Vico Equense - La storia dell’attuale convento inizia nel 1603, quando l’allora chiesetta dedicata a San Vito, la cui data di costruzione si perde purtroppo nel tempo, fu concessa , dall’allora Vescovo di Vico Equense Mons. Paolo Regio, ai Padri Celestini che, presone possesso, provvidero all’acquisto di due territori circonvicini “l’uno detto lo Spetale di coppa ( di sopra) e l’altro lo Spetale di vascio (di sotto)” su cui edificarono una casa non molto ampia, dove dimorarono fino all’anno 1650.
Accanto alla chiesa, l’antico ingresso del Convento ( attualmente vi si accede dalla Via Provinciale) introduceva al pianoterra dove sono stati ricavati, in epoche successive, alcuni vani per uso foresteria, la sala di adunanza del Terz’Ordine, il refettorio, la cucina e locali annessi. Dall’attuale ingresso, molto decoroso e ben impostato, formato da uno spazio di circa 6 metri per 5 illuminato da una finestra semicircolare soprastante il portone, si accede a destra in un salotto a due ingressi rischiarato da un’ampia finestra prospiciente la stradina laterale. Continuando v’è un lungo e largo corridoio (all’inizio, a destra, vi è un maiolicato, di mq. 15 di dimensioni raffigurante l’Annunciazione ) su cui si aprono i vani per uso foresteria. . di cui uno adibito a guardaroba e a magazzino degli abiti e dell’ oggettistica delle Pacchianelle. Proseguendo sul lato sinistro si accede al refettorio , quindi alla cucina e alla dispensa. Dal pianoterra, per una scala a più rampe si giunge al primo piano, costituito da due ali: a sinistra il dormitorio dei Religiosi costituito da stanze che si aprono su un ampio corridoio che termina con un terrazzino a levante; a destra , quello che prima era il dormitorio de Fratini, è divenuto area museale che ospita, secondo i più moderni criteri di allestimento museografico , una interessante raccolta di arte sacra , voluta e realizzata dal Rev.mo P. Francesco Savarese, Correttore Generale emerito dell’Ordine dei Minimi. Il museo è stato aperto il 20 maggio del 1995
In origine il convento constava di un pianoterra e di un primo piano . Annesso al pianoterra, c’era, come anche vi è adesso, un giardino di mq. 30 x 30. Il pianoterra era costituto da due ali di corridoi con portici rivolti verso il giardino, che servivano per le necessità del convento, come stalla per il cavallo, deposito per la legna e per la paglia. Un’ala era rivolta verso levante, mentre l’altra era parallela alla chiesa verso sud. In un lato del giardino c’era un forno. Per il rifornimento idrico ci si serviva di un pozzo che raccoglieva acqua piovana e che si trovava nel punto in cui ora è stato aperto un vano per il passaggio dalla Sacrestia alla Chiesa.
Nel 1913, con l’allora Vicario Provinciale Salvatore Mangiacapra e Correttore P. Raffaele Vaiano, fu aggiunta la sopraelevazione del secondo piano che, attualmente, si compone di sei stanze ,con finestre rivolte a levante, che si aprono su di uno stretto corridoio di disimpegno che dà sul terrazzo, da cui si gode la visuale delle colline alberate di Vico e dell’azzurra distesa del golfo di Napoli.
Dal 1952 al 1955, con Superiore del Convento P. Francesco Savarese prima e P. Antonio Papa poi, al convento furono eseguiti importanti lavori generali , le cui pratiche erano iniziate antecedentemente per risarcimento di danni di guerra e successivo logorio dovuto al fatto che lo stabile, dal 1943 al 1945, era stato adibito a casermaggio durante l’occupazione alleata. A quel periodo risalgono il rafforzamento degli archi di sostegno, il rifacimento della pavimentazione generale, le scale in marmo, la sistemazione delle terrazza, l’esecuzione di opere riguardanti nuove porte alle camere dei dormitori, oltre che la tinteggiatura interna ed esterna.
Seguirono poi sporadici lavori di ammodernamento , mentre radicali restauri ebbero seguito durante il superiorato di P. Vincenzo Popeo, con cui furono eseguite opere di fondamenta e di ristrutturazione sia del Convento che della Chiesa .
Prima di chiudere questi brevi e comunque non esaustivi cenni storici del convento, la cui struttura oltre che centro di spiritualità e di pastorale giovanile è anche luogo di attività culturali e ricreative che si svolgono nel collegato Oratorio, occorre, doverosamente, fare un cenno alla libreria conventuale lasciata in gran parte da P. Angelo Cerchia. Arricchitasi col tempo di varie opere , divenuta oggi biblioteca , è un importante luogo di studi e di ricerche teologiche .
L’oasi minima di San Vito, grazie allo zelo e alla vita esemplare dei Correttori , dei Frati e dei Fratelli laici che hanno dimorato e dimorano nel Convento, è una pietra miliare nella storia dell’Ordine dei Minimi.
A cura dell’ Associazione “Amici delle Pacchianelle“
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