di Filomena Baratto
Vico Equense - Da quando l’uomo si muove sulle quattro ruote, deve comprare un tetto per sé e per l’auto, grande abbastanza da contenerne anche più di una. E non basta, dovrà trovare un posto dove sistemarla ogni volta che esce.
Quella del parcheggio è un’amara realtà. Occupare uno spazio ha un costo. Il suolo sotto i nostri piedi è prezioso e sarebbe il caso ce ne ricordassimo quando ne facciamo scempio in altri modi. Quest’anno c’è poi l’amara sorpresa dei 7 euro, a chi è fuori zona, ai residenti 5. La prima volta che quest’anno ho parcheggiato nel paese ospite, mi è stato chiesto: “Residente?” Risposta “No”, “Allora 7”. E’ difficile descrivere ciò che ho provato in quel momento. Credevo fosse tanto per sapere e ho risposto che non risiedo ma sto quasi sempre qui. Poi, ho capito l’antifona e mi son detta: ”Accidenti, che bella trovata”. Appena mi sono ripresa, ho fatto un rapido calcolo e se i residenti pagano 5 euro, e forse molti avranno trattamenti di favore tra amici e amici degli amici, i 7 euro dei non residenti possibile siano anche per gli occhi chiusi ai residenti.
Qual è il valore in più che attiene al residente rispetto a chi viene da fuori? Chi abita zone vicine non partecipa all’economia del paese ospite, non si serve dei servizi della città e non contribuisce col parcheggio giornaliero a rimpinguare le casse di aziende, stabilimenti, negozi e quant’altro?
E il discorso si estende anche al turista che a questo punto sarà visto come un extraterrestre se il vicino è ritenuto un estraneo. E una volta parcheggiato, a caro prezzo, bisogna anche sperare che l’auto resti intatta e che non la graffino con le manovre o il parcheggiatore non la usi come un trattore negli spostamenti. Ma che vuoi che siano 7 euro per chi non bada a spese e non rinuncia al mare, alla vacanza? Due euro al giorno in più non sono pochi. L’altra sera per l’ennesima volta mi sono sentita l’odiosa domanda: “Residente?” Risposta: “No”. “Allora 5 euro”. Ma come, gli eventi precedenti 3 euro, questa sera 5 euro. Si sono sbagliati quando ho pagato 3 o adesso con i 5? Un atteggiamento eticamente reprensibile. Che ci sia una tariffa unica per tutti, senza favoritismi, clientelismi, riguardi di sorta, senza questa distinzione tra chi risiede e chi viene da fuori. Una tariffa unica sarebbe incontestabile, ma sentirmi una cliente di serie B non fa altro che farmi rientrare nel comune di appartenenza favorendo così, a questo punto, la città dove risiedo. Tra l’altro nel paese dove non sono residente, ma è il mio paese natio, si paga la tariffa più alta tra costiera amalfitana e sorrentina, senza capirne il motivo. Un paese turistico dovrebbe dare l’esempio ed essere equo senza scadere nella venalità e se poi si vuole vivere solo con i paesani facendo discriminazioni economiche, siamo tornati al medioevo. Le città vicine hanno tariffe più idonee e anche quando sono esose, lo sono per tutti, e a quel punto scegli di andare o meno a parcheggiare lì.
Fortunatamente ci sono anche parcheggiatori onesti che prendono il giusto e non ti fanno sentire un’estranea. Figuriamoci come deve essere amplificato il sentimento che provano gli immigrati a mare in balia delle onde. E se è vero che città come Napoli hanno parcheggi dal costo stratosferico, questo non è un motivo valido per importare le tariffe. Gli stessi che impongono qui i 7 euro, a Napoli troveranno sicuramente le strategie per non pagarli, o dove parcheggiare a buon prezzo, visto che anche loro lì non sono residenti. E’ una questione di buon senso, giudizio, giustizia, onestà, valori respinti in nome degli interessi. Di quale Europa vogliamo parlare, se ci comportiamo come fossimo feudatari nei nostri regni. E c’è da dire che il top non lo fa l’aumento del parcheggio, ma i servizi, l’attenzione al cliente senza alcuna usurpazione. A questo punto sarebbe il caso che la città si fornisse di eleganti autolavaggi dove lasciare l’auto che nel frattempo viene anche lavata. E se la tariffa superasse quella del parcheggio, sarebbe per un buon motivo.
Quando il parcheggiatore mi ha chiesto se fossi residente, nel preciso momento ho ricordato quando non c’era niente del complesso di oggi, e io ancora bimbetta frequentavo il posto per tutta l’estate. Ora, dopo una vita passata in questo mare, sono diventata una straniera. Ci vuole poco a sentirsi fuori. Non è questione di soldi, ma di accoglienza e se prima non ce l’hai dentro non potrai mai darla al prossimo, soprattutto quando il materialismo cui si arriva non ti permette più di comprendere i confini tra l’essere e avere.
Ci sarà per voi una sola legge per il forestiero e per il cittadino del paese si legge nel Levitico, ma anche la Bibbia ha fatto il suo tempo, il nostro Dio oggi è il denaro, che discrimina chi è dentro e chi è fuori. Si è sempre straniero di qualcuno!
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