Fonte: Ciriaco M. Viggiano da Il Mattino
LA DECISIONE
Sorrento - Stop della magistratura ai 48 appartamenti che la Cooperativa edilizia penisola sorrentina (Ceps) puntava a realizzare in via Atigliana. La settima sezione del Tar ha annullato il permesso di costruire rilasciato il 31 ottobre 2017 dal commissario ad acta nominato dalla Regione, ritenendolo non in linea con la normativa urbanistica attualmente in vigore: una brutta batosta per decine di famiglie di operai, impiegati e pensionati che dal 1992 sognavano una casa di proprietà. I 61 soci avevano già sborsato l00mila euro a testa.
LA SENTENZA
Il Tar ha accolto il ricorso con cui il titolare di una proprietà in via Atigliana, col sostegno dell'associazione Verde Ambiente Società (Vas), aveva trascinato in giudizio il Comune di Sorrento, la Città metropolitana di Napoli, il Ministero per i beni culturali e la cooperativa Ceps. Secondo i giudici il permesso di costruire i 48 alloggi è illegittimo perché consentirebbe la realizzazione di un intervento in contrasto col Piano urbanistico comunale (Puc) e con la legge regionale sul Piano casa. In una zona C come via Atigliana, infatti, queste normative consentono soltanto «un limitato intervento per edilizia residenziale pubblica» così da «rispondere all'inderogabile necessità di eliminazione di case malsane, alloggi impropri e sovraffollamento delle condizioni abitative ancora presenti nel Comune».
Presupposti che, nel caso di via Atigliana, non sussisterebbero. Non solo: secondo i giudici il progetto stilato dai tecnici della Ceps violerebbe anche il Piano urbanistico territoriale della penisola sorrentina (Put) che, in zona C, non sembra ammettere simili costruzioni. Una sonora bocciatura per l'iniziativa che i soci della Ceps intendevano concretizzare dal lontano 1992, quando sborsarono un miliardo e 900 milioni di lire per acquistare il fondo di 11mila metri quadrati in via Atigliana.
IL PROGETTO
L'intervento avrebbe dovuto portare alla costruzione di 48 alloggi, alcuni di 94 e altri di 84 metri quadrati, suddivisi in tre palazzine e dotati di un impianto che avrebbe dovuto consentire di acquisire energia mediante pannelli solari cedendo quella in eccesso alle società di fornitura. Intorno al complesso si sarebbe dovuto estendere un parco di 7mila e 400 metri quadrati con area giochi, panchine e percorso pedonale, che la Ceps si era impegnata a realizzare pur lasciandolo aperto al pubblico. Contro questa iniziativa di housing sociale si erano immediatamente scagliati vicini e associazioni ambientaliste. Ciononostante, il 20 aprile scorso, la Ceps aveva posato la prima pietra nel corso di una cerimonia alla quale aveva partecipato pure il sindaco Giuseppe Cuomo. Successivamente, però, il Tar aveva dato una sospensiva bloccando i lavori e l'efficacia del permesso di costruire. A quella mazzata segue ora la seconda, ben più pesante, della a decisione nel merito. Ma i vertici della Ceps non si danno per vinti: «Leggeremo motivazioni della sentenza del Tar e valuteremo l'opportunità di appellarci al Consiglio di Stato - fa sapere il presidente Nino Esposito - abbiamo seguito l'iter per la costruzione degli alloggi in assoluta buona fede e nel pieno rispetto della legge».
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