di Anna Guarracino, animatore della comunicazione e della cultura
Sant'Agnello - Gli incontri delle preghiere itineranti si sono conclusi ieri con il raduno dei fedeli presso la nostra Parrocchia
dei Colli di Fontanelle.
Eravamo davvero in tanti nel cortile, dietro alla Chiesa. Abbiamo dovuto aggiungere sedie e panche per far
sedere tutti perché i presenti erano più di quanto previsto.
Anche la serata è stata più coinvolgente che mai.
Tirava una brezza leggera che, a mo’ di condizionatore naturale, ci ha ventilato per tutto il tempo
costringendoci a indossare magliette più pesanti, scialli o foulard, e chi, sfortunatamente ne era sprovvisto,
ha dovuto sopportare, suo malgrado, l’inaspettato freddo in tempo estivo.
Il cielo che andava gradualmente ad oscurarsi per l’arrivo del buio notturno, si è vivacizzato più volte dal
passaggio in volo degli stormi dei piccioni che probabilmente a quell’ora si ritiravano nei loro rifugi: un vero
spettacolo della natura!
Dopo il raccoglimento, ha preso la parola don Antonino De Maio e ci ha invitato alla meditazione su alcuni
brani evangelici, letti al momento, e sui quali ha poi basato la sua omelia, interrotta solo da pause di
riflessione e/o di preghiere silenziose.
Ci ha presentato una Chiesa viva e dinamica, non ripiegata su stessa, avviluppata su riti e tradizioni del
passato, ma pronta e aperta, proiettata al futuro: pronta perché al passo con i tempi e aperta perché capace
di accoglier il prossimo, senza alcuna remora.
Una chiesa dunque in cammino, che cambia, si rinnova e si proietta in avanti con più convincimento, con più
forza, sospinta dall’azione, continua e costante, dello Spirito Santo.
Don Tonino, a mo’ di esempio del vero cristiano, ci ha presentato, sotto un diverso aspetto, l’apostolo San
Pietro che, pur quando scoraggiato e impaurito, mai si è arreso alla sua missione: lui, fidandosi e affidandosi
completamente a Dio, ha sempre proseguito il suo cammino, realizzando a pieno il suo progetto di vita.
Noi, cristiani del nostro tempo, dobbiamo seguirne le orme: dobbiamo lasciarci guidare da Dio rendendoci
strumenti nelle sue mani, così come ha fatto lui.
Per fare questo dobbiamo necessariamente liberarci dai pregiudizi, dai fardelli pesanti delle esperienze
pregresse, dal nostro stesso modo di pensare rendendoci disponibili alla chiamata del Signore che talvolta
travolge la nostra stessa esistenza e capovolge le nostre aspettative spingendoci laddove non pensavamo di
andare: lo Spirito divino soffia e ci porta dove vuole.
A poco serve quindi appellarci alle tradizioni perché il nuovo non ha radici e la nostra missione di veri
credenti scaturisce solo dalla nostra disponibilità a realizzarla.
La Chiesa per questo deve rinnovarsi di continuo perché nuovo è l’assetto sociale e nuovi sono i bisogni e le
esigenze del nostro prossimo: non può camminare sui sentieri del passato e così anche noi, suoi fedeli.
A questo punto don Tonino ci ha invitati a guardare l’orizzonte che lui aveva predisposto ai nostri sguardi
allorquando aveva sistemato sedia e panche: era indefinibile e pertanto ci siamo trovati ad ammirare le
pareti del monte Vico Alvano e in profondità uno squarcio del mare salernitano... il tutto rimandava a
quell’oltre non visibile dalla nostra posizione.
“Così è la nostra vita” -ha detto don Tonino- “Non vediamo tutto ma c’è dell’altro”. Quell’altro dobbiamo
scoprirlo e viverlo nella piena fiducia in Dio: fidandoci e affidandoci completamente all’azione dello Spirito
Santo, così come ha fatto San Pietro.
Incisivo e significativo è stato infine anche il riferimento a San Francesco d’Assisi, considerato come colui che
più si è reso strumento nelle mani di Dio e che più si è fidato e affidato a Lui, per il bene dell’umanità.
Lui osò chiedere a Dio Padre l’indulgenza per tutti i cristiani, peccatori pentiti, perché non c’è fede forte che
non consideri gli altri ovvero il prossimo.
Nessuno si salva da solo, pregando per se stesso: è nell’incontro con gli altri che troviamo la vera salvezza.
Di qui l’invito ad uscire dal chiuso delle nostre sicurezze e delle nostre certezze per avventurarci, oltre
l’orizzonte, per strade ignote e talvolta scomode, sospinti solo dalla fiducia nell’azione di Colui che tanto ci
ama.
Solo così, liberi dalle nostre infrastrutture mentali, possiamo realizzare a pieno la nostra missione di
credenti nella Parola di Dio e possiamo partecipare al mandato di evangelizzazione della Chiesa in cammino.
A fine meditazione abbiamo pregato, chi in silenzio e chi a voce alta.
Di certo tutti abbiamo compreso che un vero cristiano è un fedele convinto e non un mero esecutore
passivo di comandi, precetti e preghiere.
L’incontro è terminato con un momento di ristoro e così abbiamo ancora una volta sperimentato la gioia
dello stare insieme, uniti come fratelli di fede e come credenti in cammino.
Un grazie particolare va, soprattutto da parte mia, a don Tonino e agli organizzatori che con tanto amore
mettono il loro tempo a disposizione della Comunità.
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