Flora Beneduce |
di Nancy De Maio da Agorà (13 giugno)
Mi hanno accusato di lasciare la mia casa di sempre. Io, invece, sto solo allontanandomi dal cumulo di macerie di un partito imploso, che ha perso di vista i valori liberali a cui si era ispirato e che sta virando pericolosamente verso posizioni demagogiche e populiste. Io non lascio Forza Italia, io lascio un contenitore vuoto, gestito in maniera personalistica e antidemocratica”. È secco il commento del consigliere regionale Flora Beneduce, che ha reso noto, in settimana, il sostegno al governatore Vincenzo De Luca in vista delle prossime elezioni regionali. Cosa risponde a chi la accusa di trasformismo? La mia storia personale parla di chi sono. Non ho bisogno di poltrone per vivere. Intendo la politica come servizio alle persone. In questi anni ho lavorato esclusivamente per rispondere alle esigenze del paese reale, della gente comune, delle associazioni, degli imprenditori e dei professionisti. È questo che dovrebbe fare un esponente istituzionale. Da consigliere regionale ho prodotto 41 proposte di legge, 7 approvate, 52 mozioni, 40 interrogazioni e 8 risoluzioni. Il partito, poi, dovrebbe valorizzare il merito… E invece? Nel mio caso mi ha mortificata. In che modo? Un esempio recentissimo. Per l’ultimo Consiglio regionale, avevo preparato sei mozioni. Hanno deciso di non presentarle. Non fa niente, ricorrerò al question time. Non arretro sull’esercizio del ruolo che mi è stato affidato dai miei elettori. Inoltre, ritengo che il partito debba discutere e confrontarsi. È possibile che non tenga conto delle mie riflessioni sull’espressione di un candidato diverso da Stefano Caldoro alla Presidenza della Campania? Siamo fermi a quindici anni fa, ed è impensabile oggi. Ormai, il sogno di Silvio Berlusconi si è sbiadito. In Campania, di un grande progetto politico, resta solo il simulacro. Un comitato, più che un partito.
Ma lei nel 2018 è stata candidata con Forza Italia per il Senato… In un collegio che non è quello in cui risiedo e che conosco meno della Penisola sorrentina. L’ho fatto per spirito di servizio, per mantenere degli equilibri, per tenere in piedi un edificio già vacillante, a cui ero e sono legata. Ho portato 78mila 500 voti al partito: l’ho fatto perché mi illudevo che ancora esistesse. La scelta dell’allontanamento è maturata nei mesi, non è una decisione di oggi. Lei, però, non ha lesinato critiche a De Luca nel corso di questi cinque anni. Cosa l’ha spinta ad avvicinarsi a lui? Ho sempre apprezzato il governatore per la sua capacità di affrontare le situazioni e gli ho sempre rivolto critiche puntuali e di merito. Non ho fatto mai demagogia, sono stata schietta e diretta nel mio puntare i piedi su questioni importanti, in particolare sulla Sanità. Lui ascolta, registra e pesa il valore delle persone. Io ho trovato che abbia gestito bene l’emergenza. Rispetto al profilo sanitario, ha dimostrato di saper ascoltare. Lo ha fatto quando gli ho suggerito di aprire altre strutture sanitarie per processare i tamponi, dal momento che il Cotugno non fosse rispondere all’esigenza. Ho trovato validissimo il piano socio-economico. Sono convinta che la sua intelligenza politica lo porterà a sentire la voce di chi, da vicino, conosce le esigenze, in ambito sanitario, quanto in quello imprenditoriale. Inoltre, il mio stesso elettorato mi ha chiesto di dargli un sostegno, perché è un decisionista e ora la Campania, per ripartire, ha bisogno di un uomo che sappia seguire la rotta, senza tentennamenti. In quale lista sarà candidata? Ad essere sincera, ho avuto diverse proposte, ma ho deciso di non affrettare la scelta, che deve essere ponderata. Cosa ne pensa la sua famiglia? I miei figli sono assolutamente d’accordo. Con mio marito Armando ne avevamo già parlato e penso che lui oggi condividerebbe la mia scelta…
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