Abel Ferrara |
di Roberta D’Agostino da Il Roma
Vico Equense - «Vivere a Napoli è come essere all'interno di una commedia»: cosi si presenta il regista, sceneggiatore e attore Abel Ferrara alla stampa per la conclusione della nona edizione del Social World Film Festival di Vico Equense dove è stato impegnato come presidente della giuria di qualità. L'artista di New York ma con origini campane, il nonno era infatti di Sarno, conferma il forte feeling con l'Italia e con la Campania in particolare. Maestro oggi ha tenuto una masterclass, come è andata? «Non erano solo giovani erano persone dì diverse età e ci tengo a dirlo perché per me quello che conta sono gli scambi tra persone, l'età non conta. Gli incontri, anche e soprattutto nel mondo del cinema, sono circolari, uno scambio di energia che arricchisce tutti. Ho avuto tanti maestri bravi nella mia carriera, registi, attori, proprio perché bisogna donarsi con generosità solo così ci si arricchisce, solo co sì si fa un film. Non ho tenuto una lezione ma ho voluto che i ragazzi mi facessero delle domande per creare uno scambio di energia, di idee. Nei film va così ed anche nella mia vita». Cosa pensa dell'Italia ed in particolare della Campania? «Vivo a Roma da cinque anni e mi sento bene in Italia, qui in Campania torno alle mie orìgini, appena scendo dal tremo alla stazione di Napoli centrale vengo inondato dall 'energia di questi luoghi. Ci sono venuto con piacere».
Ha recentemente diretto "Forcella strit" un lavoro andato in scena al teatro Trianon che ha coinvolto giovani attori napoletani, ce ne parla? «Non potevo dire di no a Nino D'Angelo perché è un genio e avrei detto sì a qualsiasi cosa. Ho messo in scena quello che era un mio sogno, la mia idea di questa parte della città. Ho vissuto a Napoli, ai Quartieri spagnoli e ricordo ogni istante trascorso lì. Grazie a Maurizio Braucci, noto scrittore e autore di teatro e di cinema, ho realizzato lo spet tacolo in tré movimenti. E stata un 'esperienza unica perché la forza, l'intensità, il magma che trovi a Forcella non lo trovi da nessuna parte del mondo. Mi ha colpito, però, il fatto che gli abitanti del quartiere non abbiano preso parte allo spettacolo, vedevano in questa operazione qualcosa calata dall 'alto, da uno straniero. Mi è dispiaciuta questa cosa perché lo spettacolo racconta del quartiere e lo fa mettendo in luce tutta la forza di questo luogo». -
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