di Filomena Baratto
Vico Equense - Che cos’è un padre? Difficile definirlo e tutte le risposte possibili disattendono quello che vogliamo sentire. Metà del nostro patrimonio genetico è sua, e si sarà anche dimenticato il tempo, il luogo e modo in cui è accaduto. Diversamente una mamma conosce il giorno e l’ora in cui concepisce, per lei le date sono segnate in rosso. La madre ci porta alla luce, il padre ci porta per il mondo. E’ un osservatore, un pioniere di una terra sconosciuta che partorisce in altro modo. Eppure ci sono aspetti di noi che conosce meglio di ogni altro e in profondità. Una presenza poderosa capace di smuovere i nostri pensieri, cambiare le nostre opinioni, dare ordine e luce alla nostra vita. Nei figli è alla ricerca di se stesso: le passioni, gli ideali, visti come elementi chiari di quel legame. E succedono questioni per un naso, un carattere, un’aspirazione, un vizio o una virtù del figlio e che vuole appartengano solo a lui, per ostentare una paternità difficile da costruire. Il genitore si riconosce nel figlio e lo induce a intraprendere quel percorso che gli ha preordinato con la speranza di portare a termine ciò che in lui si è fermato. E una nuova giovinezza prima e maturità dopo ritornano in lui come quelle dei figli, estensione del suo territorio, nuove terre che necessitano di un buon governo. E a tal fine guardano al futuro, alla vita che comincia sempre e non si estingue mai. Sono i guardiani, i fari che illuminano, con tutte le imperfezioni e le mancanze, con i limiti e le cadute.
Fanno progetti lavorando sul domani, su cui scommettono per una vita all’altezza dei figli. Sono lungimiranti, profetici, precisi, a tratti noiosi, ripetitivi, ma efficaci nel ruolo cui assolvono. Anche quando i figli non potranno eguagliarli, per essere esempi troppo alti, o quando la vita non è generosa con loro e non hanno nulla da offrire, o quando non sono pronti e si lasciano trasportare e non sono di esempio, in tutti questi casi non sono da biasimare. Conoscono sempre il modo di infondere la scintilla d’amore per accendere la nostra vita e che ci permetterà, a nostra volta, di accenderne altre. E’ una fonte, una forza, un gesto di cui abbiamo bisogno così tanto che ci avvinghiamo a lui come i tralci alla vite, senza temere il vento che ci sconvolgerà o la pioggia che ci bagnerà. Ci basta sapere che possiamo appoggiarci e quando spuntano i germogli, sappiamo dove indirizzarli, che forma dargli, quale strada intraprendere. E non esiste tra padre e figlio incomunicabilità che non possa sciogliersi o offesa che non possa cancellarsi in suo nome. Il padre è presenza attiva, testimone e custode della vita del figlio, che deve preservare e supportare. Un ruolo che si arricchisce ogni giorno con un confronto continuo, che si impara strada facendo, memore anche della sua stessa esperienza di figlio. Un padre lo è sempre a suo modo, che è unico e inconfondibile. Ed è questa peculiarità che lo rende prezioso: si uniforma al figlio attraverso un canale esclusivo, gli dà ciò che gli è mancato, quello per cui vive. Ogni padre per suo figlio diventa un re, un esempio da emulare. E lo diventa anche se non se ne accorge, se non è d’accordo con lui, se lo contrasta. I figli hanno bisogno di quell’orma nella sabbia per orientarsi e, per quanto l’orma possa essere indefinibile, nascosta o poco chiara, è indispensabile. Un padre va sempre rispettato e onorato, fosse anche solo per averci dato la vita.
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