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sabato 3 agosto 2019

Vico Equense. Il punto del torneo (al giro di boa)

di Pino Visconti

Vico Equense - “I piccoli giocano il calcio d’estate” è a metà del suo percorso, e arrivati a questo punto i numeri che sono riportati sui tabellini sono testimonianza di come i piccoli che partecipano al torneo stiano ampiamente dimostrando grande carattere ed altrettanto comportamento sportivo nel disputare incontri con inattesa ma adeguata grinta, nel rispetto delle regole che ne circondano lo svolgimento. I tabellini, (già scatole di cartoni ritagliati, su cui sono incollati gli elenchi dei componenti delle squadre, il calendario delle partite, i risultati e le classifiche, in parte scritti a stampa ed in parte coi pennarelli ) in visione come sono, legati alle piccole ringhiere decorative che circondano le aiuole di Piazza Marconi, (ci si abbassa per consultarli e leggerli), sono il mezzo di comunicazione utilizzato dall’organizzazione che sanno tanto di nostalgia in un tempo in cui si usano le app per i voli, le chat per gli hotel e l’ultratecnologia per il remake contemporaneo del Re Leone. Nonostante questo, vanno bene i tabellini: sono ricordo e tradizione di un “piccolo” calcio giocato che, nel mese di agosto, si intreccia con le stelle marine , con la granita della “sorbetteria volante” di Michele, col bagno di mattina presto o di sera tardi. Spettacolo ogni sera sempre assicurato: si segna tanto, con gioco in gran parte equilibrato, e dopo sette giornate di incontri, è impossibile fare un pronostico sulle compagini che nelle tre categorie (Primi Calci – Pulcini e Mini – Esordienti ) disputeranno la finale per l’assegnazione delle rispettive coppe. Manca la categoria dei Baby: sono una piccolissima banda divisa in due squadre (Noi del Circolo e Piccolo Atletico Vico) in un misto di 5 e 6 anni che giocano divertendosi a più non possono, per i quali non possiamo non fare menzione della loro vivacità con cui corrono dietro al pallone dimenticandosi che bisogna calciarlo (“perché lo hai preso tu, il pallone è mio”), e allorquando l’arbitro (già a controllare il tutto, “lui” il signor Alfonso Amato) alza il cartellino giallo di ammonizione, Lucio, guardandolo, scoppia a piangere, e corre dal padre.


Gli spettatori applaudono e ridono, e se si potessero rivedere al rallentatore, quelle immagini sarebbero ad effetto, indimenticabili , piacevoli e allo stesso tempo esemplificative dell’interpretazione di un “gioco”, che, superando l’aspetto ludico, si trasforma in quel cercare rifugio nell’affetto del genitore che lo accarezza, in una sorta di quadro che è di una dolcezza particolare ed unica. E girando intorno al piccolo campo (12 x 12 è la sua superficie) si ha modo di scoprire anche il dispiacere di chi ha sbagliato il rigore, a cui viene da ricordare, con i versi della famosa canzone di De Gregori “la leva calcistica”: “non è da questo particolare che si giudica un giocatore. Un giocatore di vede dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia”.

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