Vico Equense - La descrizione dei figuranti che compongono il corteo delle Pacchianelle continua con i personaggi che raffigurano i pastori e i pastorelli , che, ricoperti di velli ovine, rappresentano un simbolo di valenza delle Sacre Scritture, con Gesù identificato come Pastore che guida il gregge dei cristiani cattolici. Considerati impuri perché vivevano con le greggi e violavano le leggi con il loro passaggio, i pastori sollecitati dall’annuncio dell’Angelo a loro apparso, accorrono a Betlemme, divenendo così, i primi testimoni dell’ingresso di Dio nella storia dell’umanità.
L’offerta dei doni che rinviano ai prodotti tipici della nostra terra, (vino, pane, olio, agrumi, noci, formaggi, dolci, ortaggi e frutta ), hanno reso la sequenza delle “Pacchiane” e delle “Pacchianelle” la sezione più spontanea del corteo, nel cui interno, le stesse diventano personaggi di spicco con la rappresentazione di scene rurali, di mercato, di attività contadine e casearie, tutte di notevole valore documentario.
Una folla, quelle delle Pacchiane e delle Pacchianelle, ubertose popolane che, in doppia fila ai margini della strada. circondate da decine e decine di bambini e ragazzi affardellati da latticini e robusti contadini che trainano carretti, indossando costumi da festa ed abiti comuni da lavoro, con cappelli, fazzolettini, grembiuli, copricapo, berretti, panciotti, zoccoli e ciabatte, diventano “attori” di un “ teatro di strada” che ha un fascino indescrivibile.
E nell’incolonnamento , generalmente, fanno seguito i pescatori che con le loro “spaselle” rappresentano una parte della popolazione della nostra cittadina che si dedica alla pesca, uno dei settori principali dell’economia vicana. La presenza dei pescatori è segno di continuità di una delle primordiali attività dell’uomo , con i pesci assurti , nei dipinti delle catacombe, come primitivi simboli di Cristo, oltre che ad assumere chiaro significato allegorico, riferendosi al miracolo di Gesù della moltiplicazione dei pani e dei pesci.
Il quadro che unisce le figure del Profeta Isasia e della Sibilla Cumana, ognuno a prevedere la nascita di Gesù, sono la rappresentazione di uno spaccato iconografico della cristianità. Lo fece il Profeta Isasia, (originario dell’aristocrazia di Gerusalemme, è uno del quattro “Profeti Maggiori” del Primo Testamento, autore dell’omonimo libro della Bibbia), a cui sono ascrivibili le vicende del popolo di Israele minacciato dalla potenza degli Assiri, negli anni in cui il piccolo regno di Giuda perde la sua prosperità, e l’indipendenza della nazione si riduce di giorno in giorno. E fra tutti questi sconvolgimenti, otto secoli prima della venuta di Gesù, Isaia annunciò la venuta di Gesù, proclamò la grandezza di Dio, scrivendo : “ in quel giorno, un germoglio spunterà dal tronco di lesse. Si compiacerà del timore del Signore e non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire; ma giudicherà con giustizia i poveri e prenderà decisioni eque per gli oppressi del paese.” E parimenti lo fece la Sibilla Cumana ,( personaggio collegato all’antro che abitava e configurato come quell’ incerto confine tra la luce la le tenebre ) che, secondo una leggenda, previde la nascita di Gesù commentando un imperdonabile sacrilego peccato , indicando sè stessa come chi avrebbe partorito il Redentore, e per questo, mentre gli Angeli annunciavano la verità, fu trasformata in un uccello della notte. E nel corteo delle Pacchianelle la presenza del Profeta Isaia e della sibilla Cumana, personaggi che attraversano il tempo, suscitano, negli spettatori, una sorta di disorientamento spaziale.
7 – continua a cura dell’Ass.ne Amici delle Pacchianelle
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