Un arcobaleno verso la gloria. Gesto tecnico soltanto in apparenza simile, ma neuroni sempre attivi per visualizzare lo sviluppo del gioco e creare dal nulla geometrie tali da far esplodere le compagne in un boato fragoroso di gioia pura. Il ruolo di regista è carico di pressioni e responsabilità, ma tutto questo non può spaventare un’atleta che fa delle ferrea determinazione un punto fermo della propria carriera. “Con risolutezza e duro lavoro si può arrivare ovunque”. Questo è il manifesto di Ambra Trevisiol: carattere solare e positivo, con tanta voglia di divertire e divertirsi anche nella prossima stagione. La palleggiatrice di Oderzo classe ’92 inizia a muovere i primi passi a Belluno, poi qualche stagione in B1 con le maglie di Isernia, Padova, Carinatese e Scafati prima del grande salto di qualità fatto con pieno merito in Campania. Nell’estate del 2018 sposa il progetto della Volalto 2.0 Caserta (A2) e sarà una stagione da urlo: dopo un avvio in sordina la squadra inizia a carburare, guadagnandosi l’accesso ai play-off promozione. Le dragonesse asfaltano Soverato ai quarti, superano la favorita Trento con una spettacolare gara 3 a domicilio in semifinale, e poi la ciliegina sulla torta con la storica promozione in A1 superando Orvieto al termine di una durissima battaglia senza esclusione di colpi al Palavignola. L’ultima stagione ha visto Trevisiol esordire in A1 proprio a Caserta in un campionato prima interrotto e poi definitivamente sospeso a causa dell’epidemia di Covid-19 che ha tenuto l’intero pianeta sotto scacco. La voglia di mettersi in gioco è tanta, con un sogno neanche troppo segreto nel cassetto: quell’azzurro che s’intonerebbe perfettamente con il colore dei suoi occhi. D’altra parte, la vita appartiene soltanto a chi sa sognare.
Cosa ti ha affascinato del ruolo di regista, carico di impegno e responsabilità?
“È stato come un colpo di fulmine. Nel momento in cui ho alzato la prima palla, ho subito capito che quello di palleggiatrice sarebbe stato esattamente il mio ruolo. Provavo emozioni forti, e prendevo coscienza di poter fare la differenza all’interno di una squadra. Mettere le attaccanti nelle migliori condizioni per inchiodare giù il pallone, adattarmi al gioco dell’allenatore così come alle caratteristiche del roster. Esistono tante variabili: dalla testa, passando per la visione di gioco fino ad arrivare alla tecnica. Devi essere sempre pronta a leggere le giocate, e regalare alle compagne le traiettorie giuste per eludere il muro rivale e far cadere quella sfera dove nessuno può arrivare”.
“Finora ho lavorato con tanti allenatori, ed ognuno di loro mi ha lasciato insegnamenti importanti sotto il profilo tecnico-tattico, o preparato ad essere forte e grintosa nei momenti più delicati delle gare. Sarebbe ingeneroso dimenticarne qualcuno, per cui non mi sento di far nomi!”.
C’è stato un idolo, un’atleta a cui ti sei ispirata?
“Assolutamente sì. Dico senza mezzi termini la giapponese Yoshie Takeshita. L’avevo vista giocare alle Olimpiadi, e mi impressionò tantissimo per la gestione e l’originalità del gioco”.
Passando invece alla tua esperienza in Campania, quanto è stato facile ambientarti a Caserta?
“È stato facilissimo, perché ho trovato un gruppo fantastico che mi ha fatto immediatamente sentire a casa”.
Come descriveresti la tua esperienza in rosanero? Vittoria in A2 e poi una grande sfida nella massima serie. Qual è stato il momento più bello con la maglia rosanero?
“Di momenti indimenticabili ne ho 3. Le festa promozione sul taraflex di casa per celebrare la conquista storica dell’A1, giocare al Palaverde contro l’Imoco Conegliano davanti alla mia famiglia ed a tanti amici che erano venuti a vedermi, e poi entrare negli highlights della Lega all’esordio in massima serie nella prima di ritorno contro Brescia”.
In A2 a Soverato anche un ace nello 0-3 verso le semifinali
“Sì, anche quello indubbiamente è un bel ricordo così come la gara contro Mondovì. Caserta è stata una parentesi ricca di emozioni forti, e ci vorrebbero giorni per elencarle tutte”
A Caserta un grande gruppo alla base dei successi. Ti sei allenata con Ludovica Dalia, quali caratteristiche le ruberesti?
“Ludovica ha molta fantasia, le piace molto smarcare le attaccanti con il suo gioco. È una dote importante che ho anch’io, per cui mi rispecchio molto nel suo modo di concepire la regia”.
Un pregio del tuo carattere, e come impatta sulla tua carriera di atleta?
“Un pregio che tutti mi riconoscono è la determinazione. D’altra parte è proprio grazie a carattere e duro lavoro se sono riuscita a scalare tutti i gradini fino ad arrivare alla serie A1. Non mi accontento mai, e dopo ogni traguardo raggiunto alzo sempre l’asticella per fissare un altro obiettivo ancora più importante”.
Mente, cuore e corpo. In che ordine li metteresti nel momento in cui metti piede sul taraflex?
“Metterei cuore e mente sullo stesso piano, e poi corpo subito dopo. Sono dell’idea che le prime due possono portarti lontano, mentre il corpo segue tutto inevitabilmente”.
Sei superstiziosa? Hai dei riti scaramantici prima di entrare in campo?
“In realtà non ho esattamente una ritualità ad accompagnarmi nella marcia di avvicinamento ad una partita. Mi limito a far semplicemente le stesse cose, come indossare ogni elemento della divisa da gara sempre nello stesso ordine, o utilizzare il medesimo elastico per capelli. Per il resto, sono molto concentrata sulla partita perché la mia testa non può concedersi distrazioni”.
C’è un numero a cui sei particolarmente legata?
“Certamente, il 17!”
Quali sono a tuo parere i valori chiave della pallavolo, e quali consigli daresti alle giovani ragazze che si avvicinano al tuo sport?
“Crederci sempre senza mollare mai. Non bisogna mai smettere di credere nei propri sogni. La mia storia sta lì esattamente a dimostrare che con la risolutezza ed il duro lavoro quotidiano si può arrivare ovunque. È proprio questa la frase che ripeterei come un mantra a coloro che per diverse ragioni possano trovarsi a vivere un momento di incertezza e difficoltà”.
La pandemia ha sospeso il campionato. Come hai vissuto quei momenti?
“Non è stato semplice, perché mi è mancata tantissimo sia la pallavolo che le mie compagne. Tuttavia ho lavorato tantissimo anche a casa, perché sapevo che prima o poi tutto sarebbe finito e dovevo farmi trovare pronta per scendere eventualmente in campo ancora più forte e determinata di prima. È stato divertente anche girare alcuni video con mio padre: con un coach in casa non si può mai stare tranquilli, e son venute fuori tante situazioni davvero esilaranti”.
Quali hobby hai potuto coltivare durante il lockdown?
“Ho tantissime passioni che mi mantengono occupata: disegno, leggo un po’ di tutto, faccio puzzle e mi piace ascoltare le canzoni allegre e positive di Jovanotti. Non sto mai ferma fondamentalmente”.
Cosa cerchi per la prossima stagione?
“Il mio obiettivo attuale è quello di giocare in Serie A, perché è la categoria in cui riesco ad esprimere al meglio tutte le mie qualità. Nell’ultima stagione ho giocato diverse partite da titolare in massima serie, per cui la voglia di confermarmi è tanta, anche perché per indole mi piace affrontare e vincere ogni sfida. Sogno di alzare qualche trofeo in ambito nazionale e, per utilizzare una frase che amo ripetere sempre: l’azzurro si intona benissimo con il colore dei miei occhi! Ho già ricevuto diverse proposte, ed insieme al mio procuratore accetterò il progetto che reputerò migliore per la mia crescita personale e professionale”.
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