidio parassitario? «Vale per il reddito, le infrastrutture, i piani strategici, le filiere produttive dall'agricoltura al turismo: al Sud le logiche parassitarie si sconfiggono ascoltando e sostenendo i tanti giovani che hanno voglia con le loro idee di crescere, di innovare, di essere apripista e non inseguitori. L'occupazione, quella vera, si crea con la produzione».
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