di Filomena Baratto
L’educazione socioaffettiva si apprende sin dalla tenera età. Il rituale di rimboccare le coperte, per esempio, è un modo per accompagnare i piccoli nel mondo dei sogni e dire di essere lì con loro. Passeggiare insieme non è da meno, come giocare, leggere storie, condividere il riposo o l’impegno sono momenti formativi. Attraverso i gesti, i bambini imparano tante cose, apprendono stati d’animo e pensieri, provano emozioni e costruiscono il loro modo di sentire. Se a un bambino non date carezze, non gli dite che gli volete bene, non lo rincuorate, non lo aiutate, non lo valorizzate, dove dovrebbe prendere la forza per affrontare il mondo? Addirittura abbiamo la presunzione di credere che se si comporta da adulto, sia più intelligente e puntiamo a rafforzare quest’aspetto del suo carattere. La mancanza di affettività produce indifferenza, vuoto e assenze che si presentano sotto forma di svogliatezza, incapacità, distrazioni, disinteresse. La sfera emotiva è fondamentale alla vita relazionale e un bambino privo di esperienze affettive diventerà un adulto distratto, puntando solo su se stesso e avvertendo il prossimo come un potenziale nemico. L’affettività è essa stessa fonte necessaria e indispensabile per lo sviluppo intellettivo. I sentimenti vanno educati, insegnati, devono fare un percorso prima di maturare. Non è come insegnare una materia, ci vuole tatto e tutta la sensibilità di un adulto che si propone con gli esempi, l’identificazione, la dedizione e l’affetto. E bisogna stare attenti a non far credere che tutto sia possibile, dovuto, rendendo i figli esigenti, prepotenti e arroganti. La questione è più delicata di quanto s'immagini.
I bambini privi di manifestazioni affettive saranno adulti analfabeti di carezze, di abbracci, di attenzioni e proietteranno i loro disagi sugli altri finendo per non comprendere il mondo e chiudendosi in se stessi. Chi è affetto da immaturità affettiva si pone come in uno stato puerile, per cui non può esprimere i suoi sentimenti, non sa relazionarsi agli altri, non prova il senso di colpa, né quello del rimorso, è indifferente alle frustrazioni, è apatico anche di fronte a situazioni che invece dovrebbero sconvolgere. Si tratta di uno stato psicotico. La psicopatia, secondo il professore Umberto Galimberti è indifferenza, per cui “quando le emozioni scomposte e disordinate stanno a bollire nella nostra anima, innescano un meccanismo imprevedibile che sfocia in gesti estremi”. Quando parliamo di educazione emotiva, pensiamo a un rammollimento del nostro carattere, o a un sentimentalismo da femminucce. Si tratta di risposte e reazioni alle esperienze che ci toccano e che creano in noi dei precedenti, delle costanti cui rifarci quando ritorna quel tipo di esperienza ed ogni volta che il nostro io viene sopraffatto da quella situazione. Secondo Howard Gardner i tipi d’intelligenze sono sette: linguistica, matematica, musicale, spaziale, cinestetica, interpersonale, intrapersonale. Sono queste due ultime a essere alla base dell’intelligenza emotiva, quella che ci predispone alla comprensione e alla relazione esterna. Oggi il mondo digitale predispone all’analfabetismo affettivo, lasciando i giovani privi di rapporti ed esperienze costruttive, educative. Non insegnano a capire le proprie emozioni su determinati fatti, ma lasciano nell’equivoco e nell’illusione, raddoppiando la difficoltà di apprendere come comportarsi, cosa scegliere. E ‘molto comodo chiudersi tra lo schermo e la tastiera e trasferire il nostro mondo su un piano diverso e poco coinvolgente se non addirittura mascherato. L’esperienza diretta è ancora l’educazione migliore, quella che affina le nostre intelligenze che non sono più settoriali ma interdipendenti tra loro. L’educazione sentimentale avviene per mezzo di fiabe, favole, tradizioni, libri, rappresentazioni teatrali adatte, visioni di film per comprendere un vissuto. Un bambino non è un contenitore vuoto da riempire, ma un mondo da tirare fuori. In se stesso c’è tutto quello di cui ha bisogno, ma ci vogliono pionieri che entrino con sensibilità in quegli spazi e li accendano. L’adulto deve scendere a livello del piccolo e non deve pretendere che il bambino si uniformi al suo pensiero come segno di maturità. Quello che trasmettiamo formeranno i pensieri di domani dei nostri figli. Cultura, attenzione, tempo, affetto, educazione sono gli elementi fondamentali per costruire uomini attenti e non sconnessi dalla realtà.
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