di Filomena Baratto
Come vuoi che stia? Ti aspetti che dica bene, come abbiamo sempre detto, per educazione, per cortesia, ma non è così. Mi chiedo quando finirà tutto questo, quando ritornerò a una vita normale, quella di prima, se non impazzirò prima tra le pareti di casa. Sì, la nostra vita, prima di tutto questo. Ora siamo distanti, o meglio soli, come nei quadri di Magritte, sospesi nell’etere, separati gli uni dagli altri, come se i nostri corpi fossero vettori di pestilenze e il corpo stesso si accendesse in presenza di altri. Ma tutto sommato stiamo bene, nelle nostre famiglie dimezzate, assottigliate da chi ci ha lasciato. Bene, nelle nostre giornate in cui facciamo i conti anche con lo scoraggiamento, il timore di perdere le persone care o di non poterle vedere o di non condividere con loro la vita di prima. Ma stiamo bene, tranquilli nei nostri ambienti familiari dove svolgiamo la nostra giornata lavorativa e casalinga. Bene, anche in giorni che non passano mai, mentre prima non c’era il tempo di fare niente. E questo fa paura: pensare e ripensare e riflettere, sempre a rimuginare. Mi viene in mente la fiaba di Hansel e Gretel quando la strega, per ingrassare il piccolo Hansel, lo chiude in casa e lo rimpinza prima di cucinarlo. E così quando Hansel gli porge il dito, lei lo rimanda dentro non soddisfatta. Noi come Hansel a rotolarci nel pieno di calorie per non poter fare altro. Lievitiamo nelle nostre cucine diventate laboratori di pasticceria e di ristoranti, riempendoci gli occhi e stordendo le papille gustative. Messi in quarantena per aumentare il nostro giro vita, il cerchio alla testa, i dolori reumatici, le artriti, per rendere precaria la nostra attività cardiaca, la depressione, la digestione, la vista, il colpo della strega, la sciatica, la lombalgia. Ma che vuoi che sia rispetto alla pandemia e a tutti i corollari ad essa annessi. Bene, per avere ancora il dominio di noi stessi, della nostra periferia di corpo che ancora sentiamo nostro. E ancora bene, sapendo di non avere più ciò che fino a qualche giorno fa era nostro. Bene, per non uscire a passeggiare quando vogliamo ma nelle ore indicate, per non vedere i familiari e gli amici e non poterli abbracciare, non sapendo se un bacio infetta, se con le mani aiuto il virus a viaggiare o se tutto questo è un imbroglio dei controllori del mondo che me lo hanno spedito a destinazione in un terrorismo psicologico.
Come vuoi che stia, sapendo che è cambiato il mondo, che non è più quello di due mesi fa. Non è passato molto tempo che siamo come un pianeta sconosciuto, dove ci ritroviamo per la prima volta con i piedi per terra. Vorrei poterlo riferire ad Aristotele che ci voleva animali sociali, ora siamo solo animali nei nostri recinti, avendo perso la socialità. I quattro amici al bar rischiano una sanzione. Povero Gino Paoli che ci ha cantato per più di 50 anni come incontrarci nel luogo per antonomasia decretato all’incontro quotidiano, che metteva insieme le persone davanti a un caffè, una schedina, una fetta di torta, un sorriso, una sigaretta senza fretta. Tutti dobbiamo avere postazioni controllate e non oltrepassarle, un confine entro cui stare come se avessimo perso l’equilibrio a muoverci da soli. Come vuoi che stia. Sono uscita fuori a prendere un po’ di sole, mi sono sentita strana, ero disabituata, restando a casa mi ero dimenticata di poter attraversare il mio viale. Bene, sto bene, come una carcerata in casa mia, dove comincio a girare come una malata. Come stai mi dicono da più parti, eh chè, non si vede che sto bene? Benissimo, con i figli, i genitori, i congiunti, i parenti fuori sede. Sembra che stia sola al mondo col virus, in un contraddittorio a rinfacciargli perché vuole massacrarmi e togliermi la salute se l’ho sempre ospitato per stagioni intere, quando era ancora un ospite con cui si poteva ragionare. Come sto? Anche tu stai come me. Hai tutto sì, puoi usufruire di una casa superaccessoriata, puoi mangiare come nemmeno il migliore degli chef, puoi vedere i tuoi bei programmi su Netflix, Sky, Rai Ply, bande larghe e strette, con televisori a plasma, mega, a pareti, mangiando sushi e facendo bagni orientali, palestra e massaggi, tutto intro moenia casalinga, ma sei come in una gabbia. La libertà viene ora usurpata dal nemico di turno, il virus, e nella mia confortevole casa, dove sto benissimo, non bene, manca il meglio: tutto il resto di me che ho lasciato fuori.
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